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Tenuità del fatto: esclusa per droga e condotta abituale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Milano. L’imputato chiedeva il riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e di un’attenuante. La Corte ha stabilito che la tenuità del fatto è esclusa a causa della gravità complessiva della condotta, della natura della sostanza (droga sintetica) e della ripetitività del comportamento, che non permette di considerare l’evento come circoscritto. Si ribadisce la distinzione tra la fattispecie di ‘lieve entità’ nei reati di droga e quella generale della ‘particolare tenuità del fatto’, che non sono sovrapponibili.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tenuità del Fatto e Stupefacenti: la Cassazione fa Chiarezza

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, introdotta dall’art. 131-bis del codice penale, è spesso oggetto di dibattito, specialmente in materia di sostanze stupefacenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti spunti di riflessione, delineando i confini tra la lieve entità del reato di spaccio e i presupposti per l’esclusione della punibilità. La Corte ha stabilito che la ripetitività della condotta e la gravità complessiva del reato possono precludere l’accesso a questo beneficio, anche a fronte di quantitativi non ingenti.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato contro la decisione della Corte d’Appello di Milano, che aveva confermato la sua condanna per un reato legato agli stupefacenti. L’imputato lamentava il mancato riconoscimento di due istituti a suo favore: l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. (la particolare tenuità del fatto, appunto) e la concessione dell’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.). Il suo ricorso si basava sull’idea che il fatto contestato fosse di minima offensività, ma la sua tesi non ha convinto i giudici di legittimità.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo una mera riproposizione di argomenti già correttamente esaminati e respinti dalla Corte d’Appello. I giudici hanno sottolineato come la motivazione della sentenza impugnata fosse logica, coerente e giuridicamente corretta, e quindi non soggetta a censure in sede di legittimità.

La Distinzione tra Lieve Entità e Tenuità del Fatto

Uno dei punti centrali dell’ordinanza riguarda la distinzione fondamentale tra due concetti spesso confusi:

1. Lieve entità del reato (art. 73, comma 5, D.P.R. 309/90): Si tratta di una circostanza attenuante specifica per i reati in materia di stupefacenti, che considera mezzi, modalità, circostanze dell’azione, quantità e qualità delle sostanze.
2. Particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.): È una causa di non punibilità generale, applicabile a tutti i reati con pene contenute, che richiede una valutazione complessa basata sulle modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo. Inoltre, presuppone che la condotta non sia abituale.

La Cassazione ha ribadito, seguendo un orientamento consolidato, che queste due fattispecie non coincidono. Il riconoscimento della prima non comporta automaticamente l’applicazione della seconda. Hanno infatti scopi e strutture diverse.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto inapplicabile la tenuità del fatto per diverse ragioni. In primo luogo, i giudici di merito avevano correttamente evidenziato la gravità complessiva del fatto, considerando non solo la quantità, ma anche la natura della sostanza (una droga sintetica destinata a un mercato di nicchia) e le modalità della condotta, che denotavano un certo allarme sociale. In secondo luogo, un elemento decisivo è stato il carattere non occasionale del comportamento dell’imputato. Dalla sua fedina penale emergeva una ripetitività della condotta, un fattore che, per espressa previsione normativa, osta all’applicazione dell’art. 131-bis c.p. Il fatto, quindi, non poteva essere considerato un evento isolato e circoscritto. Citando le Sezioni Unite (sent. Tushaj, 2016), la Corte ha ricordato che il giudizio sulla tenuità non riguarda la condotta tipica descritta dalla norma, ma il ‘fatto storico’, cioè la situazione reale e irripetibile realizzata dall’agente in tutti i suoi elementi concreti.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio importante: la valutazione sulla tenuità del fatto è un giudizio complesso che va oltre la semplice analisi del quantitativo di droga. La non abitualità della condotta è un requisito imprescindibile e la gravità complessiva, desunta da indicatori come la natura della sostanza e le modalità operative, gioca un ruolo cruciale. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’invocazione dell’art. 131-bis c.p. in materia di stupefacenti richiede un’analisi approfondita che dimostri non solo la scarsa offensività del singolo episodio, ma anche l’assoluta occasionalità del comportamento dell’imputato, un requisito che spesso si rivela difficile da soddisfare.

La concessione dell’attenuante della lieve entità per reati di droga (art. 73 comma 5) implica automaticamente la non punibilità per tenuità del fatto (art. 131-bis)?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che si tratta di due fattispecie strutturalmente e teleologicamente non coincidenti. L’applicazione della prima non implica quella della seconda, poiché richiedono valutazioni basate su criteri differenti.

Quali elementi possono impedire l’applicazione della tenuità del fatto in un caso di spaccio di stupefacenti?
Secondo la sentenza, gli elementi ostativi sono la gravità complessiva del fatto (che include le modalità della condotta e l’entità del pericolo) e, soprattutto, il carattere non abituale della condotta. La ripetitività del comportamento, anche desumibile dal casellario giudiziale, esclude la possibilità di ritenere l’evento circoscritto e quindi di applicare il beneficio.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, secondo l’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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