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Tenuità del fatto: quando il porto di coltello non basta

Un individuo condannato in primo e secondo grado per il porto di un coltello a scatto ha presentato ricorso in Cassazione. I giudici di merito avevano negato l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, basandosi sulla potenzialità offensiva dell’arma e sulla personalità negativa dell’imputato. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendo errata la motivazione dei giudici inferiori. Tuttavia, constatando l’intervenuta prescrizione del reato, ha annullato la sentenza senza rinvio.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tenuità del fatto e porto di coltello: la Cassazione annulla condanna per prescrizione

La recente sentenza n. 13020/2024 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui criteri di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), specialmente in relazione al reato di porto di oggetti atti ad offendere. Il caso esaminato riguarda un giovane condannato per aver portato fuori dalla propria abitazione un coltello a scatto, ma l’esito del giudizio di legittimità ribalta la prospettiva, pur concludendosi con una declaratoria di prescrizione.

I fatti del processo

Nel corso di un controllo di polizia avvenuto in tarda serata nell’agosto del 2016, i Carabinieri fermavano un gruppo di quattro giovani. Durante le operazioni, uno di essi estraeva spontaneamente dalla tasca un coltello a scatto (lunghezza totale 16 cm, di cui 6 di lama) e lo consegnava ai militari, senza fornire una valida giustificazione per il porto.
Per questo fatto, il giovane veniva processato con rito abbreviato e condannato dal Tribunale alla pena di 4 mesi di arresto e 800 euro di ammenda.

La decisione dei giudici di merito

La condanna veniva confermata anche dalla Corte di Appello. I giudici di secondo grado rigettavano la richiesta della difesa di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione si fondava su tre pilastri: la mancanza di giustificazioni per il porto del coltello, la sua intrinseca potenzialità offensiva e la personalità negativa dell’imputato, desunta dal suo casellario giudiziale. Anche la richiesta di concessione delle attenuanti generiche veniva respinta, nonostante il comportamento collaborativo tenuto dall’imputato al momento del controllo.

La valutazione della tenuità del fatto secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, investita del ricorso, ha ritenuto fondate le censure della difesa, smontando l’impianto motivazionale della sentenza d’appello. I giudici supremi hanno evidenziato diverse fallacie nel ragionamento dei giudici di merito:

1. Mancanza di giustificazione: La Cassazione ha chiarito che la mancanza di un giustificato motivo è un elemento costitutivo del reato stesso (art. 4, L. 110/1975). Utilizzarlo nuovamente per escludere la tenuità del fatto equivarrebbe a una duplicazione di valutazione dello stesso elemento a sfavore dell’imputato.
2. Potenzialità offensiva: Sebbene la pericolosità dell’arma sia un fattore rilevante, la Corte d’Appello non aveva specificato quali elementi concreti rendessero l’offensività del coltello particolarmente grave nel caso specifico. La motivazione era rimasta astratta, senza valorizzare circostanze di fatto precise.
3. Personalità negativa: L’esclusione della tenuità basata sulla personalità dell’imputato, in quanto indice di abitualità nel reato, richiede una verifica specifica. Il giudice deve accertare se i reati pregressi presentino caratteri fondamentali comuni con quello oggetto del giudizio, cosa che nella sentenza impugnata non era stata fatta.

Inoltre, la Cassazione ha implicitamente valorizzato il comportamento collaborativo dell’imputato, che aveva consegnato spontaneamente l’arma, come un elemento da considerare nella valutazione complessiva della tenuità dell’offesa.

L’epilogo: annullamento per prescrizione del reato

Nonostante l’accoglimento del ricorso, la Corte di Cassazione non ha rinviato il processo a un nuovo giudice d’appello. Poiché il reato, di natura contravvenzionale, era stato commesso nel 2016, al momento della decisione della Cassazione nel 2024 il termine massimo di prescrizione era già decorso.
La Suprema Corte ha ribadito il principio secondo cui, una volta ritenuto ammissibile il ricorso, sussiste l’obbligo di dichiarare immediatamente l’estinzione del reato per prescrizione, anche se i motivi di appello riguardavano solo il trattamento sanzionatorio. Di conseguenza, la sentenza impugnata è stata annullata senza rinvio.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si concentrano sulla corretta applicazione dei criteri valutativi dell’art. 131-bis c.p. La sentenza censura un approccio formalistico e astratto da parte dei giudici di merito, richiamando la necessità di un’analisi ancorata ai fatti concreti. Il comportamento dell’imputato e la specifica offensività della condotta devono essere il fulcro del giudizio sulla tenuità, senza che elementi già costitutivi del reato o precedenti penali non pertinenti possano automaticamente escluderla.

Le conclusioni

Questa pronuncia rafforza l’importanza di una valutazione sostanziale e non meramente formale per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Stabilisce che né la natura dell’oggetto, né la mancanza di giustificazione, né la presenza di precedenti penali possono, di per sé, essere ostativi al riconoscimento del beneficio, se non inseriti in una valutazione complessiva della specifica condotta e del suo concreto disvalore sociale. L’esito finale, un annullamento per prescrizione, evidenzia inoltre come il decorso del tempo rimanga un fattore determinante nell’epilogo dei procedimenti penali.

Quando si può applicare la non punibilità per tenuità del fatto in caso di porto di coltello?
La sua applicazione non può essere esclusa a priori. Il giudice deve valutare concretamente la gravità dell’offesa, considerando le specifiche modalità della condotta, come il comportamento collaborativo dell’imputato, e non basandosi solo sulla potenziale pericolosità astratta dell’arma.

La mancanza di giustificazione per il porto di un’arma può essere usata per negare la tenuità del fatto?
No. Secondo la Cassazione, la mancanza di un giustificato motivo è un elemento costitutivo del reato stesso. Utilizzarlo anche per escludere la tenuità del fatto costituirebbe una valutazione duplicata dello stesso elemento a danno dell’imputato.

Cosa succede se il reato si prescrive durante il ricorso in Cassazione?
Se il ricorso viene giudicato ammissibile, la Corte di Cassazione ha l’obbligo di dichiarare immediatamente l’estinzione del reato per prescrizione. Questo comporta l’annullamento della sentenza di condanna senza necessità di un nuovo processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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