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Tenuità del fatto: inammissibile se chiesta in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per violazione delle norme sull’immigrazione. La Corte ha stabilito che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere eccepita per la prima volta in sede di legittimità, ma deve essere richiesta nel giudizio di merito. Inammissibili anche le richieste di nuova valutazione dei fatti e la doglianza sulla presunta eccessività della pena.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tenuità del fatto: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia processuale: la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto deve essere sollevata durante il giudizio di merito e non può essere proposta per la prima volta in sede di legittimità. Questa decisione offre importanti spunti sulla strategia difensiva e sui limiti del ricorso in Cassazione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza del Giudice di Pace che condannava un individuo alla pena di 10.000 euro di multa per il reato previsto dall’art. 14, comma 5-ter, del Testo Unico sull’Immigrazione (d.lgs. n. 286/1998), relativo alla permanenza illegale nel territorio dello Stato.

Contro questa decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso in Cassazione basandolo su tre motivi principali:
1. La richiesta di un’integrazione istruttoria per dimostrare la breve durata della sua permanenza illecita.
2. La lamentela per la mancata assoluzione per particolare tenuità del fatto ai sensi dell’art. 34 del d.P.R. n. 274/2000.
3. La contestazione dell’eccessività della pena inflitta.

La Decisione della Corte sulla tenuità del fatto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, respingendo ogni doglianza. La motivazione centrale, e di maggior interesse giuridico, riguarda proprio l’istituto della particolare tenuità del fatto.

Gli Ermellini hanno chiarito che, per l’applicazione di questa causa di esclusione della punibilità, è necessaria una richiesta esplicita da parte dell’imputato o, quantomeno, la sua non opposizione. Nel caso specifico, non risultava che tale richiesta fosse mai stata avanzata durante il giudizio davanti al Giudice di Pace. Di conseguenza, la questione non poteva essere sollevata per la prima volta dinanzi alla Corte di Cassazione. Questo principio si fonda sulla natura stessa dell’istituto, che richiede una partecipazione dell’imputato non compatibile con una pronuncia d’ufficio in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha smontato punto per punto i motivi del ricorso con argomentazioni precise.

In primo luogo, la richiesta di integrazione istruttoria è stata ritenuta inammissibile in quanto la Corte di Cassazione opera come giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è rivalutare i fatti o acquisire nuove prove, ma solo verificare la corretta applicazione delle norme di diritto. Tale richiesta, pertanto, esulava completamente dalle sue competenze.

In secondo luogo, e come già anticipato, la censura relativa all’omesso proscioglimento per tenuità del fatto è stata dichiarata inammissibile per la sua tardività. Citando un proprio precedente (Sez. 1, n. 49171/2016), la Corte ha ribadito che la doglianza è proponibile solo se l’istituto è stato oggetto di discussione nel giudizio di merito. In assenza di una specifica deduzione difensiva in quella sede, la questione non può essere introdotta ex novo in Cassazione.

Infine, anche il motivo relativo all’eccessività della pena è stato giudicato inammissibile. La Corte ha osservato che la doglianza era generica e che la pena-base applicata non superava la media edittale, non richiedendo quindi una motivazione particolarmente dettagliata da parte del giudice di merito. La determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice e può essere sindacata in Cassazione solo in caso di manifesta illogicità, qui non riscontrata.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame conferma un orientamento consolidato e offre una lezione chiara: le strategie difensive devono essere articolate e complete fin dal primo grado di giudizio. La particolare tenuità del fatto è uno strumento potente a disposizione della difesa, ma la sua applicazione è subordinata a precise regole procedurali. Attendere il giudizio di Cassazione per sollevare questioni che dovevano essere trattate in precedenza si traduce non solo nel rigetto del ricorso, ma anche in conseguenze economiche per l’imputato. La declaratoria di inammissibilità, infatti, comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata quantificata in 3.000 euro.

È possibile chiedere l’assoluzione per particolare tenuità del fatto per la prima volta in Cassazione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta di proscioglimento per particolare tenuità del fatto deve essere avanzata nel corso del giudizio di merito. Non può essere proposta per la prima volta in sede di legittimità, in quanto richiede una deduzione specifica della difesa e la non opposizione dell’imputato.

Perché la Corte di Cassazione non può valutare nuove prove?
La Corte di Cassazione è un “giudice di legittimità”, il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi inferiori, non riesaminare i fatti del caso o ammettere nuove prove. Le richieste di integrazione istruttoria sono quindi inammissibili.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo quanto stabilito nel provvedimento, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (nel caso specifico, 3.000 euro) in favore della Cassa delle ammende, a meno che non dimostri di non aver agito con colpa nel determinare la causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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