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Termine 48 ore DASPO: la Cassazione annulla convalida

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un DASPO con obbligo di firma, poiché il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) non ha rispettato il termine di 48 ore concesso alla difesa per presentare le proprie memorie. A seguito della notifica del provvedimento del Questore, il GIP ha emesso la convalida lo stesso giorno, violando il diritto di difesa del destinatario. La Corte ha dichiarato la nullità dell’ordinanza e la conseguente inefficacia dell’obbligo di presentazione, pur mantenendo valido il divieto di accesso agli impianti sportivi.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine 48 ore nel DASPO: la convalida affrettata è nulla

Nel diritto, il rispetto dei termini procedurali non è una mera formalità, ma una garanzia fondamentale a tutela del diritto di difesa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio in materia di DASPO, sottolineando come il mancato rispetto del termine di 48 ore per presentare memorie difensive renda nulla la convalida del giudice. Questa decisione chiarisce i confini invalicabili dell’azione giudiziaria a protezione dei diritti del cittadino.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva raggiunto da un provvedimento del Questore di Roma (c.d. DASPO) che, oltre a vietargli l’accesso a manifestazioni sportive, gli imponeva l’obbligo di presentarsi presso gli uffici di polizia per la durata di cinque anni. Il provvedimento veniva notificato al destinatario la mattina del 1° giugno 2024. Sorprendentemente, nello stesso identico giorno, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Roma emetteva l’ordinanza di convalida della misura, senza attendere il decorso di alcun termine.

Il difensore dell’interessato, ignaro della già avvenuta convalida, depositava una memoria difensiva tramite PEC due giorni dopo, il 3 giugno 2024, pienamente entro il termine di legge. A questo punto, risultava evidente che il GIP aveva deciso senza poter nemmeno considerare le argomentazioni della difesa.

Il Ricorso e la violazione del termine di 48 ore

Contro l’ordinanza di convalida, il destinatario del provvedimento proponeva ricorso per Cassazione, lamentando tre vizi principali:

1. Violazione di legge: Il motivo principale si fondava sul mancato rispetto del termine di 48 ore dalla notifica del provvedimento del Questore, previsto per consentire all’interessato di presentare le proprie difese al GIP prima della decisione sulla convalida.
2. Omessa valutazione: Di conseguenza, il GIP aveva omesso di valutare la memoria difensiva ritualmente depositata.
3. Vizio di motivazione: Il ricorrente evidenziava anche una discrepanza tra la condotta contestata dal Questore (accensione di un fumogeno) e quella menzionata dal giudice (lancio di un bastone di bandiera).

Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha appoggiato il ricorso, chiedendo l’annullamento senza rinvio dell’ordinanza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato e assorbente il primo motivo di ricorso, annullando l’ordinanza impugnata. I giudici hanno riaffermato un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità.

La Violazione del Diritto di Difesa

Il punto centrale della decisione risiede nel valore del termine di 48 ore. La legge prevede che, dalla notifica del provvedimento del Questore che impone l’obbligo di presentazione, l’interessato ha 48 ore per depositare memorie e deduzioni difensive al GIP. Questo termine è posto a presidio del diritto di difesa, sancito costituzionalmente.

La Corte ha stabilito che un’ordinanza di convalida emessa prima dello scadere di questo termine è affetta da una nullità di ordine generale, come previsto dall’art. 178, lett. c), del codice di procedura penale. Il GIP, convalidando il provvedimento lo stesso giorno della notifica, ha di fatto impedito all’interessato di esercitare il proprio diritto di essere sentito e di presentare le proprie ragioni.

Le Conseguenze della Nullità

La conseguenza di tale grave vizio procedurale è l’annullamento senza rinvio dell’ordinanza di convalida. Tuttavia, la Corte ha precisato un aspetto importante: l’annullamento riguarda esclusivamente la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia, ovvero la parte del provvedimento che richiede l’intervento del giudice per la sua efficacia.

La parte puramente amministrativa del DASPO, cioè il divieto di accesso agli impianti sportivi e alle manifestazioni, rimane invece valida ed efficace, in quanto non soggetta alla procedura di convalida giurisdizionale.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza rafforza un baluardo fondamentale dello Stato di Diritto: le garanzie procedurali sono sostanza, non forma. Il termine di 48 ore non è un intervallo di tempo discrezionale, ma un diritto inviolabile del cittadino sottoposto a una misura restrittiva. L’autorità giudiziaria ha il dovere di attendere il suo decorso prima di decidere, pena la nullità del proprio operato. Per i cittadini, ciò significa avere la certezza di poter far sentire la propria voce prima che una decisione restrittiva della libertà personale diventi definitiva. Per gli operatori del diritto, è un monito a vigilare scrupolosamente sul rispetto dei tempi processuali, che costituiscono il fondamento di un giusto procedimento.

Qual è il termine minimo che il GIP deve attendere prima di convalidare un DASPO con obbligo di presentazione?
Il GIP deve attendere il decorso del termine di 48 ore dalla notifica del provvedimento all’interessato. Questo periodo è concesso per consentire al destinatario di depositare memorie e deduzioni difensive.

Cosa succede se il GIP convalida il provvedimento prima che siano trascorse 48 ore?
L’ordinanza di convalida è affetta da nullità di ordine generale per violazione del diritto di difesa. Di conseguenza, deve essere annullata, come stabilito dalla Corte di Cassazione in questa sentenza.

L’annullamento della convalida cancella l’intero DASPO?
No. Secondo la sentenza, l’annullamento riguarda solo la parte del provvedimento soggetta a convalida giurisdizionale, cioè l’obbligo di presentazione all’autorità di polizia. La parte amministrativa, come il divieto di accesso agli stadi, rimane valida ed efficace.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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