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Termine a comparire appello: la riforma Cartabia

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per ricettazione, cogliendo l’occasione per fare chiarezza sul regime transitorio della Riforma Cartabia. La sentenza stabilisce che il nuovo termine a comparire in appello di 40 giorni non è ancora applicabile a causa delle proroghe legislative, confermando la validità delle norme emergenziali precedenti per le impugnazioni proposte entro il 30 giugno 2024.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine a comparire in appello: la Cassazione fa chiarezza sulla Riforma Cartabia

La recente Riforma Cartabia ha introdotto significative modifiche al processo penale, tra cui l’aumento del termine a comparire in appello da venti a quaranta giorni. Tuttavia, la sua applicazione è stata oggetto di proroghe che hanno generato incertezze. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo la disciplina applicabile alle impugnazioni presentate prima del 30 giugno 2024 e ribadendo l’importanza della tempestività delle eccezioni processuali.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di riciclaggio (art. 648-bis c.p.), confermata dalla Corte d’Appello. Nello specifico, l’imputato era stato ritenuto responsabile di aver ostacolato l’identificazione della provenienza illecita di alcuni veicoli rubati, rinvenuti parzialmente smontati all’interno della sua officina meccanica.

Contro la sentenza di secondo grado, la difesa ha proposto ricorso per cassazione basandosi su due motivi principali:
1. La nullità del decreto di citazione a giudizio in appello per la violazione del nuovo termine a comparire in appello di quaranta giorni, introdotto dalla Riforma Cartabia.
2. Un vizio di motivazione riguardo la valutazione delle prove a suo carico.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte. La decisione è di particolare interesse non tanto per il merito della vicenda di riciclaggio, quanto per le precise argomentazioni in diritto processuale. I giudici hanno stabilito che le nuove norme sul termine a comparire in appello non erano ancora applicabili al caso di specie e che, in ogni caso, l’eccezione era stata sollevata tardivamente.

Le Motivazioni: Il Regime Transitorio del Termine a Comparire in Appello

Il cuore della sentenza risiede nell’analisi della disciplina transitoria della Riforma Cartabia. La difesa sosteneva che, essendo il decreto di fissazione dell’udienza successivo all’entrata in vigore della riforma (30/12/2022), dovesse applicarsi il nuovo termine di quaranta giorni.

La Cassazione ha smontato questa tesi con due argomenti:

1. Tardività dell’Eccezione: In primo luogo, l’eccezione relativa al mancato rispetto del termine a comparire è stata giudicata inammissibile perché tardiva. La Corte ha ricordato che tale nullità, essendo di ordine generale ma non assoluta, deve essere eccepita prima della deliberazione della sentenza di appello. Non avendolo fatto, la parte ha perso il diritto di sollevare la questione in Cassazione.

2. Vigenza del Vecchio Regime: Anche superando il profilo della tardività, la Corte ha chiarito che il nuovo termine di quaranta giorni non era comunque applicabile. Attraverso un’attenta ricostruzione delle norme succedutesi nel tempo, i giudici hanno spiegato che diverse leggi (tra cui la L. 199/2022 e il D.L. 215/2023) hanno prorogato il regime emergenziale precedente. Tale regime, previsto per le impugnazioni proposte fino al 30 giugno 2024, mantiene in vita la disciplina pre-Cartabia, che prevedeva un termine di venti giorni e la trattazione scritta del processo (rito cartolare), salvo richiesta di discussione orale.

L’aumento del termine a quaranta giorni, spiegano i giudici, è strettamente legato alle nuove modalità di svolgimento del processo d’appello orale previste dalla riforma, incompatibili con il rito cartolare ancora in vigore.

Le Motivazioni: Il Divieto di Rivalutazione dei Fatti

Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, relativo al vizio di motivazione, la Corte lo ha dichiarato inammissibile in quanto tendeva a una nuova e diversa valutazione delle prove. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: alla Corte di Cassazione è preclusa una “rilettura” degli elementi di fatto. Il suo compito è verificare la logicità e la coerenza della motivazione della sentenza impugnata, non sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Poiché le sentenze di primo e secondo grado avevano adeguatamente motivato la colpevolezza sulla base di elementi convergenti (il ritrovamento dei veicoli nell’officina dell’imputato), non sussisteva alcun vizio di legittimità.

Conclusioni

La sentenza offre due importanti lezioni. La prima è di natura processuale: le eccezioni di nullità devono essere sollevate nei tempi e nei modi previsti dalla legge, pena la loro inammissibilità. La seconda riguarda l’applicazione della Riforma Cartabia: le proroghe legislative hanno creato un complesso regime transitorio. Per il termine a comparire in appello, la disciplina previgente (con termine di venti giorni) resta in vigore per tutte le impugnazioni proposte entro il 30 giugno 2024. Solo successivamente entrerà a pieno regime la nuova norma che prevede il termine di quaranta giorni.

Quando è applicabile il nuovo termine a comparire di quaranta giorni in appello introdotto dalla Riforma Cartabia?
Secondo la sentenza, a seguito delle proroghe legislative, il nuovo termine di quaranta giorni si applicherà solo alle impugnazioni proposte dopo il 30 giugno 2024. Per quelle precedenti, continua a valere il regime anteriore alla riforma.

Cosa succede se un’eccezione sulla violazione del termine a comparire non viene sollevata durante il giudizio di appello?
L’eccezione si considera tardiva e, di conseguenza, inammissibile. Deve essere dedotta prima della deliberazione della sentenza di secondo grado, altrimenti il vizio è sanato e non può essere fatto valere per la prima volta in Cassazione.

Può la Corte di Cassazione riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No. La Corte di Cassazione non può effettuare una nuova valutazione dei fatti o una “rilettura” delle prove. Il suo ruolo è limitato al controllo di legittimità, ossia verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza impugnata sia logica e non contraddittoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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