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Tenuità del lucro: quando non si applica l’attenuante

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per omessa comunicazione delle variazioni di reddito ai fini del gratuito patrocinio. La Corte ha stabilito che per la concessione dell’attenuante della speciale tenuità del lucro, non si deve considerare solo il vantaggio economico effettivamente conseguito, ma anche quello perseguito e l’entità del danno o del pericolo creato. Il ricorso è stato respinto perché non affrontava specificamente questa complessa valutazione operata dalla corte di merito.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tenuità del Lucro: La Cassazione Spiega i Criteri di Valutazione

L’applicazione della circostanza attenuante della speciale tenuità del lucro rappresenta un tema di costante dibattito nelle aule di giustizia. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta per chiarire i parametri di valutazione di tale attenuante, specialmente in relazione a reati che non si esauriscono nel solo profitto economico. La decisione sottolinea che un ricorso, per essere ammissibile, deve confrontarsi specificamente con le ragioni della sentenza impugnata, pena la sua reiezione.

I Fatti del Caso: Omessa Comunicazione e Gratuito Patrocinio

Il caso trae origine dalla condanna di una donna da parte della Corte d’Appello per il reato previsto dall’art. 95 del d.P.R. 115/2002. Tale norma sanziona chi, ammesso al patrocinio a spese dello Stato, omette di comunicare le variazioni rilevanti del proprio reddito. La difesa dell’imputata aveva proposto ricorso in Cassazione lamentando la violazione di legge, in particolare per il mancato riconoscimento dell’attenuante della speciale tenuità del lucro, prevista dall’art. 62, n. 4, del codice penale.

La Tesi Difensiva

Secondo la ricorrente, la Corte territoriale avrebbe errato nel negare l’attenuante. La difesa sosteneva che la revoca del beneficio del gratuito patrocinio sarebbe comunque intervenuta prima della liquidazione degli onorari al difensore, limitando così il danno effettivo per l’Erario e rendendo il lucro conseguito di entità particolarmente esigua.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. La decisione non entra nel merito della richiesta, ma si concentra su vizi procedurali del ricorso stesso, offrendo al contempo importanti principi di diritto sull’applicazione dell’attenuante in questione.

Le Motivazioni: Oltre il Lucro Conseguito, Conta l’Intento

La Corte ha evidenziato due ragioni principali per l’inammissibilità. In primo luogo, il ricorso è stato giudicato generico perché non si confrontava con la ratio decidendi della sentenza d’appello. La Corte territoriale, infatti, non aveva negato l’applicabilità dell’attenuante in astratto, ma l’aveva esclusa nel caso concreto dopo una valutazione più ampia. I giudici di merito avevano correttamente ritenuto rilevante non solo il ‘lucro conseguito’, ma anche il ‘lucro perseguito’ e l’evento del reato nel suo complesso, sia esso un danno o un pericolo.

In secondo luogo, il ricorso è stato ritenuto aspecifico perché non indicava quali elementi concreti avrebbero dovuto dimostrare la speciale tenuità del lucro. La Cassazione, richiamando la propria giurisprudenza, ha ribadito che per i reati motivati dal profitto, la valutazione dell’attenuante deve considerare tutti questi fattori. Un ricorso che si limita a lamentare il mancato riconoscimento senza argomentare specificamente su tali aspetti è destinato all’inammissibilità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre due lezioni fondamentali. Dal punto di vista processuale, conferma il principio secondo cui un motivo di ricorso deve essere specifico e pertinente, dialogando criticamente con le motivazioni del provvedimento impugnato e non limitandosi a riproporre le proprie tesi. Dal punto di vista sostanziale, chiarisce che la valutazione sulla tenuità del lucro non può essere meramente aritmetica e limitata al solo vantaggio patrimoniale realizzato. È necessario un esame completo che includa l’intenzione dell’agente (il lucro che intendeva ottenere) e le conseguenze complessive della sua condotta, compreso il pericolo creato per il bene giuridico tutelato dalla norma.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile principalmente per due motivi: in primo luogo, non si è confrontato con la reale motivazione (ratio decidendi) della sentenza d’appello; in secondo luogo, è stato ritenuto aspecifico perché non ha indicato quali elementi concreti avrebbero dovuto dimostrare la particolare tenuità del lucro perseguito.

Quali elementi vanno considerati per valutare la speciale tenuità del lucro?
Secondo la Corte, per valutare correttamente questa attenuante, non bisogna considerare solo il profitto effettivamente ottenuto (lucro conseguito), ma anche il profitto che si intendeva ottenere (lucro perseguito) e l’entità complessiva dell’evento del reato, sia esso un danno o un pericolo.

L’attenuante della tenuità del lucro è sempre esclusa per il reato di omessa comunicazione dei redditi per il gratuito patrocinio?
No, la sentenza non esclude l’attenuante in astratto per questo tipo di reato. Specifica, però, che la sua applicabilità deve essere valutata caso per caso, tenendo conto di una pluralità di fattori che vanno oltre il semplice importo economico non dichiarato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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