Tentato furto aggravato: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di un tentato furto aggravato, offrendo importanti chiarimenti sui limiti del ricorso in sede di legittimità e sui criteri per la concessione dell’attenuante del danno di particolare tenuità. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna dell’imputato e fornendo una lezione sulla corretta formulazione dei motivi di impugnazione.
I Fatti del Processo
Il caso ha origine dalla condanna, confermata sia in primo grado che in appello, di un individuo per il reato di tentato furto aggravato. L’imputato, ritenuto responsabile del delitto, ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, sperando in un annullamento della sentenza della Corte di Appello di Torino.
I Motivi del Ricorso in Cassazione
L’imputato ha basato il suo ricorso su diversi motivi, tra cui:
1. Un’erronea applicazione della legge penale e vizi di motivazione riguardo all’affermazione della sua responsabilità.
2. La richiesta di riqualificare il fatto non come tentato furto, ma come semplice danneggiamento.
3. La contestazione della mancata concessione della circostanza attenuante del danno di particolare tenuità, prevista dall’articolo 62 n. 4 del codice penale.
In sostanza, la difesa ha tentato di rimettere in discussione la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove già effettuate dai giudici di merito.
La Decisione della Corte sul tentato furto aggravato
La Corte di Cassazione ha rigettato completamente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende. La decisione della Corte si basa su principi procedurali e sostanziali ben consolidati.
Le Motivazioni
La Corte ha spiegato in modo dettagliato le ragioni della sua decisione. In primo luogo, ha sottolineato che i primi tre motivi di ricorso erano inammissibili perché si limitavano a riproporre le stesse doglianze già presentate e respinte in appello. La Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sui fatti, ma di un controllo sulla corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità). Pertanto, le critiche che mirano a una nuova valutazione delle prove sono inammissibili.
In secondo luogo, riguardo al quarto motivo, relativo alla mancata concessione dell’attenuante del danno di particolare tenuità, la Corte lo ha ritenuto manifestamente infondato. Ha richiamato un principio giuridico consolidato (ius receptum), secondo cui tale attenuante richiede che il pregiudizio economico causato sia ‘lievissimo’, quasi ‘irrisorio’. La valutazione, ha precisato la Corte, non deve limitarsi al solo valore della cosa che si è tentato di sottrarre, ma deve estendersi a tutti gli ‘ulteriori effetti pregiudizievoli’ subiti dalla persona offesa. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato la presenza di danni complessivi che impedivano di qualificare il pregiudizio come di lieve entità.
Le Conclusioni
Questa ordinanza rafforza due importanti principi. Primo: un ricorso in Cassazione deve basarsi su vizi di legittimità (violazioni di legge o difetti di motivazione evidenti) e non può essere una semplice riproposizione di argomenti fattuali già esaminati. Secondo: la concessione dell’attenuante per danno di lieve entità è soggetta a una valutazione rigorosa che comprende l’intero danno subito dalla vittima, non solo il valore dell’oggetto del furto. Per i professionisti legali, ciò significa che la preparazione di un ricorso per Cassazione richiede un’analisi giuridica approfondita e non una mera insistenza su questioni di fatto. Per i cittadini, è una conferma che il sistema giudiziario pone dei limiti precisi ai gradi di giudizio per garantire la certezza del diritto.
È possibile presentare in Cassazione le stesse argomentazioni già respinte in Appello?
No, la Cassazione ha chiarito che la pedissequa reiterazione di motivi già dedotti in appello e motivatamente disattesi dal giudice di merito non è consentita, in quanto tali doglianze si risolvono in una richiesta di rivalutazione dei fatti non ammessa in sede di legittimità.
Come si valuta l’attenuante del danno di particolare tenuità nel tentato furto aggravato?
Per concedere l’attenuante, il pregiudizio deve essere lievissimo, quasi irrisorio. La valutazione non si limita al valore della cosa che si è tentato di sottrarre, ma considera anche tutti gli ulteriori effetti dannosi subiti dalla vittima a causa del reato.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, l’imputato viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso con la condanna al versamento di tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 12008 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 12008 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 07/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a ASTI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 24/05/2023 della CORTE APPELLO di TORINO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
01
OSSERVA
1.Rilevato che COGNOME NOME ricorre avverso la sentenza della Corte di Appello di Torino, che ha confermato la pronunzia di primo grado, con la quale l’imputato era stato ritenuto responsabile del delitto di tentato furto aggravato;
2.Considerato che il primo, il secondo ed il terzo motivo di ricorso, con i quali ricorrente denunzia erronea applicazione della legge penale e vizi di motivazione in ordine all’affermazione di responsabilità e la mancata riqualific:azione del fatto nel reato di danneggiamento, non sono consentito dalla legge in sede di legittimità, perché, oltre ad essere fondati su doglianze che si risolvono nella pedissequa reiterazione di quelle già dedotte in appello e puntualmente disattese dalla corte di merito (si vedano, in particolare, pag. 5 e 6), sono costituiti da mere doglianze in fatto, volte a rivalutare le prove, nonostante le conclusioni logiche della sentenza, posto che le stesse non si confrontano con quanto statuito dal giudice di merito che ha ben motivato le ragioni di affermazione della responsabilità dell’imputato;
3.Considerato che il quarto motivo di ricorso, con il quale il ricorrente denunzia vizi di motivazione in ordine alla mancata concessione della circostanza attenuante di cui all’art. 62 n. 4 cod. pen., è manifestamente infondato, posto che è ius receptum che la concessione della suddetta attenuante presuppone necessariamente che il pregiudizio cagionato sia lievissimo, ossia di valore economico pressoché irrisorio, avendo riguardo non solo al valore in sé della cosa sottratta, ma anche agli ulteriori effetti pregiudizievoli che la persona offesa abbia subìto in conseguenza della sottrazione della “res”, senza che rilevi, invece, la capacità del soggetto passivo di sopportare il danno economico derivante dal reato (Sez. 4, n. 6635 del 19/01/2017, Rv. 269241). Nel caso di specie, la Corte ha evidenziato i danni complessivi (cfr. pag. 7 della sentenza impugnata).
4.Ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna H ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 7 febbraio 2024