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Tentato omicidio aggravato: Cassazione su dolo e reati

Un uomo, in stato di ebbrezza, ha accelerato con la propria auto contro due agenti di polizia. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per tentato omicidio aggravato e resistenza a pubblico ufficiale. La sentenza chiarisce che per configurare il tentativo è sufficiente il ‘dolo alternativo’, ovvero l’accettazione del rischio di uccidere. Inoltre, stabilisce che il tentato omicidio non assorbe il reato di resistenza quando la violenza usata supera quella minima necessaria per opporsi all’atto d’ufficio, attentando direttamente alla vita degli agenti.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tentato Omicidio Aggravato e Resistenza: La Cassazione fa Chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un caso di tentato omicidio aggravato ai danni di agenti di polizia, fornendo importanti chiarimenti sul dolo e sul concorso con il reato di resistenza a pubblico ufficiale. La vicenda riguarda un automobilista che, per sfuggire a un controllo, ha diretto la propria auto a forte velocità contro due agenti, i quali sono riusciti a salvarsi solo con una pronta reazione. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del condannato, confermando la solidità dell’impianto accusatorio e dei principi giuridici applicati nei gradi di merito.

I Fatti del Caso

La sera del 18 settembre 2022, in un parcheggio a Roma, due agenti di polizia si sono avvicinati a un’automobile per un controllo, a seguito di una segnalazione per guida pericolosa. L’uomo alla guida, in evidente stato di ebbrezza (con un tasso alcolemico di 2,7 g/l), invece di fermarsi, ha ripreso la marcia accelerando bruscamente verso i due poliziotti.

Uno degli agenti è riuscito a evitare l’impatto con un balzo all’indietro, mentre l’altro si è spostato di lato. Quest’ultimo ha esploso un colpo di pistola verso lo pneumatico anteriore del veicolo nel tentativo di fermarlo, senza successo. L’automobilista è stato bloccato poco dopo da altre volanti intervenute sul posto.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno concordato sulla responsabilità dell’imputato, condannandolo per tentato omicidio aggravato, resistenza a pubblico ufficiale e guida in stato di ebbrezza. I giudici hanno ricostruito i fatti basandosi sulle testimonianze degli agenti, sui rilievi planimetrici e sulla posizione dei bossoli. La difesa dell’imputato sosteneva che l’intenzione fosse solo quella di fuggire e non di uccidere, ma questa tesi è stata respinta. Secondo i giudici, dirigere un veicolo a velocità sostenuta contro delle persone in uno spazio ristretto costituisce un atto idoneo a uccidere e dimostra la presenza dell’elemento soggettivo del dolo.

L’Analisi della Cassazione sul tentato omicidio aggravato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il primo motivo di ricorso, con cui la difesa contestava la configurabilità del tentato omicidio aggravato. La Suprema Corte ha ribadito di non poter effettuare una nuova valutazione dei fatti, compito che spetta ai giudici di merito.

Il punto cruciale della decisione riguarda l’elemento soggettivo. I giudici hanno ritenuto corretta la qualificazione del dolo come ‘alternativo’. Non è necessario che l’agente abbia come unico e primario scopo la morte della vittima; è sufficiente che preveda la morte come una conseguenza possibile o altamente probabile della sua azione e ne accetti il rischio, agendo comunque. Nel caso specifico, accelerando contro gli agenti, l’imputato ha accettato la possibilità di ucciderli, pur di garantirsi la fuga.

Il Concorso tra Reati: Tentato Omicidio e Resistenza

Il secondo motivo di ricorso, ritenuto infondato, riguardava il concorso tra il tentato omicidio aggravato e la resistenza a pubblico ufficiale. La difesa sosteneva che il secondo reato dovesse essere ‘assorbito’ dal primo.

La Cassazione ha invece confermato che i due reati possono concorrere. Il reato di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) punisce la violenza o la minaccia usata per opporsi a un atto d’ufficio. Tuttavia, quando la violenza travalica il ‘minimo necessario’ per resistere e si trasforma in un diretto attentato alla vita o all’incolumità fisica dell’agente, si configura un reato ulteriore e più grave, come il tentato omicidio. I beni giuridici tutelati sono diversi: da un lato il corretto funzionamento della pubblica amministrazione, dall’altro la vita della persona.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso perché i motivi presentati erano in parte inammissibili e in parte infondati. I giudici di merito avevano correttamente ricostruito i fatti e applicato i principi di diritto in materia di dolo e concorso di reati. Le sentenze di primo e secondo grado, essendo ‘doppia conforme’ sulla ricostruzione dei fatti, presentavano una motivazione solida e coerente, basata su un’analisi completa delle prove. L’argomentazione della difesa è stata considerata un mero tentativo di ottenere una nuova valutazione del merito, precluso in sede di legittimità. La Corte ha ritenuto che la condotta dell’imputato, per modalità e contesto, integrasse pienamente sia gli atti idonei e diretti in modo non univoco a cagionare la morte, sia l’elemento soggettivo del dolo, quantomeno nella sua forma alternativa.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma due principi fondamentali del diritto penale. In primo luogo, per la configurabilità del tentato omicidio aggravato, non è richiesta la finalità esclusiva di uccidere, essendo sufficiente il dolo alternativo, ossia la consapevole accettazione del rischio che la propria condotta possa causare la morte. In secondo luogo, il delitto di resistenza a pubblico ufficiale e quello di tentato omicidio possono coesistere quando l’azione violenta supera la semplice opposizione all’atto d’ufficio e si traduce in un concreto e diretto pericolo per la vita degli agenti, proteggendo beni giuridici distinti e autonomi.

Guidare un’auto contro una persona può configurare un tentato omicidio?
Sì. Secondo la sentenza, dirigere un veicolo a velocità elevata verso una persona, specialmente in uno spazio ristretto, è considerato un’azione idonea a causarne la morte e, pertanto, può integrare il delitto di tentato omicidio.

Per essere condannati per tentato omicidio è necessario aver agito con lo scopo specifico di uccidere?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che per il tentato omicidio è sufficiente il ‘dolo alternativo’. Ciò significa che l’autore del gesto non deve necessariamente avere come obiettivo primario la morte della vittima, ma basta che ne preveda la possibilità come conseguenza della sua azione e ne accetti il rischio, agendo comunque.

Il reato di resistenza a pubblico ufficiale viene assorbito da quello di tentato omicidio commesso contro lo stesso agente?
No. La Corte ha stabilito che i due reati possono concorrere. Il delitto di resistenza punisce l’opposizione a un atto d’ufficio, mentre il tentato omicidio punisce l’attentato alla vita. Quando la violenza usata per resistere è talmente grave da mettere in pericolo la vita dell’agente, si commettono entrambi i reati, poiché vengono lesi beni giuridici diversi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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