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Termine a comparire appello: Cassazione e prescrizione

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per reati tributari a causa di un’incertezza procedurale. Il dubbio riguardava il corretto termine a comparire in appello, se di 20 o 40 giorni, a seguito della Riforma Cartabia. Questa incertezza ha impedito l’esame degli altri motivi e ha portato alla constatazione dell’avvenuta prescrizione dei reati, estinguendo così il processo.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine a comparire in Appello: Incertezza Normativa e Prescrizione

Un recente intervento della Corte di Cassazione Penale ha riacceso i riflettori su una questione procedurale cruciale: il termine a comparire in appello. Con la sentenza n. 34017/2024, la Suprema Corte ha annullato senza rinvio una condanna per reati tributari, non entrando nel merito della colpevolezza, ma constatando l’estinzione del reato per prescrizione. La causa scatenante? Un’incertezza interpretativa sull’entrata in vigore delle nuove norme introdotte dalla Riforma Cartabia.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Savona per reati tributari previsti dal D.Lgs. n. 74 del 2000. La sentenza veniva confermata dalla Corte di appello di Genova. L’imputato, tuttavia, decideva di presentare ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui una di natura puramente procedurale che si è rivelata decisiva.

Il Nodo Processuale: Dubbi sul Termine a Comparire in Appello

Il principale motivo di ricorso si concentrava sulla violazione del termine a comparire. La difesa lamentava che il decreto di citazione per il giudizio d’appello era stato notificato solo 20 giorni prima dell’udienza, e non 40 come previsto dalla nuova formulazione dell’art. 601 del codice di procedura penale, modificato dalla cosiddetta Riforma Cartabia (D.Lgs. n. 150/2022).

Qui sorge il problema: la legge non ha previsto una disciplina transitoria chiara, generando un contrasto giurisprudenziale sull’esatta data di entrata in vigore del nuovo termine raddoppiato. Alcune sentenze lo ritengono applicabile già dal 30 dicembre 2022, mentre altre ne posticipano l’efficacia o la legano alla data di proposizione dell’impugnazione. Questa confusione ha reso il motivo di ricorso non manifestamente infondato.

La Decisione della Cassazione: Quando la Prescrizione “Supera” il Dubbio Processuale

Di fronte a un’incertezza interpretativa così profonda, che avrebbe potuto richiedere l’intervento delle Sezioni Unite per essere risolta, la Corte di Cassazione ha seguito un percorso obbligato dal codice. Poiché il motivo di ricorso non era palesemente inammissibile, il Collegio ha dovuto prima verificare la sussistenza di cause di proscioglimento immediato, come previsto dall’art. 129 c.p.p.

Eseguendo questo controllo, i giudici hanno constatato che il termine massimo di prescrizione per i reati contestati era maturato alla data del 31 dicembre 2023. Di conseguenza, il reato era da considerarsi estinto.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando come il contrasto giurisprudenziale sul termine a comparire in appello rendesse il motivo sollevato dalla difesa meritevole di approfondimento. L’impossibilità di liquidare la questione come manifestamente infondata ha aperto la porta alla valutazione preliminare sulla prescrizione. La legge impone al giudice, in ogni stato e grado del processo, di dichiarare d’ufficio l’estinzione del reato. Trovandosi di fronte a un reato ormai prescritto, la Corte non ha potuto fare altro che annullare la sentenza di condanna senza rinvio, poiché l’azione penale non poteva più proseguire.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un chiaro esempio di come un’incertezza normativa su un aspetto procedurale possa avere conseguenze sostanziali e definitive sull’esito di un processo. La mancanza di una norma transitoria chiara ha creato un’impasse interpretativa che, in questo caso specifico, ha permesso il decorso del tempo necessario a prescrivere il reato. La decisione evidenzia l’importanza cruciale della chiarezza legislativa per garantire la certezza del diritto e l’efficienza del sistema giudiziario, evitando che questioni di forma prevalgano sulla giustizia sostanziale.

Qual è il nuovo termine a comparire nel giudizio di appello penale secondo la Riforma Cartabia?
La nuova disciplina dell’art. 601 del codice di procedura penale, introdotta dal d.lgs. n. 150/2022, ha elevato il termine a comparire nel giudizio di appello a quaranta giorni prima dell’udienza, raddoppiando il precedente termine di venti giorni.

Perché la Cassazione ha annullato la sentenza per prescrizione invece di decidere sul rispetto del termine?
La Corte ha agito così perché il motivo di ricorso relativo al termine non era manifestamente infondato, data l’incertezza giurisprudenziale sulla sua entrata in vigore. Questa condizione obbliga il giudice, prima di esaminare qualsiasi altra questione, a verificare se sussistano cause di estinzione del reato. Avendo accertato che la prescrizione era maturata, la Corte ha dovuto dichiararla, annullando la sentenza e chiudendo il processo.

Che impatto ha avuto l’incertezza normativa sulla decisione finale?
L’incertezza normativa è stata decisiva. Ha impedito di dichiarare il ricorso immediatamente inammissibile, costringendo la Corte a considerare il caso nel merito. Questo ha permesso di far emergere la maturata prescrizione del reato, che altrimenti, con una rapida reiezione del ricorso, non sarebbe stata dichiarata, e la condanna sarebbe diventata definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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