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Tenuità del fatto: la Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per evasione dagli arresti domiciliari. La Corte d’appello aveva negato la non punibilità per particolare tenuità del fatto, motivando che l’imputato si era allontanato ‘senza alcuna valida ragione’. La Cassazione ha ritenuto tale motivazione insufficiente, stabilendo che per escludere la tenuità del fatto non basta constatare l’esistenza del reato, ma è necessario applicare i criteri di valutazione della gravità del reato previsti dall’art. 133 del codice penale. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio sul punto.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tenuità del fatto: la Cassazione chiarisce i criteri di valutazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Con la sentenza in esame, i giudici supremi hanno annullato una condanna per evasione, chiarendo che la motivazione per escludere l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale non può essere superficiale o tautologica.

Il caso in esame: condanna per evasione e ricorso in Cassazione

I fatti alla base della decisione riguardano un soggetto condannato in primo grado e in appello per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale. L’imputato, sottoposto agli arresti domiciliari, si era allontanato dalla propria abitazione.

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente la violazione di legge da parte della Corte di appello nel negare l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. Quest’ultimo articolo, come noto, esclude la punibilità quando l’offesa è di particolare tenuità del fatto e il comportamento del reo non è abituale.

La Corte territoriale aveva respinto la richiesta della difesa osservando semplicemente che l’imputato si era allontanato «senza alcuna valida ragione», ritenendo questo elemento sufficiente a escludere la lieve entità del fatto.

La valutazione della tenuità del fatto secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, giudicando la motivazione della Corte di appello del tutto insufficiente. I giudici di legittimità hanno ribadito un orientamento consolidato: per valutare l’applicabilità della causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, il giudice deve fare riferimento ai criteri indicati nell’art. 133, primo comma, del codice penale.

Questi criteri includono la natura, la specie, i mezzi, l’oggetto, il tempo, il luogo e ogni altra modalità dell’azione, la gravità del danno o del pericolo cagionato alla persona offesa dal reato e l’intensità del dolo. Affermare che l’imputato ha agito “senza alcuna valida ragione” equivale semplicemente a confermare l’esistenza dell’elemento soggettivo del reato di evasione, ma non dice nulla sulla sua concreta gravità. In altre parole, la Corte di appello si è limitata a constatare che il reato sussisteva, senza però compiere la necessaria valutazione sulla sua effettiva tenuità.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che, sebbene non sia necessaria una disamina analitica di tutti gli elementi previsti dall’art. 133 c.p., il giudice di merito è comunque tenuto a indicare quali elementi ha ritenuto rilevanti per escludere la lieve entità del fatto. Limitarsi a rilevare la condizione costitutiva del reato di evasione (l’allontanamento dall’abitazione) senza ulteriori approfondimenti costituisce un vizio di motivazione che impone l’annullamento della sentenza.

La decisione, quindi, non entra nel merito della colpevolezza dell’imputato, ma si concentra sul metodo che i giudici devono seguire. Il giudizio sulla tenuità del fatto è un giudizio autonomo e distinto da quello sulla sussistenza del reato e richiede un’analisi specifica e concreta delle circostanze.

Le conclusioni

Con questa pronuncia, la Corte di Cassazione rafforza le garanzie difensive, imponendo ai giudici di merito una motivazione rigorosa e non apparente quando decidono di non applicare l’art. 131-bis c.p. La sentenza ha un’importante implicazione pratica: non è sufficiente affermare l’esistenza del reato per negare la sua particolare tenuità. È invece obbligatorio condurre una valutazione ponderata sulla base dei criteri normativi, spiegando perché, nel caso specifico, l’offesa non possa essere considerata di lieve entità. Il caso è stato quindi rinviato ad un’altra sezione della Corte di appello di Firenze per un nuovo giudizio che tenga conto di questi principi.

Per escludere la tenuità del fatto è sufficiente affermare che l’imputato ha agito ‘senza valida ragione’?
No, secondo la Cassazione questa motivazione è insufficiente. Equivale a confermare l’esistenza del reato, ma non analizza la sua concreta gravità, che è il presupposto per l’applicazione dell’art. 131-bis cod. pen.

Quali criteri deve utilizzare il giudice per valutare la particolare tenuità del fatto?
Il giudice deve utilizzare i criteri indicati dall’articolo 133, primo comma, del codice penale. Questi includono le modalità dell’azione, la gravità del danno o del pericolo e l’intensità dell’intenzione colpevole.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione nel caso di specie?
La Corte ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto sull’applicazione dell’art. 131-bis cod. pen. e ha rinviato il caso ad un’altra Sezione della Corte di appello per un nuovo giudizio che applichi correttamente i principi di diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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