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Tenuità del fatto: quando la recidiva la esclude

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per una violazione del Codice della Strada. La Corte ha stabilito che la non punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere concessa quando la condotta illecita viene reiterata più volte, poiché ciò dimostra una maggiore offensività e rende la pena necessaria.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tenuità del fatto: la reiterazione del reato ne esclude l’applicazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha ribadito un principio fondamentale in materia di non punibilità per particolare tenuità del fatto, previsto dall’art. 131 bis del codice penale. Anche se un singolo episodio può apparire di lieve entità, la sua ripetizione nel tempo può essere considerata un fattore decisivo per negare il beneficio, come accaduto nel caso di specie relativo a una violazione del Codice della Strada.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un automobilista da parte del Tribunale di Bologna per una violazione del Codice della Strada, sanzionata con una pena di venti giorni di arresto e duemila euro di ammenda. La sentenza veniva integralmente confermata dalla Corte d’Appello di Bologna.

L’imputato, ritenendo ingiusta la mancata applicazione della causa di non punibilità per la particolare tenuità del fatto, decideva di presentare ricorso per Cassazione. La sua difesa sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel non riconoscere la lieve entità dell’offesa, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione della sentenza impugnata.

La Valutazione Discrezionale del Giudice di Merito

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per chiarire i limiti del proprio sindacato sulla valutazione della tenuità del fatto. Viene ricordato che tale giudizio è complesso e si basa su tutti gli elementi della fattispecie concreta, come le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo, secondo i criteri generali dell’art. 133 del codice penale.

Questa valutazione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non può essere messa in discussione in sede di legittimità, se non per manifesta illogicità o totale assenza di motivazione. Il giudice non è tenuto a esaminare ogni singolo elemento, ma può fondare la sua decisione su quelli che ritiene più rilevanti e decisivi.

Le Motivazioni

Nel caso specifico, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta logica e corretta. Il fattore determinante per escludere il beneficio della tenuità del fatto è stata la reiterazione della medesima condotta illecita in più occasioni da parte dell’imputato. Questa circostanza, secondo gli Ermellini, è “indiscutibilmente significativa” e rientra a pieno titolo tra i parametri di valutazione della gravità del reato.

La ripetizione del comportamento illegale, infatti, dimostra una maggiore offensività e un contrasto più marcato con la legge, facendo emergere un “bisogno di pena” che la causa di non punibilità mira invece a escludere per episodi genuinamente isolati e lievi. La Corte ha inoltre sottolineato che questa interpretazione rimane valida e congrua anche alla luce delle recenti modifiche normative introdotte dal D.Lgs. n. 150 del 2022.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un orientamento consolidato: la valutazione sulla tenuità del fatto non si limita a una fotografia statica del singolo reato, ma considera il comportamento complessivo dell’autore. La reiterazione di condotte illecite, anche se singolarmente di modesta gravità, può essere legittimamente interpretata dal giudice come un indicatore di una maggiore pericolosità sociale e di un’offensività non più “tenue”. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende, a conferma che la persistenza nell’illecito non merita clemenza.

La ripetizione di un reato di lieve entità impedisce sempre l’applicazione della causa di non punibilità per ‘tenuità del fatto’?
Secondo questa ordinanza, la reiterazione della medesima condotta illecita è una circostanza ‘indiscutibilmente significativa’ e ‘decisiva’ che il giudice può usare per escludere la tenuità del fatto, in quanto indica un grado di offensività maggiore.

Il giudice deve analizzare tutti i criteri dell’art. 133 c.p. per decidere sulla tenuità del fatto?
No, la Corte di Cassazione ha specificato che non è necessaria la disamina di tutti gli elementi previsti, ma è sufficiente l’indicazione di quelli ritenuti rilevanti nel caso specifico per motivare la decisione.

La Corte di Cassazione può riesaminare nel merito la decisione di un giudice sulla tenuità del fatto?
No, la valutazione sulla tenuità del fatto rientra nei poteri discrezionali del giudice di merito. La Corte di Cassazione può sindacare tale decisione solo se la motivazione è mancante o manifestamente illogica, non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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