Tentato Omicidio o Lesioni Aggravate? La Sottile Linea di Confine
Quando un’aggressione violenta cessa di essere considerata ‘semplicemente’ una lesione e si trasforma in un tentato omicidio? Questa è una delle domande più complesse e cruciali nel diritto penale, poiché la risposta determina un’enorme differenza in termini di gravità del reato e di conseguenze sanzionatorie. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per analizzare i criteri utilizzati dai giudici per tracciare questa linea di demarcazione, specialmente nella fase delicata delle indagini preliminari.
I Fatti di Causa
Il caso ha origine da un grave fatto di cronaca: un uomo veniva ritrovato riverso in strada, immerso in una pozza di sangue, a seguito di un’aggressione. Inizialmente, al presunto responsabile veniva applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari per il reato di lesioni aggravate.
Tuttavia, la Procura della Repubblica, non convinta della qualificazione giuridica, proponeva appello avverso tale decisione. Il Tribunale, in accoglimento parziale del gravame, decideva di riqualificare il fatto, trasformando l’accusa da lesioni aggravate a quella, ben più grave, di tentato omicidio.
Il Ricorso dell’Indagato e la Questione del Tentato Omicidio
Contro l’ordinanza del Tribunale, la difesa dell’indagato presentava ricorso in Cassazione. Il motivo del contendere era unico e specifico: la violazione degli articoli 56 e 575 del codice penale, che disciplinano rispettivamente il delitto tentato e l’omicidio. In sostanza, la difesa sosteneva che gli elementi raccolti fino a quel momento non fossero sufficienti a configurare un’intenzione omicida, ma al massimo un’intenzione di ledere, seppur gravemente.
La questione giuridica posta alla Corte Suprema era quindi di fondamentale importanza: quali elementi di fatto, valutati in una fase ancora preliminare del procedimento (sede cautelare), possono giustificare una riqualificazione del reato in tentato omicidio?
La Valutazione degli Elementi Soggettivi
La Corte ricorda che per distinguere tra lesioni e tentato omicidio è necessario indagare l’elemento soggettivo, ovvero l’intenzione (dolo) dell’agente. Mentre nelle lesioni il dolo è diretto a cagionare una malattia nel corpo o nella mente, nel tentato omicidio l’intenzione è quella di provocare la morte della vittima.
Questa indagine sull’intenzione deve essere condotta analizzando rigorosamente gli elementi oggettivi e fattuali a disposizione, ovvero le circostanze concrete dell’azione criminale. Si tratta di una valutazione che deve essere formulata ‘allo stato degli atti’, cioè sulla base delle prove disponibili in quel preciso momento processuale.
Le Motivazioni della Decisione
Nel decidere, la Corte sottolinea che la valutazione degli elementi di fatto per dedurre l’intenzione dell’agente è un processo logico che deve basarsi su indicatori concreti. Sebbene il documento non entri nel dettaglio degli specifici elementi del caso, esso chiarisce il principio generale. Elementi come la natura dell’arma utilizzata, la zona del corpo colpita (ad esempio, organi vitali), la violenza e la reiterazione dei colpi, e le circostanze complessive dell’azione, sono tutti fattori che il giudice deve considerare per inferire se l’agente volesse ‘solo’ ferire o se la sua azione fosse diretta a uccidere.
La decisione del Tribunale di riqualificare il fatto in tentato omicidio è stata quindi il risultato di una delibazione secondo cui gli elementi disponibili, nel loro insieme, indicavano in modo sufficientemente chiaro un’intenzione omicida piuttosto che una semplice volontà lesiva.
Conclusioni
Questa pronuncia ribadisce un principio cardine del diritto penale: la qualificazione giuridica di un fatto deve essere ancorata a una rigorosa analisi delle circostanze concrete. La distinzione tra lesioni e tentato omicidio non è formale, ma sostanziale, e risiede nell’accertamento dell’intento dell’aggressore. La decisione evidenzia come tale accertamento sia cruciale e possibile anche in una fase cautelare, basandosi sugli elementi oggettivi emersi durante le indagini. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la difesa e l’accusa devono concentrarsi fin da subito sulla raccolta e l’interpretazione di ogni dettaglio fattuale che possa illuminare la reale volontà dell’agente.
Qual è la differenza fondamentale tra il reato di lesioni aggravate e quello di tentato omicidio?
La differenza principale risiede nell’elemento soggettivo, ovvero l’intenzione (dolo) dell’aggressore. Nelle lesioni, l’intenzione è quella di causare un danno fisico alla vittima, mentre nel tentato omicidio l’azione è diretta a provocarne la morte, anche se l’evento non si verifica.
Perché in questo caso il reato è stato riqualificato da lesioni a tentato omicidio?
Il Tribunale, riesaminando gli atti, ha ritenuto che gli elementi di fatto raccolti (come la dinamica dell’aggressione e le sue conseguenze) fossero più indicativi di un’intenzione di uccidere che di una semplice volontà di ferire, giustificando così la modifica dell’imputazione in tentato omicidio già in fase cautelare.
Su cosa si è basato il ricorso dell’indagato?
L’indagato ha contestato la decisione del Tribunale lamentando la violazione degli articoli 56 e 575 del codice penale, sostenendo che la qualificazione del fatto come tentato omicidio non fosse giuridicamente corretta sulla base degli elementi probatori disponibili.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 1 Num. 29514 Anno 2025
In nome del Popolo Italiano
Penale Sent. Sez. 1 Num. 29514 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 11/06/2025
PRIMA SEZIONE PENALE
NOME COGNOME
– Presidente – Sent. n. sez. 2038/2025
NOME COGNOME
– Relatore –
ha pronunciato la seguente
sul ricorso proposto da:
Udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
Il Tribunale di Catanzaro, con ordinanza del 21 gennaio 2025, in parziale accoglimento dell’appello in sede cautelare proposto dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia avverso il provvedimento del Giudice per le indagini preliminari di quel Tribunale che aveva applicato a Pannace Antonio la misura cautelare degli arresti domiciliari per il reato di lesioni aggravate in danno di COGNOME NOME, riqualificava il fatto come tentato omicidio e confermava nel resto l’impugnato provvedimento.
I fatti venivano così compendiati: NOME NOME veniva soccorso mentre era riverso in strada in una pozza di sangue; costui aveva affermato di essere stato attinto da colpi di
2. Avverso detto provvedimento proponeva ricorso l’indagato tramite il difensore di fiducia lamentando con unico motivo la violazione degli art. 56, 575 cod. pen. circa la qualificazione del fatto.
Il Sostituto Procuratore generale NOME COGNOME depositava conclusioni scritte con cui chiedeva il rigetto del ricorso; all’udienza si riportava alle dette conclusioni.
E’ poi necessario ricordare che la delibazione degli elementi di fatto da cui ricavare l’atteggiarsi dell’elemento soggettivo Ł formulata rigorosamente allo stato degli atti.
Il Consigliere estensore
PQM
Il Presidente