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Tentato furto: valutazione del danno e attenuanti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentato furto in un supermercato. L’ordinanza conferma la decisione della Corte d’Appello di non concedere l’attenuante del danno di speciale tenuità, specificando che nel tentato furto la valutazione del danno va fatta con una prognosi ‘ex ante’ sul valore della merce. Anche la richiesta di attenuanti generiche è stata respinta per genericità.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tentato furto: la Cassazione sulla valutazione del danno per le attenuanti

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione (Ordinanza n. 12925/2024) offre importanti chiarimenti su come deve essere valutato il danno patrimoniale in un caso di tentato furto ai fini della concessione dell’attenuante della speciale tenuità. La decisione ribadisce principi consolidati e sottolinea il rigore necessario nella formulazione dei motivi di ricorso.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per tentato furto aggravato in concorso, commesso presso un supermercato a Firenze. La Corte di Appello aveva confermato la sentenza di primo grado. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali: il mancato riconoscimento dell’attenuante del danno di particolare tenuità (prevista dall’art. 62, n. 4, c.p.) e il diniego delle attenuanti generiche.

L’Analisi della Corte di Cassazione sul tentato furto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi manifestamente infondati e generici. L’ordinanza analizza separatamente le due censure, fornendo una guida chiara sui criteri applicabili.

La Valutazione del Danno nel Tentato Furto

Il primo motivo di ricorso si concentrava sulla richiesta dell’attenuante per danno lieve. La difesa sosteneva che il giudice avrebbe dovuto concederla. La Cassazione ha respinto categoricamente questa tesi, richiamando la sua giurisprudenza consolidata, incluse le Sezioni Unite.

Il punto cruciale è che, nel reato tentato, il danno non si è effettivamente verificato. Pertanto, la sua valutazione non può basarsi su un evento concreto, ma deve avvenire tramite una “prognosi postuma ex ante”. In altre parole, il giudice deve valutare quale sarebbe stato il valore della merce se il furto fosse stato portato a termine. Nel caso specifico, il valore complessivo della merce che l’imputato stava tentando di sottrarre ammontava a 223,95 Euro, una cifra ritenuta dalla Corte non minima e, quindi, non idonea a giustificare l’applicazione dell’attenuante.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo, relativo al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, è stato giudicato inammissibile. La Corte ha osservato che il ricorso era del tutto generico, non adducendo alcun elemento specifico a sostegno della richiesta. Il giudice di merito aveva già motivato il suo diniego facendo riferimento a elementi ritenuti decisivi e rilevanti. Secondo la Cassazione, per contestare validamente tale decisione, la difesa avrebbe dovuto presentare argomentazioni specifiche, cosa che non è avvenuta.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su due pilastri. In primo luogo, il principio consolidato secondo cui la valutazione del danno nel tentato furto è una valutazione ipotetica basata sul valore del bene che si intendeva sottrarre. Un valore superiore a una soglia minima, come nel caso di specie, esclude di per sé l’attenuante della speciale tenuità. In secondo luogo, il rigore procedurale che impone alla parte che ricorre in Cassazione di formulare motivi specifici e non generici. La semplice doglianza per il diniego di un beneficio, senza argomentare nel dettaglio perché la decisione del giudice di merito sarebbe errata, rende il motivo inammissibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce che, per ottenere l’attenuante del danno lieve in un tentato furto, non si può fare leva sul fatto che il danno non si sia verificato. Ciò che conta è il valore potenziale del bottino. Inoltre, conferma che il ricorso in Cassazione non è una terza istanza di giudizio dove ridiscutere il merito delle valutazioni del giudice, ma un controllo di legittimità. Di conseguenza, i motivi di ricorso devono essere tecnicamente precisi e ben argomentati. La declaratoria di inammissibilità ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma in favore della Cassa delle ammende.

Come si calcola il danno per concedere l’attenuante della speciale tenuità nel caso di tentato furto?
Nel reato di tentato furto, la valutazione del danno patrimoniale ai fini dell’applicazione dell’attenuante deve essere fatta attraverso una prognosi postuma “ex ante”. Ciò significa che il giudice valuta il valore della cosa che avrebbe formato oggetto della sottrazione se il reato si fosse consumato.

Perché la Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di attenuanti generiche?
La Corte ha ritenuto il motivo di ricorso generico e manifestamente infondato. Il ricorrente non ha addotto alcun elemento specifico a sostegno della richiesta, e la motivazione del giudice di merito, che aveva negato le attenuanti sulla base di elementi ritenuti decisivi, è stata considerata sufficiente e congrua.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nell’ordinanza è stata fissata in Euro 3.000,00.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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