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Tenuità del fatto: no se guidi ubriaco con passeggeri

Un automobilista, condannato per guida in stato di ebbrezza, ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha respinto il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. La motivazione si basa sulla gravità della condotta: guidare ubriachi, di notte, in una zona abitata e con passeggeri a bordo è stato ritenuto un comportamento troppo pericoloso per beneficiare della non punibilità.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tenuità del fatto: no se guidi ubriaco con passeggeri

L’istituto della tenuità del fatto, introdotto dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per escludere la punibilità di condotte che, pur costituendo reato, risultano di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta da parte del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i limiti di questo beneficio, in particolare nel contesto della guida in stato di ebbrezza, chiarendo che alcune circostanze aggravanti possono precluderne il riconoscimento.

I Fatti del Caso: Guida in Stato di Ebbrezza in Centro Abitato

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un automobilista condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 186, commi 2 lett. b) e 2-sexies del Codice della Strada. La Corte d’Appello di Palermo, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado, aveva ridotto la pena a due mesi di arresto e ottocento euro di ammenda. L’imputato, tramite il proprio difensore, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e un trattamento sanzionatorio ritenuto eccessivo.

La Valutazione sulla Tenuità del Fatto da parte dei Giudici

Il nucleo centrale del ricorso si basava sulla richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p., sostenendo che la condotta contestata fosse di lieve entità. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile, confermando la solidità della decisione presa dai giudici di merito. La valutazione sulla tenuità del fatto non può prescindere da un’analisi completa di tutte le peculiarità del caso concreto, come indicato dall’art. 133 del codice penale.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha sottolineato che la valutazione sulla tenuità dell’offesa è un potere discrezionale del giudice di merito, sindacabile in sede di legittimità solo in caso di motivazione assente o manifestamente illogica. Nel caso specifico, la motivazione della Corte d’Appello era stata chiara e logica. I giudici avevano considerato decisivo un elemento di particolare gravità: l’imputato non si era limitato a guidare in stato di ebbrezza, ma lo aveva fatto in una zona abitata, di notte e, soprattutto, con altre persone a bordo del veicolo.

Questa circostanza è stata ritenuta “indiscutibilmente significativa” per valutare il grado di offensività della condotta. La presenza di passeggeri, infatti, aumenta esponenzialmente il pericolo creato, estendendo il rischio non solo agli altri utenti della strada ma anche a chi si è affidato alla responsabilità del conducente. La Corte ha quindi concluso che una simile condotta non può essere considerata di “particolare tenuità”, giustificando pienamente il diniego del beneficio.

Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, relativo alla misura della pena, la Cassazione ha ribadito un altro principio consolidato: la determinazione della pena tra il minimo e il massimo edittale è anch’essa espressione del potere discrezionale del giudice. Una motivazione dettagliata è richiesta solo quando la pena si discosta significativamente dalla media. In questo caso, la pena inflitta era stata giustificata in modo adeguato, facendo riferimento all’elevato grado di pericolo generato dalla guida notturna in stato di ebbrezza in un centro abitato.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui criteri per l’applicazione della tenuità del fatto ai reati stradali. La decisione conferma che il beneficio non è un diritto automatico, ma il risultato di una ponderata valutazione che tiene conto di tutte le sfumature della condotta. Guidare in stato di ebbrezza è già di per sé un comportamento grave, ma farlo con passeggeri a bordo in un contesto urbano lo rende incompatibile con il concetto di “lieve offensività”. Questa pronuncia serve da monito: la presenza di circostanze che amplificano il pericolo concreto costituisce un ostacolo insormontabile per ottenere la non punibilità, riaffermando la necessità di tutelare con rigore la sicurezza stradale.

Quando può essere esclusa la non punibilità per tenuità del fatto nel reato di guida in stato di ebbrezza?
La non punibilità può essere esclusa quando la condotta presenta un grado di offensività elevato. Secondo la sentenza, circostanze come guidare in una zona abitata e, soprattutto, con passeggeri a bordo, sono state considerate sufficienti a negare il beneficio.

Quali sono gli elementi che il giudice valuta per decidere sulla tenuità del fatto?
Il giudice compie una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso, basandosi sui criteri dell’art. 133 del codice penale. Tra questi rientrano le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo causato.

La decisione del giudice sulla quantità della pena è facilmente contestabile in Cassazione?
No, la determinazione della misura della pena rientra nell’ampio potere discrezionale del giudice di merito. Può essere contestata in Cassazione solo se la decisione appare frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, non essendo sufficiente un semplice disaccordo sulla quantificazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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