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Tenuità del fatto e precedenti: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentato furto aggravato. L’imputato chiedeva il riconoscimento della causa di non punibilità per la particolare tenuità del fatto. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che la valutazione sulla tenuità del fatto è un potere discrezionale del giudice, che può essere negata in base alla gravità della condotta e ai precedenti penali dell’imputato, che nel caso di specie integravano una nozione di abitualità.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tenuità del Fatto e Precedenti Penali: Quando il Beneficio Viene Escluso

L’applicazione della causa di non punibilità per la tenuità del fatto, introdotta dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per deflazionare il sistema penale di fronte a illeciti di minima offensività. Tuttavia, la sua concessione non è automatica e dipende da una valutazione complessa da parte del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 13492/2024, offre chiarimenti cruciali sui limiti di questo istituto, in particolare quando l’imputato ha precedenti penali.

Il Caso in Esame: dal Tentato Furto alla Cassazione

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un uomo per tentato furto aggravato, confermata sia in primo grado dal Tribunale di Siracusa sia in appello dalla Corte di Catania. L’imputato ha deciso di ricorrere in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche e, soprattutto, la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. sulla tenuità del fatto.

Secondo la difesa, il fatto contestato era di lieve entità e, pertanto, non meritevole di sanzione penale. Si contestava la decisione dei giudici di merito di non aver concesso né un’ulteriore mitigazione della pena né la declaratoria di non punibilità.

Il Potere Discrezionale del Giudice nella Valutazione della Tenuità del Fatto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione dettagliata che ribadisce i principi cardine per la valutazione della tenuità del fatto. I giudici di legittimità hanno sottolineato che tale valutazione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Questo giudizio deve essere complesso e congiunto, tenendo conto di tutte le peculiarità del caso concreto.

Il riferimento normativo principale è l’art. 133 del codice penale, che elenca i criteri per la commisurazione della pena, tra cui le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo. La Corte ha precisato che, per negare il beneficio, non è necessario che il giudice analizzi meticolosamente tutti gli elementi previsti, ma è sufficiente che indichi quelli ritenuti più rilevanti per la sua decisione, purché la motivazione non si basi su mere clausole di stile.

Le Motivazioni della Decisione della Cassazione

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto adeguata e logica la motivazione della Corte d’Appello. La decisione di non applicare l’art. 131-bis c.p. si fondava su due pilastri solidi: la gravità del fatto e i precedenti penali dell’imputato. I giudici hanno evidenziato che i “plurimi precedenti anche per fatti specifici” erano tali da integrare la nozione di “abitualità”, una condizione che per legge osta alla concessione del beneficio della non punibilità.

In sostanza, anche se un singolo episodio può apparire di lieve entità, la sua collocazione nel contesto della storia criminale di una persona può rivelare una tendenza a delinquere che il legislatore non intende tollerare o considerare irrilevante. La Corte ha quindi stabilito che la motivazione dei giudici di merito, incentrata sulla gravità intrinseca della condotta e sulla biografia criminale dell’imputato, era immune da censure di legittimità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza n. 13492/2024 rafforza un principio fondamentale: la tenuità del fatto non è un diritto dell’imputato, ma l’esito di una valutazione discrezionale del giudice, che deve essere adeguatamente motivata. La presenza di precedenti penali, soprattutto se specifici e reiterati, costituisce un ostacolo significativo all’applicazione del beneficio, in quanto indice di una non occasionale devianza. Questa decisione conferma che il giudizio sulla tenuità del fatto non può limitarsi al singolo episodio, ma deve considerare la personalità dell’autore e il suo rapporto complessivo con la legge penale. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’invocazione dell’art. 131-bis c.p. deve essere supportata da argomenti che non solo minimizzino l’offesa, ma dimostrino anche l’occasionalità del comportamento illecito.

Quando può essere esclusa la causa di non punibilità per tenuità del fatto?
Può essere esclusa quando il giudice, con una motivazione adeguata, ritiene che il fatto non sia di lieve entità, basandosi su elementi come la gravità della condotta e, come nel caso di specie, i precedenti penali dell’imputato che indicano un’abitualità nel commettere reati.

Il giudice deve analizzare tutti gli indicatori dell’art. 133 c.p. per decidere sulla tenuità del fatto?
No. Secondo l’ordinanza, non è necessaria una disamina di tutti gli elementi di valutazione previsti dalla norma, ma è sufficiente che il giudice indichi quelli ritenuti rilevanti a sostegno della propria decisione.

La valutazione del giudice di merito sulla tenuità del fatto può essere contestata in Cassazione?
Sì, ma solo entro limiti ristretti. Essendo una valutazione che rientra nei poteri discrezionali del giudice, può essere contestata davanti alla Corte di Cassazione solo se la motivazione a sostegno è mancante, manifestamente illogica o contraddittoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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