Tentato Furto in Abitazione: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i limiti del giudizio di legittimità in materia di tentato furto in abitazione, chiarendo perché un ricorso basato su una diversa interpretazione dei fatti non possa trovare accoglimento. La sentenza offre spunti cruciali sulla differenza tra la valutazione del fatto, riservata ai giudici di merito, e il controllo di legittimità, di competenza della Suprema Corte.
I Fatti del Caso
Il caso riguarda un individuo condannato sia in primo grado dal Tribunale di Pescara sia in secondo grado dalla Corte di Appello di L’Aquila per il reato di tentato furto in abitazione, previsto dagli articoli 56 e 624-bis del codice penale. L’imputato, non accettando la condanna, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge penale. In particolare, sosteneva che la sua condotta dovesse essere riqualificata come semplice violazione di domicilio, asserendo che l’ingresso nell’abitazione altrui fosse avvenuto per un mero errore.
I Motivi del Ricorso e il Tentato Furto in Abitazione
L’unico motivo di ricorso si concentrava su due aspetti principali:
1. Errata qualificazione giuridica del fatto: L’imputato chiedeva alla Corte di riconsiderare la sua azione non come un tentativo di furto, ma come una meno grave violazione di domicilio.
2. Vizio di motivazione: Contestava la logica seguita dai giudici di merito nel desumere la sua intenzione di rubare.
In sostanza, la difesa mirava a una completa rilettura delle prove e delle circostanze fattuali, un’operazione che, come vedremo, esula dai poteri della Corte di Cassazione.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello procedurale, stabilendo che il ricorso non possedeva i requisiti per essere esaminato. Di conseguenza, ha confermato la condanna e ha imposto al ricorrente il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro.
Le Motivazioni: Perché il Ricorso sul Tentato Furto è Inammissibile?
La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali del diritto processuale penale:
1. Il Ricorso Reiterativo e Basato sul Fatto
La Cassazione ha evidenziato come il motivo del ricorso fosse meramente reiterativo di argomenti già esaminati e respinti nei gradi di merito e, soprattutto, versato in fatto. Il compito della Corte di Cassazione non è quello di riesaminare le prove o di fornire una nuova interpretazione dei fatti, come se fosse un terzo grado di giudizio. Il suo ruolo, come precisato dalla giurisprudenza consolidata (sentenza Petrella, Sez. U, n. 47289/2003), è limitato a verificare la correttezza giuridica e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Chiedere alla Corte di stabilire se l’imputato volesse rubare o solo entrare per errore significa chiederle una valutazione del fatto, che le è preclusa.
2. La Manifesta Infondatezza del Motivo
In secondo luogo, il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e priva di vizi. Aveva spiegato che l’azione di entrare in un’abitazione altrui, in quel specifico contesto, non poteva avere altra spiegazione logica se non quella di perpetrare un furto. La circostanza che l’imputato abitasse nelle vicinanze, anziché essere un’attenuante, è stata vista come un potenziale vantaggio, permettendogli di trovare un facile riparo in caso di problemi. Pertanto, la motivazione della corte di merito era solida e coerente, rendendo l’impugnazione priva di qualsiasi fondamento apprezzabile.
Conclusioni
Questa ordinanza riafferma un principio cardine del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non è una terza istanza per ridiscutere i fatti. È uno strumento di controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità delle motivazioni. Nel caso del tentato furto in abitazione, l’intenzione di sottrarre beni è l’elemento chiave che lo distingue dalla semplice violazione di domicilio. Se i giudici di merito hanno motivato in modo logico e coerente perché ritenessero sussistente tale intenzione, la Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella già effettuata.
Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è basato su una rivalutazione dei fatti, che non è consentita in sede di legittimità, oppure quando è manifestamente infondato, ossia privo di argomentazioni giuridiche valide e basato su motivazioni illogiche.
Qual è la differenza tra violazione di domicilio e tentato furto in abitazione secondo questa ordinanza?
La differenza fondamentale risiede nell’intenzione. Se l’azione di entrare nell’abitazione è chiaramente finalizzata a sottrarre beni, si configura il tentato furto. La Corte ha ritenuto che, nel caso specifico, l’unica spiegazione logica dell’ingresso nell’abitazione fosse l’intento di commettere un furto.
Perché l’argomento che l’imputato vivesse nelle vicinanze non è stato accettato come giustificazione?
La Corte ha ritenuto che la vicinanza della dimora non escludesse l’intenzione di rubare. Al contrario, ha specificato che questa circostanza avrebbe potuto essere vista come un vantaggio per l’imputato, consentendogli di trovare un facile riparo in caso di imprevisti durante il tentativo di furto.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 12882 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 12882 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 13/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 06/10/2023 della CORTE APPELLO di L’AQUILA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che NOME COGNOME ricorre avverso la sentenza con cui la Corte di Appello di L’Aquila del 6 ottobre 2023 ha confermato la pronunzia di condanna del Tribunale di Pescara in ordine al reato di tentato furto in abitazione (artt.56 e 624 bis cod. pen.).
Ritenuto che il primo ed unico motivo- con cui il ricorrente lamenta violazione di legge quanto alla configurabilità del reato e alla mancata riqualificazione della condotta in violazione di domicilio che si sarebbe realizzata per mero errore – è:
– reiterativo e versato in fatto laddove l’indagine di legittimità sul discor giustificativo della decisione ha un orizzonte circoscritto, dovendo il sindacato demandato alla Corte di cassazione limitarsi, per espressa volontà del legislatore, a riscontrare l’esistenza di un logico apparato argomentativo, senza possibilità di verifica della rispondenza della motivazione alle acquisizioni processuali (Sez. U, n. 47289 del 24/09/2003, Petrella, Rv. 226074);
-manifestamente infondato in presenza di motivazione in fatto immune da vizi logici (pag. 3: la vicinanza della dimora non esclude che l’imputato abbia deciso di perpetrare un furto proprio approfittando di trovarsi in una zona a lui ben conosciuta, potendo trovare facile riparo presso la sua effettiva abitazione nel caso di insorgenza di problemi. Né può ritenersi che tale condotta possa essere ricondotta alla violazione di domicilio in quanto l’azione diretta ad entrare nell’abitazione in quel contesto non può avere altra logica spiegazione che quella di perpetrare ivi un furto).
Rilevato pertanto che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 13/03/2024