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Tenuità del fatto: quando non si applica? Cassazione

Un individuo condannato per minaccia aggravata ha presentato ricorso in Cassazione per la mancata applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: per negare il beneficio, è sufficiente che anche solo uno dei criteri richiesti dalla legge sia valutato negativamente. Lo stato di incensurato, da solo, non garantisce l’applicazione della norma.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tenuità del Fatto: La Cassazione Chiarisce i Criteri per il Diniego

L’istituto della tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, consentendo di escludere la punibilità per reati di minima entità. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta di specifici parametri. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 4118 del 2025, offre un chiarimento cruciale sui criteri che possono portare al diniego di questo beneficio, anche in presenza di un imputato incensurato.

I Fatti del Caso: Ricorso per Minaccia Aggravata

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un uomo, condannato in Corte d’Appello a Bologna per il reato di minaccia aggravata. L’unico motivo di doglianza sollevato dalla difesa riguardava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo il ricorrente, i giudici di merito avevano errato nel non riconoscere la sussistenza dei presupposti richiesti dalla norma, nonostante il suo stato di incensurato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Con questa decisione, la Suprema Corte ha confermato integralmente la sentenza della Corte d’Appello, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: La Valutazione della Tenuità del Fatto

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni con cui i giudici di legittimità hanno respinto le argomentazioni della difesa. La Corte ha sottolineato come i giudici d’appello avessero fornito una motivazione adeguata e non illogica per giustificare il diniego del beneficio.

Il principio di diritto ribadito è di fondamentale importanza: i criteri indicati dall’articolo 131-bis per il riconoscimento della tenuità del fatto sono cumulativi ai fini della concessione, ma alternativi ai fini del diniego. In altre parole, per escludere la punibilità, il giudice deve verificare la positiva sussistenza di tutte le condizioni richieste dalla norma (esiguità del danno, modalità della condotta, ecc.). Al contrario, per negare il beneficio, è sufficiente la valutazione negativa anche di un solo di questi elementi.

Nel caso specifico, la Corte ha implicitamente confermato che la valutazione negativa operata dai giudici di merito su uno degli indici previsti dalla legge era sufficiente a precludere l’applicazione della norma, rendendo irrilevante lo stato di incensurato del soggetto. Questo approccio, consolidato nella giurisprudenza citata nell’ordinanza, impedisce che la fedina penale pulita possa, da sola, garantire l’accesso a questa causa di non punibilità se altri elementi del fatto-reato depongono in senso contrario.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso sull’applicazione dell’art. 131-bis c.p. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Valutazione Discrezionale ma Vincolata: Il giudice di merito ha il potere discrezionale di valutare la sussistenza della tenuità del fatto, ma tale valutazione deve basarsi su un’analisi completa e logica di tutti gli indicatori previsti dalla norma.
2. Irrilevanza Parziale dell’Incensuratezza: Essere incensurato è un presupposto necessario (in quanto il comportamento non deve essere abituale), ma non sufficiente. Se le modalità della condotta o l’entità dell’offesa sono ritenute non particolarmente tenui, il beneficio può essere legittimamente negato.
3. Onere Motivazionale Rafforzato: Per ottenere l’applicazione della norma, la difesa deve argomentare la sussistenza di tutti i requisiti positivi. Al contrario, per la pubblica accusa e per il giudice che nega il beneficio, è sufficiente motivare in modo adeguato sulla carenza di anche un solo criterio.

Quando può essere negata l’applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto?
L’applicazione può essere negata quando il giudice valuta negativamente anche uno solo dei criteri previsti dall’art. 131-bis del codice penale, come le modalità della condotta o l’entità dell’offesa. I criteri sono infatti alternativi per il diniego.

Lo stato di incensurato è sufficiente per ottenere il beneficio della tenuità del fatto?
No, pur essendo un elemento rilevante (in quanto esclude l’abitualità del comportamento), lo stato di incensurato non è di per sé sufficiente. È necessaria una valutazione positiva di tutte le componenti richieste dalla norma per poter concedere il beneficio.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la conferma della decisione impugnata. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come nel caso di specie, fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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