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Tenuità del fatto: annullata assoluzione senza motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione per reati di contraffazione e ricettazione. Il Tribunale aveva assolto l’imputato per la particolare tenuità del fatto, ma con una motivazione totalmente slegata dal caso e in contrasto con i dati processuali, come i precedenti specifici dell’imputato. La Cassazione ha ritenuto la motivazione apparente e ha rinviato il caso per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tenuità del fatto: quando la motivazione assente porta all’annullamento

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33861/2025, offre un importante chiarimento sui requisiti minimi di una sentenza, in particolare quando si applica l’istituto della tenuità del fatto. La pronuncia sottolinea come una motivazione incoerente, illogica o del tutto slegata dalla realtà processuale equivalga a una motivazione assente, portando inevitabilmente all’annullamento della decisione. Questo caso specifico riguarda un’assoluzione per reati di contraffazione e ricettazione, ribaltata a causa di un vizio radicale nell’argomentazione del giudice di primo grado.

I Fatti di Causa: Il Caso di Vendita di Prodotti Contraffatti

Il procedimento nasce a carico di un individuo accusato di detenere per la vendita borse, cinture e occhiali con marchi contraffatti (violazione dell’art. 474 c.p.) e di aver ricevuto tali beni, frutto del reato di contraffazione, al fine di trarne profitto (ricettazione, art. 648 c.p.).

Il Tribunale di Catanzaro, in prima istanza, aveva pronunciato una sentenza di assoluzione. La ragione addotta era la non punibilità del reato per la sua particolare tenuità del fatto, un principio che consente di escludere la sanzione penale quando l’offesa al bene giuridico tutelato è minima.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso del Procuratore

Il Procuratore generale presso la Corte d’Appello ha impugnato la sentenza di assoluzione, presentando ricorso per cassazione. Il motivo del ricorso era netto: la motivazione del Tribunale era radicalmente viziata, se non del tutto assente. Secondo il Procuratore, il giudice di primo grado aveva basato la sua decisione su argomentazioni “del tutto avulse dalla realtà processuale”, facendo persino riferimento a violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, completamente estranee alle accuse di contraffazione.

Inoltre, la motivazione non forniva alcuna indicazione specifica sui presupposti normativi che giustificassero l’applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto.

L’Analisi della Cassazione sulla Tenuità del Fatto e la Motivazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. Gli Ermellini hanno evidenziato come la motivazione del Tribunale fosse palesemente contraddittoria e incoerente. Il giudice di merito aveva giustificato la non punibilità citando la presunta “incensuratezza” dell’imputato e la “lieve entità delle violazioni”.

Tuttavia, queste affermazioni erano in totale contrasto con i dati processuali: l’imputato, infatti, era già stato condannato in via definitiva per fatti analoghi. La motivazione era quindi non solo generica, ma basata su un presupposto fattuale errato e smentito dagli atti del processo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha stabilito che un apparato argomentativo di questo tipo è privo dei “requisiti minimi di coerenza, completezza e ragionevolezza”. Una motivazione che non riesce a spiegare in modo logico e aderente ai fatti l’itinerario decisionale seguito dal giudice è una motivazione solo apparente, che non adempie alla sua funzione di garanzia e controllo. La totale discrepanza tra quanto affermato in sentenza e le prove processuali rende la decisione arbitraria e, di conseguenza, illegittima.

La Cassazione ha pertanto annullato la sentenza impugnata, disponendo il rinvio degli atti al Tribunale di Catanzaro, in diversa composizione, per un nuovo esame del merito. Questo significa che il processo dovrà essere celebrato nuovamente, tenendo conto dei principi di diritto affermati dalla Corte Suprema.

Conclusioni: L’Importanza di una Motivazione Coerente

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale dello stato di diritto: ogni provvedimento giurisdizionale deve essere sorretto da una motivazione logica, coerente e ancorata ai fatti processuali. L’applicazione di istituti come la tenuità del fatto non può essere un atto discrezionale e immotivato, ma deve derivare da un’attenta analisi di tutti gli elementi del caso concreto. Una motivazione solo apparente, contraddittoria o basata su presupposti errati equivale a una violazione di legge e giustifica pienamente l’annullamento della sentenza in sede di legittimità.

Quando un’assoluzione per tenuità del fatto può essere annullata?
Un’assoluzione per tenuità del fatto può essere annullata quando la motivazione del giudice è palesemente illogica, contraddittoria o incoerente con le prove processuali, come nel caso in cui si affermi l’incensuratezza dell’imputato nonostante la presenza di condanne definitive per reati simili.

Perché la motivazione di una sentenza è così importante?
La motivazione è fondamentale perché rende comprensibile l’itinerario logico e giuridico seguito dal giudice per arrivare alla sua decisione. Una motivazione assente o solo apparente costituisce una violazione di legge che porta all’annullamento della sentenza, poiché impedisce di controllare la correttezza del giudizio.

Il Pubblico Ministero può sempre impugnare una sentenza di assoluzione?
No. Come specificato nella sentenza, recenti riforme procedurali hanno limitato la possibilità per il Pubblico Ministero di proporre appello contro sentenze di proscioglimento per alcuni reati. In questi casi, l’unico strumento a disposizione è il ricorso diretto per cassazione, con cui si possono denunciare solo violazioni di legge o vizi di motivazione, ma non riesaminare i fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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