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Tenuità del fatto: la motivazione apparente non basta

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per reati ambientali, ma solo limitatamente alla valutazione sulla particolare tenuità del fatto. La Corte ha ritenuto la motivazione del giudice d’appello “apparente”, in quanto non aveva analizzato in modo specifico e approfondito i requisiti richiesti dall’art. 131-bis c.p. La colpevolezza dell’imputato è stata confermata, ma il caso è stato rinviato per una nuova valutazione sulla possibile non punibilità.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando la Motivazione del Giudice è Solo “Apparente”

Con la sentenza n. 19613/2025, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema centrale del diritto penale: l’applicazione della particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131-bis c.p. Il caso, relativo a un reato ambientale, offre lo spunto per ribadire un principio fondamentale: il rigetto di tale causa di non punibilità non può basarsi su formule generiche. La motivazione del giudice deve essere concreta e sostanziale, altrimenti è da considerarsi meramente “apparente” e, come tale, illegittima.

Il Caso in Esame: Dalla Condanna per Reati Ambientali al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine dalla condanna inflitta dalla Corte di Appello a un soggetto per il reato di gestione illecita di rifiuti, previsto dall’art. 256 del Testo Unico Ambientale (d.lgs. 152/2006). L’imputato, gestore di un’attività di manutenzione di imbarcazioni, veniva ritenuto responsabile della produzione di rifiuti non correttamente smaltiti.

Contro questa decisione, la difesa presentava ricorso in Cassazione, articolando tre motivi principali:
1. Un vizio di motivazione sul giudizio di colpevolezza.
2. La violazione dell’art. 131-bis c.p., per il mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto.
3. La mancata applicazione delle sanzioni sostitutive.

La Decisione della Corte e il Principio della Particolare Tenuità del Fatto

La Suprema Corte ha adottato una decisione netta, che distingue tra l’accertamento della responsabilità e la valutazione della punibilità del fatto. Se da un lato ha confermato la colpevolezza dell’imputato, dall’altro ha accolto il motivo relativo all’art. 131-bis c.p., annullando su questo punto la sentenza con rinvio alla Corte d’Appello.

L’Inammissibilità del Motivo sulla Colpevolezza

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile. I giudici di legittimità hanno osservato che le sentenze di primo e secondo grado avevano concordemente accertato la responsabilità dell’imputato (c.d. “doppia conforme”). Il tentativo della difesa di rimettere in discussione la ricostruzione dei fatti è stato ritenuto generico e non idoneo a scalfire la logicità delle decisioni precedenti.

L’Accoglimento del Motivo sulla Particolare Tenuità del Fatto

Il cuore della sentenza risiede nell’accoglimento del secondo motivo. La Cassazione ha censurato duramente la motivazione con cui la Corte d’Appello aveva escluso l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p., definendola “meramente apparente”.

I giudici di merito si erano limitati a richiamare genericamente precedenti penali dell’imputato (peraltro risalenti e non meglio specificati) e le argomentazioni della sentenza di primo grado, che però aveva analizzato la posizione di un altro coimputato. Questo approccio, secondo la Cassazione, non soddisfa l’obbligo di motivazione.

Le Motivazioni: L’Obbligo di un’Analisi Approfondita e non Stereotipata

La Corte ha ribadito che la valutazione sulla particolare tenuità del fatto richiede un’analisi specifica e dettagliata, fondata su due pilastri congiunti:

1. La particolare tenuità dell’offesa: da valutarsi in base alle modalità della condotta e all’esiguità del danno o del pericolo, secondo i criteri dell’art. 133 c.p. (natura, specie, mezzi, oggetto, tempo, luogo, intensità del dolo, etc.).
2. La non abitualità del comportamento: il reato non deve essere espressione di una tendenza a delinquere.

La Corte d’Appello non aveva svolto questa analisi. Aveva utilizzato formule stereotipe, senza confrontarsi con gli elementi concreti del caso di specie. Una motivazione è “apparente” quando “non risponda ai requisiti minimi di esistenza, completezza e logicità del discorso argomentativo”, come nel caso di utilizzo di clausole di stile o moduli a stampa. Rigettare l’applicazione di un istituto di favore come la non punibilità per tenuità del fatto esige uno sforzo motivazionale concreto, che spieghi perché, nel caso specifico, l’offesa non possa essere considerata lieve e perché il comportamento non sia occasionale.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Suprema Corte ha importanti implicazioni. In primo luogo, stabilisce che l’accertamento di responsabilità dell’imputato è diventato irrevocabile. Tuttavia, la partita sulla sua effettiva punibilità è ancora aperta.

Il caso torna ora a un’altra sezione della Corte d’Appello, che dovrà effettuare un nuovo giudizio, questa volta attenendosi scrupolosamente ai principi enunciati dalla Cassazione. Il giudice del rinvio sarà chiamato a condurre un esame approfondito e specifico dei criteri previsti dall’art. 131-bis c.p., fornendo una motivazione reale e non di facciata. Questa sentenza rafforza il diritto dell’imputato a una valutazione sostanziale e non meramente formale, specialmente quando si tratta di istituti che possono escludere la sanzione penale.

Quando la motivazione di una sentenza può essere considerata “apparente”?
Secondo la Corte, una motivazione è apparente quando non risponde ai requisiti minimi di esistenza, completezza e logicità, ad esempio utilizzando formule stereotipe, clausole di stile o moduli a stampa, senza un’analisi concreta e specifica del caso in esame.

Quali sono i requisiti per applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
I requisiti sono due e devono sussistere congiuntamente: 1) la particolare tenuità dell’offesa, valutata secondo le modalità della condotta e l’esiguità del danno o del pericolo (ai sensi dell’art. 133 c.p.); 2) la non abitualità del comportamento dell’autore del reato.

Cosa succede quando la Cassazione annulla una sentenza con rinvio solo su un punto specifico?
Le parti della sentenza non toccate dall’annullamento diventano irrevocabili. Nel caso di specie, l’accertamento della responsabilità penale è definitivo. Il nuovo giudizio del giudice di rinvio (la Corte d’Appello) sarà limitato esclusivamente al punto annullato, ovvero la valutazione sulla sussistenza della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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