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Tenuità del fatto e spaccio: no alla non punibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti. La difesa chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.), ma la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, escludendo tale beneficio. Le modalità della condotta, tra cui l’occultamento della sostanza, il confezionamento in singole dosi e il numero complessivo di dosi ricavabili, sono state ritenute indicative di una gravità tale da superare la soglia della tenuità, generando un concreto allarme sociale.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tenuità del Fatto: Quando lo Spaccio di Droga non è Lieve

L’applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto nel reato di spaccio di stupefacenti è un tema complesso e dibattuto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che non basta una modica quantità di sostanza per ottenere il beneficio, ma è necessario un esame complessivo della condotta. Se le modalità operative rivelano un’organizzazione e destano allarme sociale, la porta della non punibilità resta chiusa.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un giovane condannato in primo grado e in appello per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990 (il cosiddetto “spaccio di lieve entità”). L’imputato era stato trovato in possesso di dieci dosi di marijuana e dieci stecchette di hashish. Le sostanze erano abilmente occultate nel passaruota di un’automobile parcheggiata in un noto quartiere di Palermo, confezionate in singole dosi pronte per la vendita al dettaglio.

Il Ricorso in Cassazione e la Questione della Tenuità del Fatto

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su un unico motivo: il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’articolo 131 bis del codice penale. Secondo il ricorrente, la condotta contestata, per la quantità di droga e le circostanze, avrebbe dovuto essere considerata talmente lieve da non meritare una sanzione penale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno sottolineato che la valutazione sulla tenuità del fatto non è un calcolo matematico basato solo sul peso della droga, ma un giudizio complesso che deve considerare tutti gli indici previsti dall’art. 133 del codice penale.

Nello specifico, la Corte ha individuato diversi elementi che, nel loro insieme, rendevano la condotta tutt’altro che tenue:

1. Le modalità della condotta: L’occultamento della droga in un’auto e il suo confezionamento in dosi singole sono stati interpretati come chiari indicatori di un’attività di spaccio organizzata e non occasionale, il cosiddetto “spaccio da strada”.
2. Il numero di dosi: Sebbene le dosi sequestrate fossero venti, la Corte ha valorizzato il fatto che la quantità complessiva di principio attivo avrebbe permesso di ricavare un numero di dosi medie singole ben più elevato, prossimo al centinaio.
3. L’allarme sociale: La condotta, per come è stata posta in essere, è stata ritenuta idonea a generare un concreto pericolo per la salute pubblica e un significativo allarme sociale, fattori che contrastano con il concetto di “particolare tenuità”.

La Cassazione ha ribadito che il giudizio sulla tenuità del fatto è una prerogativa del giudice di merito, e può essere contestato in sede di legittimità solo se la motivazione è palesemente illogica o assente, cosa che in questo caso non è avvenuta. La Corte d’Appello aveva, infatti, fornito una motivazione coerente e giuridicamente corretta per escludere il beneficio.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante spunto di riflessione: per escludere la punibilità per tenuità del fatto non si guarda solo a “cosa” si è commesso, ma soprattutto a “come”. Elementi come la preparazione delle dosi, la scelta di un luogo strategico per lo spaccio e la quantità potenziale di clienti raggiungibili sono tutti fattori che pesano sulla bilancia del giudice. La decisione conferma un orientamento rigoroso, secondo cui l’attività di spaccio, anche se riguarda quantità non ingenti, difficilmente può essere considerata lieve quando le sue modalità operative rivelano una chiara pericolosità sociale.

Quando può essere applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto nello spaccio di droga?
L’applicazione non è automatica per piccole quantità, ma richiede una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto, come le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo, ai sensi dell’art. 133 del codice penale.

Perché in questo caso specifico la Cassazione ha escluso la tenuità del fatto?
La Corte ha escluso la tenuità del fatto a causa di specifici elementi aggravanti: l’occultamento della droga in un’auto, il confezionamento in singole dosi pronte per lo spaccio, il numero complessivo di dosi ricavabili (quasi cento) e il conseguente allarme sociale generato, che indicavano una condotta non meramente occasionale o irrilevante.

Quali elementi sono decisivi per valutare la gravità di un’azione di spaccio ai fini dell’art. 131 bis c.p.?
Sono decisivi gli elementi che descrivono le forme di estrinsecazione del comportamento. Nel caso di specie, sono stati ritenuti rilevanti il confezionamento in dosi, il peso complessivo, le modalità di occultamento e il contesto di “spaccio da strada”, tutti fattori che insieme delineano un contrasto con la legge e un bisogno di pena che superano la soglia della particolare tenuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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