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Tenuità del fatto esclusa per resistenza a P.U.

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, basata sulla particolare tenuità del fatto. La Suprema Corte ha chiarito che, secondo l’art. 131-bis c.p., questa causa di non punibilità è specificamente esclusa quando il reato è commesso contro ufficiali o agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria nell’esercizio delle loro funzioni. Il caso riguardava un cittadino che si era opposto a un controllo dei Carabinieri durante il lockdown per il Covid-19.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tenuità del Fatto: Inapplicabile per Resistenza a Pubblico Ufficiale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22925 del 2024, ha riaffermato un principio cruciale riguardo l’applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto. Questa importante pronuncia chiarisce che tale beneficio non può essere concesso per il reato di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) quando commesso nei confronti di agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria. La decisione scaturisce da un caso avvenuto durante il primo lockdown per la pandemia di Covid-19, offrendo spunti di riflessione sull’equilibrio tra la gravità del reato e la tutela delle funzioni pubbliche.

I Fatti del Caso: un Controllo durante l’Emergenza Sanitaria

La vicenda ha origine il 18 aprile 2020, in pieno periodo di restrizioni per il contenimento della pandemia. Un giovane veniva sottoposto a un controllo da parte di due Carabinieri per verificare il rispetto delle normative anti-contagio. Durante il controllo, il soggetto opponeva resistenza fisica, divincolandosi dalla presa degli agenti, e si rifiutava di fornire i documenti e le proprie generalità. Per questi fatti, veniva imputato dei reati di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) e di rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale (art. 651 c.p.).

La Decisione di Primo Grado e il Ricorso della Procura

Il Tribunale di Asti, in primo grado, assolveva l’imputato da entrambi i reati applicando la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale. Il giudice di merito aveva considerato i fatti di lieve entità, valorizzando anche lo stato di incensuratezza dell’imputato.
Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica proponeva ricorso per cassazione, denunciando una chiara violazione di legge. Secondo la Procura, il Tribunale aveva ignorato la previsione normativa che esclude espressamente l’applicazione della tenuità del fatto per il delitto di resistenza a pubblico ufficiale quando il reato è commesso nei confronti di un ufficiale o agente di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria nell’esercizio delle proprie funzioni.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Procuratore, ritenendolo fondato. I giudici di legittimità hanno ricostruito l’evoluzione normativa dell’art. 131-bis c.p., sottolineando come, sia nella versione vigente all’epoca dei fatti (aprile 2020) sia nelle successive modifiche, il legislatore abbia sempre previsto una specifica clausola ostativa per reati come la resistenza a pubblico ufficiale.
La Corte ha chiarito che, per escludere l’applicazione del beneficio, non è sufficiente la generica qualifica di ‘pubblico ufficiale’ della vittima, ma è necessario che si tratti specificamente di un ‘ufficiale o agente di pubblica sicurezza’ o di un ‘ufficiale o agente di polizia giudiziaria’. Questa distinzione è volta a garantire una tutela rafforzata a quei soggetti che, per le loro funzioni, sono maggiormente esposti a condotte aggressive.
Nel caso specifico, i due Carabinieri (un maresciallo e un carabiniere semplice) stavano svolgendo un’attività di controllo del territorio per l’osservanza delle misure sanitarie, agendo inequivocabilmente nell’esercizio delle loro funzioni di polizia giudiziaria e pubblica sicurezza. Di conseguenza, la condotta dell’imputato rientrava pienamente nella fattispecie ostativa prevista dalla legge, rendendo illegittima l’applicazione della causa di non punibilità.

Conclusioni

La Cassazione ha pertanto annullato la sentenza impugnata limitatamente al reato di cui all’art. 337 c.p., disponendo il rinvio alla Corte di Appello di Torino per un nuovo giudizio. Questa pronuncia ribadisce con forza che la particolare tenuità del fatto non è un beneficio applicabile indiscriminatamente. La scelta del legislatore di escluderlo per i reati commessi contro le forze dell’ordine in servizio risponde all’esigenza di tutelare il corretto svolgimento delle funzioni pubbliche e di non sminuire la gravità di condotte che minano l’autorità dello Stato.

È possibile applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto al reato di resistenza a pubblico ufficiale?
No, non è possibile quando il reato è commesso nei confronti di un ufficiale o agente di pubblica sicurezza o di un ufficiale o agente di polizia giudiziaria nell’esercizio delle proprie funzioni. L’articolo 131-bis del codice penale prevede una specifica esclusione per questi casi.

Perché la qualifica dei Carabinieri come agenti di pubblica sicurezza è stata decisiva nel caso in esame?
La qualifica è stata decisiva perché la norma che esclude l’applicazione della tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) si riferisce specificamente a reati commessi contro agenti di pubblica sicurezza o polizia giudiziaria. Poiché i Carabinieri agivano in tale veste, la condizione ostativa era pienamente integrata, rendendo illegittima l’assoluzione.

Cosa accade dopo l’annullamento della sentenza da parte della Cassazione?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza e ha disposto il rinvio alla Corte di Appello di Torino. Ciò significa che si terrà un nuovo processo di secondo grado limitatamente al reato di resistenza a pubblico ufficiale, durante il quale il nuovo giudice dovrà attenersi al principio di diritto stabilito dalla Cassazione, ossia l’inapplicabilità della tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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