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Tenuità del fatto guida in ebbrezza: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Procuratore contro un’assoluzione per guida in stato di ebbrezza. La decisione si basa sulla corretta applicazione del principio di particolare tenuità del fatto, poiché il giudice di merito aveva adeguatamente motivato la sua scelta considerando il lieve superamento del tasso alcolemico, l’assenza di passeggeri e di incidenti, e il fatto che si trattasse di un controllo di routine.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Particolare Tenuità del Fatto nella Guida in Stato di Ebbrezza: Analisi di un’Ordinanza della Cassazione

Recentemente, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di guida in stato di ebbrezza, confermando un’assoluzione basata sulla tenuità del fatto. Questa decisione ribadisce l’importanza della valutazione complessiva della condotta dell’imputato, andando oltre il mero dato numerico del tasso alcolemico. L’ordinanza n. 6650/2024 offre spunti fondamentali per comprendere i limiti dell’applicabilità di questa causa di non punibilità.

I Fatti di Causa

Un automobilista veniva fermato durante un ordinario controllo stradale e sottoposto all’alcoltest, risultando con un tasso alcolemico lievemente superiore alla soglia di rilevanza penale (fascia b) dell’art. 186 del Codice della Strada). Il Tribunale di Asti, in primo grado, lo assolveva per la particolare tenuità del fatto. Il giudice motivava la sua decisione evidenziando una serie di circostanze specifiche: il lieve scostamento dal limite di legge, l’assenza di passeggeri a bordo del veicolo, la mancata causazione di incidenti stradali e il fatto che il controllo fosse avvenuto in un contesto di normale pattugliamento, senza che l’automobilista avesse destato sospetti per una guida anomala.

Contro questa sentenza, il Procuratore della Repubblica proponeva ricorso per cassazione, ritenendo errata l’applicazione dell’istituto.

La Decisione della Corte e la tenuità del fatto

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Procuratore inammissibile. Secondo i giudici supremi, il ricorso non mirava a contestare un errore di diritto, ma piuttosto a criticare la valutazione discrezionale compiuta dal giudice di merito, un’operazione preclusa in sede di legittimità.

La Corte ha stabilito che la valutazione sulla tenuità del fatto è di competenza del giudice che analizza il caso concreto e, se la sua motivazione è logica, coerente e priva di vizi manifesti, non può essere messa in discussione dalla Cassazione. In sostanza, il Procuratore esprimeva un mero dissenso rispetto a una decisione ben ponderata e giustificata.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella validità degli elementi utilizzati dal Tribunale per fondare il suo giudizio. La Cassazione ha ritenuto che la motivazione dell’assoluzione fosse “congruamente giustificata” e basata su elementi fattuali certamente utilizzabili. Il giudice di primo grado aveva correttamente valorizzato:

1. Le modalità della condotta: il superamento del tasso alcolemico era minimo.
2. L’assenza di pericolo concreto: la guida non era stata incerta o pericolosa, non c’erano passeggeri a bordo e non si erano verificati sinistri.
3. Il contesto del controllo: l’accertamento era scaturito da un controllo di routine e non da una segnalazione o da una manovra sospetta.

Questa argomentazione, secondo la Corte, è risultata scevra da contraddizioni o manifeste illogicità, nonché coerente con i principi di diritto già affermati dalla giurisprudenza in materia. La decisione del Tribunale non è stata, quindi, un atto arbitrario, ma il risultato di un’attenta ponderazione di tutti gli indici previsti dalla legge per valutare la gravità del fatto nel suo complesso.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio: la condanna per guida in stato di ebbrezza non è un automatismo che scatta al solo superamento della soglia legale. Il giudice ha il dovere di analizzare l’intero contesto e può, con una motivazione adeguata, escludere la punibilità quando il fatto risulti di particolare tenuità. Questa pronuncia riafferma la centralità della discrezionalità del giudice di merito e il principio di proporzionalità della sanzione penale, evitando che condotte di minima offensività portino a conseguenze sproporzionate per il cittadino.

Una persona può essere assolta per guida in stato di ebbrezza anche se il suo tasso alcolemico supera il limite di legge?
Sì, è possibile ottenere un’assoluzione per “particolare tenuità del fatto” se la violazione è considerata complessivamente di minima gravità, come stabilito in questa ordinanza.

Quali fattori considera il giudice per applicare la particolare tenuità del fatto alla guida in ebbrezza?
Il giudice valuta diversi elementi, tra cui l’entità del superamento del tasso alcolemico, le modalità di guida, l’assenza di passeggeri a bordo, la mancata provocazione di incidenti e le circostanze del controllo di polizia.

Il Pubblico Ministero può fare ricorso in Cassazione se non è d’accordo con l’assoluzione per tenuità del fatto decisa da un giudice?
No, se il ricorso si limita a contestare la valutazione discrezionale del giudice senza evidenziare errori di diritto o vizi logici nella motivazione. La Cassazione ha dichiarato un ricorso di questo tipo inammissibile, in quanto il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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