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Tenuità del fatto: annullamento per prove dubbie

Un’inquilina, assolta per tenuità del fatto dall’accusa di appropriazione indebita, ricorre in Cassazione. La Suprema Corte annulla la sentenza con rinvio, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello carente e contraddittoria. Le prove erano dubbie e avrebbero dovuto portare a un’assoluzione piena, non a una condanna mascherata da tenuità del fatto. Viene invece confermata la legittimità della costituzione di parte civile.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tenuità del Fatto: Assoluzione Annullata se le Prove sono Incerti

La recente sentenza n. 44232/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla corretta applicazione dell’istituto della tenuità del fatto. Quando le prove raccolte sono incerte o contraddittorie, il giudice non può assolvere per tenuità del fatto, ma deve pronunciare un’assoluzione piena. Questa decisione ribadisce la distinzione fondamentale tra un fatto provato ma di lieve entità e un fatto la cui sussistenza stessa è dubbia.

I Fatti del Caso: Appropriazione Indebita o Malinteso?

Il caso riguarda un’inquilina accusata dalla proprietaria dell’appartamento di essersi appropriata indebitamente di alcuni beni (uno specchio, tende, una lampada e un porta-asciugamani) al termine del contratto di locazione. In primo grado, l’imputata era stata condannata. La Corte di Appello, pur riformando parzialmente la sentenza, aveva ritenuto sussistente il reato ma lo aveva qualificato come non punibile per la particolare tenuità del fatto ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale, condannando comunque l’imputata al pagamento delle spese legali in favore della parte civile.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputata ha presentato ricorso in Cassazione lamentando principalmente due aspetti:
1. Vizio di motivazione e valutazione delle prove: La Corte d’Appello avrebbe basato la sua decisione su testimonianze contraddittorie e inattendibili, in particolare quelle del figlio della proprietaria, senza applicare il principio del in dubio pro reo.
2. Errore procedurale: L’ammissione della proprietaria come parte civile nel processo sarebbe avvenuta irregolarmente, poiché le era stata concessa una rimessione in termine non dovuta.

L’Analisi della Suprema Corte sulla tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi relativi alla valutazione delle prove, annullando la sentenza e rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello. Ha invece respinto il motivo procedurale.

La Valutazione delle Prove e la Motivazione Contraddittoria

Il punto cruciale della decisione è la critica alla motivazione della Corte d’Appello. I giudici di secondo grado, pur affermando la responsabilità dell’imputata (presupposto per applicare la tenuità del fatto), avevano contemporaneamente evidenziato elementi di forte incertezza:
* Non era emersa con chiarezza la proprietà effettiva dei beni in questione.
* Il testimone chiave (il figlio della proprietaria) aveva dichiarato di ‘non ricordare’ se avesse autorizzato l’imputata a prendere lo specchio.
* Esisteva un contrasto tra le dichiarazioni del testimone e un documento scritto in cui si affermava che l’immobile era stato consegnato all’inquilina privo di mobili.

Questa contraddizione è insanabile: o il fatto è provato al di là di ogni ragionevole dubbio, e allora si può valutare la sua tenuità, oppure il fatto è dubbio, e in tal caso l’imputato deve essere assolto con formula piena (art. 530, comma 2, c.p.p.).

La Questione Procedurale: La Costituzione di Parte Civile

Sul secondo punto, la Cassazione ha confermato la correttezza dell’operato dei giudici di merito. Richiamando un orientamento consolidato, ha stabilito che anche la persona offesa, prima ancora di costituirsi formalmente parte civile, ha diritto a chiedere la rimessione in termine (art. 175 c.p.p.) se dimostra di non aver potuto rispettare le scadenze per cause a lei non imputabili. Questo principio garantisce una tutela effettiva e anticipata dei diritti della vittima del reato.

Le motivazioni della decisione

La Corte Suprema ha annullato la sentenza perché l’applicazione della tenuità del fatto richiede un accertamento certo e inequivocabile della commissione del reato. Non è possibile utilizzare questo istituto come una via di mezzo quando le prove sono insufficienti o contraddittorie. La motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata ‘carente e intrinsecamente contraddittoria’ perché da un lato affermava la responsabilità penale, dall’altro introduceva elementi di dubbio che avrebbero dovuto portare a un’assoluzione piena. La Cassazione ha quindi disposto un nuovo giudizio per una corretta valutazione del quadro probatorio.

Le conclusioni

Questa sentenza è un monito importante per i giudici di merito: l’assoluzione per particolare tenuità del fatto non è un ‘premio di consolazione’ o una soluzione di comodo in casi di incertezza probatoria. È una causa di non punibilità che presuppone la piena dimostrazione di tutti gli elementi del reato, oggettivi e soggettivi. Se permane un dubbio ragionevole sulla colpevolezza dell’imputato, l’unica strada percorribile è l’assoluzione secondo la formula tradizionale, nel pieno rispetto del principio in dubio pro reo.

Quando una sentenza di assoluzione per ‘particolare tenuità del fatto’ può essere annullata?
Secondo la sentenza, ciò avviene quando la motivazione del giudice è contraddittoria, ovvero quando riconosce la responsabilità dell’imputato ma, allo stesso tempo, evidenzia dubbi probatori talmente significativi che avrebbero dovuto condurre a un’assoluzione piena per insufficienza di prove.

La persona offesa dal reato può chiedere di essere rimessa in termine per costituirsi parte civile se ha perso la scadenza?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che la persona offesa, anche prima di assumere formalmente la qualifica di ‘parte’, può beneficiare della rimessione in termine prevista dall’art. 175 del codice di procedura penale per costituirsi parte civile, garantendo così la tutela dei suoi diritti.

Perché la Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello ‘contraddittoria’?
Perché da un lato affermava che l’imputata aveva commesso il reato (presupposto per applicare la tenuità del fatto), ma dall’altro ammetteva dubbi sostanziali sulla proprietà dei beni e sull’esistenza di un’autorizzazione a prenderli. Questa incertezza era incompatibile con l’accertamento di responsabilità necessario per la non punibilità per tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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