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Tenuita del fatto e truffa militare: Cassazione

La Corte di Cassazione ha analizzato il caso di due militari accusati di truffa per essersi allontanati dal servizio per un’ora. La Corte ha applicato la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a uno dei due, annullando la condanna, in considerazione del danno esiguo e dell’episodicità della condotta. Ha invece confermato la condanna per l’altro militare, un ufficiale di grado elevato, ritenendo che il suo comportamento, unito ad altre accuse di collusione, non avesse il requisito della tenuità.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Militare per un’ora di assenza: quando si applica la particolare tenuità del fatto?

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, torna a pronunciarsi sui confini applicativi della particolare tenuità del fatto, chiarendo come questo istituto debba essere valutato in un caso di truffa militare per assenteismo. La vicenda ha visto due militari accusati dello stesso reato, ma con esiti processuali opposti: uno assolto per la tenuità dell’offesa, l’altro condannato. Questa decisione offre spunti fondamentali per comprendere come il giudice debba ponderare non solo il danno economico, ma l’intero contesto della condotta illecita.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria riguarda due militari della Guardia di Finanza. Entrambi sono stati accusati di truffa militare per essersi recati, durante l’orario di servizio, presso un autosalone per motivi personali. L’assenza, durata circa un’ora, aveva generato un danno economico per l’amministrazione quantificato in poco più di 23 euro.

Uno dei due militari, un ufficiale di alto grado, era inoltre accusato di un separato reato di collusione con il titolare dell’autosalone. Secondo l’accusa, l’ufficiale avrebbe rassicurato una cliente sulla legittimità di un acquisto, pur essendo a conoscenza di indagini in corso sulle attività commerciali del venditore.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha adottato una decisione differenziata per i due imputati.

Per il militare accusato solo della truffa militare, i giudici hanno accolto il ricorso, annullando la sentenza di condanna senza rinvio. La Corte ha ritenuto applicabile la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale.

Per l’ufficiale di grado superiore, invece, il ricorso è stato respinto in toto. La sua condanna, sia per la truffa militare che per la collusione, è stata confermata. La Corte ha escluso che la sua condotta potesse essere considerata di particolare tenuità.

Le Motivazioni: una valutazione complessa della tenuità del fatto

La parte centrale della sentenza risiede nelle motivazioni che hanno portato a questa biforcazione. La Cassazione ha spiegato che la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non può basarsi unicamente su dati quantitativi, come la durata dell’assenza o l’esiguità del danno economico.

Nel caso del primo militare, la Corte ha valorizzato proprio questi elementi (un’ora di assenza e un danno di circa 23 euro), unendoli alla natura episodica della sua condotta. Poiché era stato assolto da tutte le altre accuse, il suo comportamento fraudolento appariva come un fatto isolato e di minima gravità, tale da rientrare pienamente nella previsione dell’art. 131-bis c.p.

Al contrario, per l’ufficiale, le stesse circostanze oggettive (un’ora di assenza e 23 euro di danno) sono state interpretate in modo diverso. La Corte ha ritenuto che la sua condotta dovesse essere valutata nel contesto più ampio del suo comportamento illecito, che includeva anche il grave reato di collusione. Inoltre, il suo alto grado e il prestigio della sua posizione professionale imponevano un dovere di condotta ancora più rigoroso. Secondo i giudici, il suo comportamento ha dimostrato un disprezzo per tali doveri che impediva di qualificare il fatto come di modesto disvalore. La truffa, quindi, non era un episodio isolato, ma si inseriva in un quadro di condotte non conformi ai doveri di un alto ufficiale.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto richiede una valutazione complessa e congiunta di tutti gli elementi della fattispecie. Il giudice deve considerare non solo le modalità della condotta e l’entità del danno, ma anche il grado di colpevolezza del soggetto e il contesto generale in cui il reato si inserisce. La posizione, il ruolo e le responsabilità dell’autore del reato possono essere decisivi nel negare il riconoscimento di un beneficio che è riservato a offese realmente marginali e non a comportamenti che, pur minimi nell’apparenza, rivelano un più profondo disvalore penale.

Un’assenza dal lavoro di una sola ora può costituire reato di truffa militare?
Sì, la condotta può integrare il reato di truffa militare. Tuttavia, come stabilito dalla sentenza, se il danno è esiguo, la condotta è episodica e non vi sono altri elementi di gravità, il fatto può essere considerato non punibile per particolare tenuità ai sensi dell’art. 131-bis c.p.

Quando si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Si applica quando l’offesa presenta un disvalore minimo. La valutazione non si basa solo su dati quantitativi (come l’importo del danno), ma richiede un giudizio complesso e congiunto che considera le modalità della condotta, l’entità del danno o del pericolo e il grado di colpevolezza del reo, desumibile da tutti gli elementi del caso concreto.

Perché la stessa accusa ha portato a esiti diversi per i due militari?
Perché la Corte ha valutato il contesto complessivo. Per un militare, l’assenza di un’ora era un episodio isolato e di minima entità, giustificando la non punibilità. Per l’altro militare, un ufficiale di alto grado, la stessa assenza è stata vista come parte di un comportamento più ampio e grave, che includeva anche un’accusa di collusione, rendendo la sua condotta non meritevole del beneficio della particolare tenuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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