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Tenuità del danno: quando non si applica l’attenuante

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per furto aggravato. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito che avevano escluso sia la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), sia l’attenuante della tenuità del danno (art. 62 n. 4 c.p.), poiché il valore della merce sottratta, superiore a 200 euro, non può essere considerato irrisorio.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tenuità del Danno nel Furto: Quando 200 Euro Non Sono Pochi

L’applicazione dell’attenuante per la tenuità del danno è un tema ricorrente nelle aule di giustizia, specialmente per reati contro il patrimonio come il furto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante chiave di lettura, stabilendo che un valore superiore a 200 euro difficilmente può essere considerato ‘irrisorio’ ai fini della concessione del beneficio. Analizziamo insieme questa decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per furto aggravato in concorso, confermata sia in primo grado che in appello. L’imputata, ritenuta responsabile del reato, decideva di ricorrere per Cassazione, affidando la sua difesa a due specifici motivi volti a mitigare la sua posizione giuridica.

I Motivi del Ricorso: Tenuità del Fatto e del Danno

La difesa ha incentrato il proprio ricorso su due punti principali:

1. Erronea applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Si contestava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo la difesa, il fatto commesso era talmente lieve da non meritare una sanzione penale.
2. Mancato riconoscimento dell’attenuante della tenuità del danno: Si lamentava la mancata applicazione della circostanza attenuante di cui all’art. 62 n. 4 c.p., sostenendo che il danno patrimoniale causato fosse di speciale tenuità.

La Decisione della Cassazione sulla Tenuità del Danno

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni della difesa. La decisione dei giudici supremi si fonda su una netta distinzione tra il giudizio di merito (proprio dei tribunali e delle corti d’appello) e il giudizio di legittimità (proprio della Cassazione).

Per quanto riguarda l’art. 131-bis c.p., la Corte ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse già fornito una motivazione logica e coerente per escludere la tenuità del fatto, basandosi sul ‘rilevato disvalore oggettivo’ e sulla ‘non occasionalità della condotta’. Tali valutazioni, essendo ben argomentate, non potevano essere messe in discussione in sede di legittimità.

Il punto cruciale della decisione, tuttavia, riguarda l’attenuante per la tenuità del danno. La Cassazione ha ribadito che i rilievi della difesa su questo punto costituivano ‘mere doglianze in punto di fatto’, ovvero un tentativo di far rivalutare alla Corte Suprema elementi già adeguatamente ponderati dal giudice di merito. Questo tipo di contestazione è precluso nel giudizio di Cassazione.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è chiara e si allinea con un orientamento giurisprudenziale consolidato. I giudici hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva correttamente negato l’attenuante evidenziando come il furto avesse avuto ad oggetto merce per un valore di ‘oltre 200 euro’.

Secondo la costante giurisprudenza di legittimità, un simile valore non può essere considerato di ‘entità irrisoria’. Per l’applicazione dell’attenuante prevista dall’art. 62, n. 4, c.p., il danno patrimoniale deve essere minimo, quasi insignificante. Un importo superiore a 200 euro, invece, è stato ritenuto di per sé sufficiente a escludere tale requisito.

La decisione, pertanto, non entra nel merito della quantificazione del danno, ma si limita a verificare la correttezza giuridica e la logicità del ragionamento seguito dalla Corte d’Appello. Avendo quest’ultima applicato correttamente i principi stabiliti dalla giurisprudenza, il suo giudizio è stato ritenuto incensurabile.

Le Conclusioni

L’ordinanza riafferma due principi fondamentali. In primo luogo, stabilisce un parametro di riferimento economico: un furto di beni per un valore superiore a 200 euro non consente, di norma, il riconoscimento dell’attenuante della tenuità del danno. In secondo luogo, ribadisce la natura del giudizio di Cassazione, che non può trasformarsi in un terzo grado di merito per riesaminare le prove, ma deve limitarsi a un controllo sulla corretta applicazione della legge. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, questa pronuncia è un monito sulla rigidità dei criteri valutativi per l’applicazione dei benefici di legge e sui limiti invalicabili del ricorso in sede di legittimità.

Perché è stata negata l’attenuante per la tenuità del danno in questo caso?
L’attenuante è stata negata perché il furto riguardava merce per un valore superiore a 200 euro. Secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, tale importo non può essere considerato di entità ‘irrisoria’, requisito necessario per l’applicazione di questo beneficio.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso sulla causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché la Corte d’Appello aveva già escluso l’applicabilità di tale norma con una motivazione logica e coerente, basata sul disvalore oggettivo e sulla non occasionalità della condotta. La Cassazione non può riesaminare nel merito tali valutazioni, ma solo controllarne la correttezza giuridica.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di valutare nuovamente l’entità del danno in un processo per furto?
No, non è possibile. Una richiesta di questo tipo costituisce una ‘doglianza in punto di fatto’, ovvero una contestazione sulla valutazione delle prove fatta dai giudici di primo e secondo grado. Il giudizio della Corte di Cassazione è una ‘sede di legittimità’, limitata al controllo della corretta applicazione delle norme di diritto e non al riesame dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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