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Tentato furto: quando gli atti sono univoci?

La Corte di Cassazione esamina un caso di tentato furto, confermando la condanna emessa in appello che aveva riformato una precedente assoluzione. La sentenza chiarisce i presupposti per la configurabilità del delitto tentato, soffermandosi sulla nozione di atti idonei e diretti in modo non equivoco. Viene inoltre affrontata la questione della legittimità della rinnovazione dell’istruttoria in appello e i nuovi criteri per la negazione delle pene sostitutive introdotti dalla riforma Cartabia, annullando su quest’ultimo punto la decisione per difetto di motivazione.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tentato Furto: La Cassazione Definisce i Limiti tra Preparazione e Esecuzione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sulla configurabilità del tentato furto, delineando con precisione quando una serie di azioni superi la soglia dei meri atti preparatori per integrare un vero e proprio tentativo punibile. Il caso analizzato, relativo a un approccio sospetto finalizzato a sottrarre un orologio di valore, permette di esplorare non solo la sostanza del reato, ma anche delicati aspetti procedurali come il potere del giudice d’appello di ribaltare un’assoluzione e i nuovi criteri per la concessione delle pene alternative al carcere.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine quando un uomo, in sella alla sua bicicletta, viene avvicinato da un individuo a bordo di una motocicletta di grossa cilindrata, con il volto coperto da un casco integrale. Lo sconosciuto si rivolge alla vittima come se la conoscesse, commentando il suo aspetto fisico e menzionando un ristorante locale. Insospettito e memore di un episodio simile accaduto a un conoscente, il ciclista si allerta immediatamente.

L’uomo sulla moto porta più volte la mano verso la tasca dei pantaloni della vittima, palpandola ripetutamente. Spaventato, quest’ultimo indietreggia, si allontana in bicicletta e viene inseguito dal motociclista per circa 500 metri prima di riuscire a seminarlo. Le successive indagini, supportate dalle telecamere di sorveglianza cittadine, rivelano che l’imputato aveva trascorso la mattinata girando senza meta apparente, a bordo di una moto con targa alterata, e osservando da vicino altre persone.

L’Iter Giudiziario: dall’Assoluzione alla Condanna

In primo grado, il Tribunale aveva assolto l’imputato per insussistenza del fatto, ritenendo che non vi fosse prova sufficiente di atti idonei e diretti in modo non equivoco a commettere il reato.

La Corte d’Appello, tuttavia, ha ribaltato completamente la decisione. Ritenendo necessario un approfondimento, ha disposto la rinnovazione dell’istruttoria, ascoltando direttamente la testimonianza della persona offesa. Sulla base di questa e degli altri elementi raccolti, ha riformato la sentenza, condannando l’imputato per tentato furto aggravato. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione sul Tentato Furto

La Suprema Corte ha rigettato gran parte dei motivi di ricorso, confermando la solidità dell’impianto accusatorio e la correttezza della decisione d’appello. Le argomentazioni dei giudici si sono concentrate su tre punti fondamentali.

La Legittimità della Rinnovazione in Appello

Il ricorrente lamentava la nullità della decisione d’appello di riaprire l’istruttoria per sentire la vittima. La Cassazione ha respinto questa doglianza, chiarendo che il giudice d’appello ha il potere di disporre d’ufficio i mezzi di prova ritenuti assolutamente necessari per l’accertamento dei fatti, anche per ribaltare un’assoluzione. Questo potere non viene meno neppure nei giudizi abbreviati, poiché l’interesse dello Stato alla ricerca della verità prevale sull’interesse dell’imputato a essere giudicato su un compendio probatorio incompleto.

La Configurazione del Tentato Furto

Il cuore della sentenza riguarda la qualificazione dei gesti dell’imputato come tentato furto. La Corte ha stabilito che la condotta ha superato ampiamente la soglia degli atti preparatori. Gli elementi decisivi sono stati:

1. L’azione fisica: Il reiterato palpeggiamento della tasca della vittima è stato considerato un chiaro inizio dell’azione esecutiva.
2. Il contesto: L’approccio con un pretesto, il travisamento con il casco, l’uso di una targa alterata e l’inseguimento della vittima sono tutte circostanze che, lette unitariamente, indirizzano la condotta verso un unico scopo criminale.
3. Il dolo alternativo: La Corte ha ritenuto irrilevante che l’obiettivo non fosse solo il prezioso orologio ma, eventualmente, qualsiasi altro bene di valore. Il dolo alternativo (volere un evento A oppure, in subordine, un evento B) è pienamente compatibile con la figura del tentativo.

La Corte ha inoltre specificato che l’azione era stata interrotta non per una scelta volontaria dell’agente (desistenza), ma unicamente per la reazione della vittima, che, percepito il pericolo, si era data alla fuga.

Le Conclusioni: Annullamento sulla Pena Sostitutiva

L’unico punto del ricorso che la Cassazione ha accolto riguarda il rigetto dell’istanza di sostituzione della pena detentiva con misure alternative, come la detenzione domiciliare. La Corte d’Appello aveva negato tale beneficio basandosi unicamente sui precedenti penali dell’imputato.

Secondo la Suprema Corte, questa motivazione è insufficiente alla luce delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia. La nuova normativa richiede una valutazione più approfondita e “rafforzata”. Il giudice deve considerare non solo la personalità del reo e i suoi precedenti, ma anche le modalità della condotta e la gravità del reato, operando un giudizio prognostico sulla capacità delle pene sostitutive di assicurare la rieducazione del condannato e prevenire la commissione di nuovi reati. Un semplice richiamo ai precedenti non soddisfa questo requisito.

Per questo motivo, la sentenza è stata annullata limitatamente a questo punto, con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello che dovrà effettuare una nuova e più completa valutazione sulla possibilità di concedere le pene sostitutive.

Può il giudice d’appello riaprire l’istruttoria per sentire un testimone e ribaltare una sentenza di assoluzione?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che il giudice d’appello può disporre la rinnovazione dell’istruttoria, anche d’ufficio, se la ritiene assolutamente necessaria per la decisione. Questo potere serve a garantire l’accertamento della verità e prevale sull’interesse dell’imputato a essere giudicato solo sulle prove del primo grado.

Quando un’azione si qualifica come tentato furto e non come semplice atto preparatorio?
Si configura un tentato furto quando gli atti sono ‘idonei e diretti in modo non equivoco’ a commettere il reato. Nel caso di specie, il ripetuto palpeggiamento della tasca della vittima, unito a un contesto sospetto (travestimento, approccio ingannevole, inseguimento), è stato ritenuto un inizio dell’esecuzione e non un mero atto preparatorio, manifestando chiaramente l’intenzione di rubare.

Basta avere precedenti penali per vedersi negare le pene sostitutive alla detenzione?
No. Secondo la Cassazione, specialmente dopo la Riforma Cartabia, il diniego delle pene sostitutive non può basarsi solo sui precedenti penali. Il giudice deve fornire una motivazione ‘rafforzata’, conducendo una valutazione prognostica completa che consideri la personalità del reo, la gravità del fatto e l’idoneità delle misure alternative a fini rieducativi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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