Tenuità del Fatto: Non Applicabile alla Ricettazione di una Carta di Soggiorno
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso significativo riguardante l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto al reato di ricettazione di una carta di soggiorno. La decisione sottolinea come la valutazione della gravità di un reato debba tenere conto di tutte le circostanze, incluso il vantaggio che l’autore intende conseguire.
I Fatti del Caso: La Condanna per Ricettazione
Il caso ha origine dalla condanna di un cittadino straniero per il reato di ricettazione di una carta di soggiorno. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano confermato la sua colpevolezza. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basandosi su un unico motivo: la mancata applicazione dell’articolo 131-bis del codice penale, che prevede la non punibilità per i reati di lieve entità.
Secondo la tesi difensiva, il fatto contestato avrebbe dovuto essere considerato di particolare tenuità e, di conseguenza, non punibile.
L’Applicazione della Tenuità del Fatto nel Diritto Penale
Il principio della tenuità del fatto è uno strumento che consente al giudice di non procedere alla punizione di un soggetto quando l’offesa arrecata al bene giuridico protetto dalla norma sia minima. Per valutare se un’offesa è ‘tenue’, la legge richiede di considerare due indici principali:
1.  Le modalità della condotta: come è stato commesso il reato.
2.  L’esiguità del danno o del pericolo: le conseguenze concrete della condotta.
La giurisprudenza ha chiarito che questa valutazione deve essere complessiva, prendendo in esame tutte le circostanze del caso concreto.
Le Motivazioni della Cassazione sulla Tenuità del Fatto
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello e respingendo la richiesta di applicare la causa di non punibilità.
La Valutazione del Vantaggio Perseguito
Il punto centrale della motivazione risiede nell’analisi del vantaggio che l’imputato intendeva ottenere attraverso la ricettazione del documento. I giudici hanno evidenziato che l’obiettivo non era trascurabile, consistendo nella possibilità di permanere illegittimamente sul territorio nazionale e di godere di tutti i diritti connessi allo status di migrante regolare. Questo specifico vantaggio, secondo la Corte, conferisce al fatto una gravità tale da escludere la possibilità di considerarlo di ‘particolare tenuità’. L’offesa, quindi, non è stata ritenuta lieve perché le sue implicazioni andavano ben oltre il semplice possesso di un oggetto di provenienza illecita.
La Corretta Applicazione dei Principi Giurisprudenziali
La Cassazione ha inoltre affermato che la Corte d’Appello aveva correttamente applicato i principi ermeneutici stabiliti dalla giurisprudenza di legittimità in materia. La decisione impugnata aveva esaminato adeguatamente le argomentazioni della difesa, fornendo una motivazione logica e coerente per escludere la tenuità del fatto.
Le Conclusioni: Quando l’Offesa Non Può Essere Considerata Lieve
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione della tenuità del fatto non può essere astratta, ma deve calarsi nella specificità del caso. Nel contesto dei reati legati all’immigrazione, il possesso di un documento falso o ricettato non può essere considerato un fatto di lieve entità se finalizzato a eludere le leggi sulla permanenza nel territorio dello Stato. Il vantaggio perseguito, in questo caso, è stato ritenuto un elemento decisivo che impedisce l’applicazione dell’istituto della non punibilità. La Corte, dichiarando inammissibile il ricorso, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, confermando la linea di rigore su reati che minano l’ordine pubblico e le normative sull’immigrazione.
 
Per quale reato è stato condannato l’imputato?
L’imputato è stato condannato per il reato di ricettazione di una carta di soggiorno.
Qual era l’unico motivo del ricorso presentato in Cassazione?
L’unico motivo del ricorso era la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale.
Perché la Corte di Cassazione ha escluso la tenuità del fatto in questo specifico caso?
La Corte ha escluso la tenuità del fatto perché ha considerato rilevante il vantaggio perseguito dall’imputato, ovvero la possibilità di permanere illegittimamente sul territorio nazionale e di godere dei diritti connessi allo status di migrante regolare. Questo obiettivo è stato ritenuto di gravità tale da non poter qualificare l’offesa come lieve.
 
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 4437 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7   Num. 4437  Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 09/01/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 25/05/2023 della CORTE APPELLO di CAGLIARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Ritenuto in fatto e considerato in diritl:o
Con l’impugnata sentenza la Corte d’Appello di Cagliari confermava la decisione del locale Tribunale che, in data 4/11/2021, aveva riconosciuto COGNOME NOME colpevole della ricettazi di una carta di soggiorno, condannandolo alla pena ritenuta di giustizia;
-rilevato che l’unico motivo proposto che censura la mancata applicazione della causa di non punibilità di cui all’art. 131 bis cod.pen. reitera rilievi adeguatamente scrut motivatamente disattesi dalla Corte di merito con argomenti che non mostrano frizioni logiche; che, infatti, la sentenza impugnata (pag. 6) ha escluso la tenuità dell’offesa in al complessivo apprezzamento delle circostanze del fatto, evidenziando il vantaggio perseguito, consistente nell’illegittima permanenza sul territorio nazionale e nel godime dei diritti connessi allo status di migrante regolare, facendo corretta applicazione coordinate ermeneutiche enunziate dalla giurisprudenza di legittimità in materia;
-ritenuto che, alla luce delle considerazioni che precedono, il ricorso deve ess dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della sanzione pecuniaria precisata in dispositivo, non ravvisandosi cause d’esonero.
P.Q.MI.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spes processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle Ammende.
Così deciso in Roma il 9 gennaio 2024
La Consigliera estensore
Il Presidente