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Tenuità del fatto: la Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un uomo condannato per il furto di un profumo. Sebbene la maggior parte dei motivi di ricorso siano stati respinti, la Corte ha annullato la sentenza riguardo alla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. I giudici hanno stabilito che la Corte d’Appello ha errato nel negare tale beneficio basandosi unicamente sui precedenti penali dell’imputato, senza effettuare una valutazione completa delle modalità della condotta e dell’esiguità del danno, come invece richiesto dalla legge. Di conseguenza, il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio su questo specifico punto.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tenuità del Fatto: Non Bastano i Precedenti Penali per Negarla

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1720 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema centrale del diritto penale: la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131 bis del codice penale. La decisione sottolinea un principio fondamentale: per negare questo beneficio non è sufficiente fare riferimento ai precedenti penali dell’imputato, ma è necessaria una valutazione completa e concreta della specifica condotta criminosa. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo condannato in primo grado e in appello per il reato di furto aggravato. L’imputato era stato accusato di aver sottratto un flacone di profumo all’interno di un grande centro commerciale, dopo aver rimosso la placca antitaccheggio. La Corte d’Appello di Roma aveva confermato la condanna a due mesi e venti giorni di reclusione e 100 euro di multa, con sospensione condizionale della pena.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basato su sette distinti motivi. Tra i più rilevanti, contestava:
1. La qualificazione del reato come furto consumato, sostenendo che si trattasse solo di un tentativo, poiché la sua condotta era stata costantemente monitorata dagli agenti di Polizia Giudiziaria.
2. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello inadeguata.
3. La sussistenza dell’aggravante, l’improcedibilità dell’azione penale per un presunto vizio della querela e la mancata concessione di altre attenuanti e benefici.

La Valutazione della Tenuità del Fatto secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili quasi tutti i motivi del ricorso, ritenendoli una mera riproposizione di argomenti già adeguatamente respinti in appello. Tuttavia, ha accolto il secondo motivo, quello relativo alla tenuità del fatto, ritenendolo fondato.

Il punto cruciale della decisione risiede nella critica alla motivazione della Corte territoriale. Quest’ultima aveva negato l’applicazione dell’art. 131 bis c.p. basandosi esclusivamente sull’assenza del requisito della “non abitualità” del comportamento, desunta dai precedenti penali, anche specifici, dell’imputato. Secondo la Cassazione, questo approccio è errato e incompleto. Citando le Sezioni Unite (sent. Tushaj, n. 13681/2016), la Corte ricorda che il giudizio sulla tenuità del fatto richiede una valutazione complessa e congiunta di tutti gli indicatori previsti dall’art. 133, primo comma, del codice penale, ovvero:

* Le modalità della condotta.
* Il grado di colpevolezza.
* L’entità del danno o del pericolo.

La Corte d’Appello, invece, si era limitata a una valutazione parziale, omettendo di analizzare l’effettiva offensività del fatto concreto, finendo per utilizzare una motivazione assimilabile a una “clausola di stile”.

Gli Altri Motivi di Ricorso

Per completezza, la Cassazione ha respinto gli altri motivi principali affermando che:
* Il furto era da considerarsi consumato e non solo tentato, poiché l’imputato era riuscito a superare le casse e ad acquisire un’autonoma disponibilità del bene, seppur per breve tempo, prima di essere fermato.
* La querela era valida.
* L’aggravante della rimozione della placca antitaccheggio era correttamente contestata.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Suprema Corte si concentra sulla necessità di un giudizio sostanziale e non meramente formale per l’applicazione dell’art. 131 bis c.p. Un giudice non può fermarsi al mero dato dei precedenti penali per escludere la non punibilità. È suo dovere entrare nel merito della vicenda specifica, valutando se, al di là del profilo soggettivo dell’autore, l’episodio criminoso in sé presenti quel grado di minima offensività che la norma intende depenalizzare. La decisione della Corte d’Appello è stata quindi annullata su questo punto perché carente di una valutazione effettiva sulla gravità della condotta e sull’entità del danno.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio di garanzia fondamentale: l’analisi sulla tenuità del fatto deve essere sempre completa e concreta. I precedenti penali sono un elemento da considerare per valutare l’abitualità, ma non possono diventare l’unico fattore dirimente che esonera il giudice da un’analisi approfondita del fatto storico. La decisione della Cassazione ha quindi annullato la sentenza impugnata, limitatamente alla questione dell’art. 131 bis c.p., rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Roma per un nuovo e più completo esame.

Quando un furto si considera “tentato” e quando “consumato”?
Secondo la sentenza, il furto si considera consumato quando l’agente acquisisce l’autonoma disponibilità della cosa sottratta, anche se per un breve lasso di tempo, uscendo dalla sfera di vigilanza del detentore. Nel caso di specie, aver rimosso la placca antitaccheggio ed essere uscito dall’esercizio commerciale è stato ritenuto sufficiente a perfezionare il reato, rendendo irrilevante il fatto che la condotta fosse monitorata a distanza.

Perché la Corte ha annullato la sentenza pur respingendo quasi tutti i motivi di ricorso?
La Corte ha annullato la sentenza perché ha riscontrato un errore di diritto decisivo nella parte in cui i giudici d’appello hanno negato l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La motivazione era insufficiente perché si basava unicamente sui precedenti penali dell’imputato, omettendo la necessaria e completa valutazione delle modalità della condotta e dell’esiguità del danno.

Un precedente penale impedisce sempre l’applicazione della “tenuità del fatto”?
No. La sentenza chiarisce che, sebbene i precedenti penali siano rilevanti per valutare il requisito della “non abitualità” della condotta, non sono un ostacolo assoluto. Il giudice ha sempre l’obbligo di effettuare una valutazione complessiva che consideri tutti gli aspetti del reato specifico, come le modalità dell’azione, la colpevolezza e l’entità del danno. Un riferimento generico ai precedenti non è sufficiente a giustificare il diniego del beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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