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Tenuità del fatto e guida in stato di ebbrezza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per guida in stato di ebbrezza grave. La Corte ha stabilito che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è applicabile quando il tasso alcolemico rilevato è molto superiore alla soglia di legge, data l’elevata pericolosità della condotta.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in Stato di Ebbrezza: Quando la Tenuità del Fatto Non si Applica

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sul delicato rapporto tra il reato di guida in stato di ebbrezza e l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione conferma un orientamento rigoroso, escludendo il beneficio nei casi in cui il tasso alcolemico sia così elevato da manifestare una notevole pericolosità sociale. Analizziamo insieme la vicenda processuale e le motivazioni alla base della pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna di un’automobilista per il reato previsto dall’art. 186, comma 2, lett. c) del Codice della Strada, ovvero la guida con un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro, la soglia più grave. La sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale di Pescara, era stata parzialmente riformata dalla Corte di Appello di L’Aquila, che aveva eliminato alcune statuizioni accessorie ma confermato la condanna nel resto.

L’imputata, tramite il proprio difensore, ha proposto ricorso per Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Un presunto vizio di motivazione sulla sussistenza stessa del reato, sostenendo che la circolazione fosse avvenuta in un’area privata.
2. Il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La questione della tenuità del fatto nella guida in stato di ebbrezza

Il cuore della questione giuridica risiede nel secondo motivo di ricorso. L’istituto della tenuità del fatto permette di non punire l’autore di un reato quando l’offesa, valutata nel suo complesso, risulti di minima gravità. I parametri per questa valutazione, indicati dall’art. 133 del codice penale, includono le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo cagionato.

La difesa sosteneva che, nonostante la soglia alcolemica superata, il fatto concreto non fosse così grave da meritare una condanna penale. Tuttavia, la giurisprudenza ha spesso mostrato cautela nell’applicare tale beneficio a reati che, per loro natura, comportano un pericolo per la collettività, come la guida in stato di ebbrezza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le doglianze della difesa con argomentazioni chiare e nette.

In primo luogo, riguardo alla presunta circolazione in area privata, i giudici hanno evidenziato come la Corte di Appello avesse correttamente motivato la sua decisione basandosi sulle risultanze processuali, in particolare sulla testimonianza dell’agente operante che aveva confermato la presenza del veicolo su una via pubblica.

Sul punto cruciale della tenuità del fatto, la Cassazione ha ritenuto il motivo manifestamente infondato. Richiamando i principi espressi anche dalle Sezioni Unite, la Corte ha ribadito che il giudizio sulla tenuità richiede una valutazione complessa e congiunta di tutti gli elementi della fattispecie concreta. Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente escluso il beneficio, valorizzando la pericolosità intrinseca della condotta, desunta da un elemento oggettivo inconfutabile: il valore del tasso alcolemico, risultato “di molto superiore anche alla soglia fissata nell’ipotesi più grave”.

Secondo la Corte, un livello di alcol così elevato è di per sé indicativo di una condotta altamente pericolosa e di un grado di colpevolezza non trascurabile, elementi che sono incompatibili con il concetto di “speciale tenuità” richiesto dalla norma.

Le Conclusioni

La decisione in esame consolida un importante principio: il beneficio della non punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere concesso con leggerezza in casi di guida in stato di ebbrezza caratterizzati da un tasso alcolemico significativamente superiore ai limiti di legge. L’elevato livello di intossicazione alcolica costituisce un indice di accentuata pericolosità che osta, di regola, al riconoscimento della minima offensività del fatto. La pronuncia serve quindi da monito, riaffermando che la sicurezza stradale è un bene giuridico tutelato con rigore e che condotte gravemente pericolose non possono essere derubricate a fatti di lieve entità.

La guida in stato di ebbrezza è reato anche se avviene in un’area privata?
La sentenza non affronta direttamente l’ipotesi teorica, ma respinge la tesi difensiva poiché le prove processuali, come la testimonianza di un agente, hanno confermato che la guida si era svolta su una via pubblica, rendendo il reato pienamente configurabile.

La non punibilità per particolare tenuità del fatto può essere applicata alla guida in stato di ebbrezza?
Secondo questa ordinanza, no, se il tasso alcolemico è molto superiore alla soglia prevista per l’ipotesi più grave (1,5 g/l). Un tale valore indica una pericolosità della condotta che è incompatibile con il requisito della “particolare tenuità” dell’offesa richiesto dall’art. 131-bis c.p.

Cosa accade quando un ricorso in Cassazione viene giudicato inammissibile?
Come stabilito in questo caso, la dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la conferma della sentenza impugnata, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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