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Tenuità del fatto: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. I motivi, incentrati sulla richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e sulla concessione delle attenuanti generiche, sono stati respinti. La Suprema Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, ritenendo il primo motivo manifestamente infondato a causa dei precedenti penali e della non esiguità del danno, e il secondo motivo troppo generico e non idoneo a contestare la sentenza impugnata.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tenuità del fatto: la Cassazione chiarisce i limiti per l’ammissibilità del ricorso

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso emblematico, chiarendo i criteri di valutazione per l’applicazione della tenuità del fatto e per la concessione delle attenuanti generiche. La decisione sottolinea l’importanza di presentare motivi di ricorso specifici e non manifestamente infondati, pena la declaratoria di inammissibilità e la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Analizziamo nel dettaglio la vicenda processuale e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Processo: Ricorso contro la Sentenza d’Appello

Un soggetto condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

In primo luogo, lamentava la violazione dell’articolo 131-bis del codice penale, sostenendo che i giudici di merito avessero errato nel non riconoscere la causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto.

In secondo luogo, contestava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche, previste dall’articolo 62-bis del codice penale, denunciando un vizio di motivazione da parte della Corte territoriale.

La Valutazione della Cassazione sulla tenuità del fatto

La Suprema Corte ha ritenuto il primo motivo di ricorso manifestamente infondato. I giudici di legittimità hanno evidenziato come la Corte d’Appello avesse correttamente escluso l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. sulla base di una valutazione completa e logica.

Nello specifico, la decisione impugnata si fondava su tre elementi cruciali:
1. Le modalità della condotta: considerate indicative di una certa gravità.
2. La “non esiguità” del danno: il pregiudizio arrecato alla persona offesa non era stato ritenuto trascurabile.
3. L’abitualità della condotta: l’imputato presentava numerosi precedenti penali per reati della stessa indole, un fattore che, per legge, osta al riconoscimento della tenuità del fatto.

La Cassazione ha ribadito che, in assenza di contraddizioni o illogicità manifeste nel ragionamento dei giudici di merito, la valutazione su tali aspetti non può essere riconsiderata in sede di legittimità.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche: Motivazioni Troppo Generiche

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alle attenuanti generiche, è stato giudicato inammissibile. La Corte ha osservato come la difesa si fosse limitata a una critica generica e astratta della sentenza impugnata, senza opporre argomentazioni specifiche e valide in grado di confutare il ragionamento dei giudici d’appello.

Questi ultimi avevano negato le attenuanti valorizzando la mancanza di elementi favorevoli alla mitigazione della pena. La Cassazione, citando la propria giurisprudenza consolidata (Sez. 2, n. 23903/2020 e Sez. 3, n. 24128/2021), ha confermato che una censura di questo tipo, priva di un reale confronto con le motivazioni della sentenza, non è consentita in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si basa sulla manifesta infondatezza e sulla genericità dei motivi proposti. Il ricorso non superava il vaglio preliminare di ammissibilità perché le critiche mosse alla sentenza di secondo grado non erano idonee a mettere in discussione la coerenza e la correttezza giuridica del percorso logico seguito dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva fornito una motivazione adeguata sia per escludere la tenuità del fatto, sia per negare le attenuanti generiche, ancorando la sua decisione a elementi concreti come i precedenti penali e l’assenza di fattori positivi da valutare.

Le Conclusioni

L’ordinanza si conclude con una declaratoria di inammissibilità del ricorso. Tale esito comporta non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di farsi carico delle spese del procedimento e di versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito, ma uno strumento di controllo sulla corretta applicazione della legge. Pertanto, i motivi devono essere specifici, pertinenti e giuridicamente fondati per poter essere esaminati.

Quando può essere esclusa la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sulla base della decisione, la tenuità del fatto viene esclusa quando emergono elementi come l’abitualità della condotta, desumibile da numerosi precedenti penali della stessa indole, e la non particolare esiguità del danno cagionato alla persona offesa.

Perché un motivo di ricorso sulle attenuanti generiche può essere dichiarato inammissibile?
Un motivo di ricorso sulle attenuanti generiche è ritenuto inammissibile quando è generico, ovvero quando si limita a sostenere una carenza di motivazione senza contrapporre una valida confutazione delle argomentazioni espresse nella sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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