LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Tentato furto aggravato: Cassazione su atti idonei

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentato furto aggravato. Il caso riguardava il tentativo di sottrarre gasolio da una struttura sanitaria. La Corte ha stabilito che effettuare un sopralluogo e tornare il giorno dopo con attrezzi da scasso costituisce un’azione punibile come tentativo, anche se il furto non viene portato a termine. È stata inoltre confermata la sussistenza delle aggravanti della violenza sulle cose, per aver forzato dei tombini, e del furto ai danni di un servizio pubblico, data la natura della struttura sanitaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tentato furto aggravato: la Cassazione delinea gli atti idonei

Introduzione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sulla configurabilità del tentato furto aggravato, delineando il confine tra atti preparatori non punibili e atti idonei che integrano il reato. La pronuncia analizza un caso concreto di tentativo di furto di carburante presso una struttura sanitaria, confermando la condanna degli imputati e affrontando questioni cruciali come la valutazione delle prove, la sussistenza delle circostanze aggravanti e il calcolo della pena.

I Fatti del Caso: Il Tentativo di Furto di Carburante

Il caso ha origine dal tentativo di due individui di sottrarre un ingente quantitativo di gasolio dai serbatoi di una clinica. La vicenda si è svolta in due fasi: in un primo momento, i due soggetti avevano effettuato un sopralluogo presso la struttura, sollevando alcuni tombini per ispezionare le cisterne. Il giorno seguente, sono tornati sul posto muniti di attrezzi da scasso (scalpelli e una mazzetta) con l’evidente intenzione di procedere alla sottrazione del carburante.

La loro azione è stata interrotta da un dipendente della clinica che, insospettito, ha chiesto spiegazioni. I due hanno fornito una scusa non veritiera, sostenendo di dover effettuare un intervento per conto del servizio ecologia, per poi allontanarsi rapidamente. Fermati poco dopo, nel loro furgone sono state trovate taniche di grande capacità e attrezzature per l’aspirazione di liquidi, confermando il piano delittuoso. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello li hanno ritenuti colpevoli di tentato furto aggravato.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione lamentando diversi vizi della sentenza d’appello. Tra i motivi principali:

1. Travisamento della prova: Secondo il ricorrente, i giudici avrebbero ricostruito i fatti in modo arbitrario, senza considerare che gli imputati si erano allontanati volontariamente, senza compiere alcun atto diretto in modo non equivoco a commettere il furto.
2. Insussistenza delle aggravanti: Si contestava la sussistenza sia dell’aggravante della violenza sulle cose (art. 625, n. 2 c.p.), sostenendo che i tombini erano stati solo sollevati e riposizionati senza danni, sia quella del furto su cose destinate a pubblico servizio (art. 625, n. 7-bis c.p.), per mancanza di prova che la clinica operasse in regime di concessione pubblica.
3. Mancato riconoscimento di attenuanti: Il ricorrente lamentava il diniego delle attenuanti generiche e della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

Le Motivazioni della Corte sul tentato furto aggravato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le censure e confermando la solidità della decisione dei giudici di merito.

Gli atti idonei e non equivoci nel tentativo di furto

Il punto centrale della decisione riguarda la distinzione tra preparazione e tentativo. La Corte ha ribadito che gli “atti idonei e non equivoci” richiesti dall’art. 56 c.p. per configurare il tentativo non devono essere necessariamente gli ultimi atti esecutivi. Nel caso di specie, il sopralluogo del giorno prima, unito al ritorno sul posto con strumenti specifici per forzare i tombini e aspirare il carburante, e le false giustificazioni fornite, costituiscono un quadro probatorio che rivela in modo inequivocabile l’intenzione di commettere il furto. L’azione è stata interrotta solo dall’intervento esterno del dipendente, integrando così pienamente la fattispecie del delitto tentato.

L’analisi delle circostanze aggravanti

La Cassazione ha confermato anche la sussistenza di entrambe le aggravanti contestate:
* Violenza sulle cose: L’uso di scalpelli e mazzetta per forzare l’apertura dei tombini costituisce una manomissione e un’energia fisica sulla cosa che integra l’aggravante. È irrilevante, secondo la Corte, che i responsabili abbiano poi riposizionato i coperchi. Ciò che conta è l’azione di forzatura, che ha reso necessario un successivo ripristino per garantire la corretta funzionalità.
* Furto su cose destinate a pubblico servizio: I giudici hanno chiarito che il gasolio, in questo contesto, non era un bene qualunque, ma era funzionale all’espletamento delle attività sanitarie della clinica. Poiché era emerso nel processo che la struttura fosse convenzionata con il servizio pubblico, il furto del carburante avrebbe messo a rischio l’erogazione di un servizio di pubblica utilità, giustificando l’applicazione dell’aggravante prevista dall’art. 625, n. 7-bis c.p.

La valutazione delle attenuanti e il calcolo della pena

Infine, la Corte ha ritenuto corretto il diniego delle attenuanti generiche, motivato dalla spregiudicatezza e dall’insidiosità della condotta. Ha inoltre escluso la non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la pianificazione dell’azione e la gravità potenziale del danno. Anche il calcolo della pena è stato giudicato legittimo, in quanto per il reato tentato il giudice può determinare la pena base direttamente, senza dover partire dalla pena prevista per il reato consumato per poi applicare la riduzione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida alcuni principi fondamentali in materia di tentato furto aggravato. In primo luogo, stabilisce che una serie coordinata di azioni, come la pianificazione, il sopralluogo e il possesso di strumenti specifici sul luogo del delitto, può essere sufficiente a integrare il tentativo punibile, anche se l’azione finale di sottrazione non è iniziata. In secondo luogo, offre una lettura rigorosa dell’aggravante della violenza sulle cose, includendovi anche la manomissione che non lascia danni permanenti ma richiede comunque un’attività di ripristino. La decisione sottolinea, infine, l’importanza di valutare il contesto in cui il furto avviene, specialmente quando il bene sottratto è essenziale per il funzionamento di un servizio di pubblica utilità.

Quando un’azione preparatoria diventa un “tentato furto aggravato” punibile?
Secondo la sentenza, si supera la soglia della mera preparazione quando gli atti, valutati nel loro complesso, sono idonei a commettere il reato e rivelano in modo inequivocabile l’intenzione criminosa. Nel caso specifico, il sopralluogo seguito dal ritorno sul posto con attrezzi da scasso è stato considerato un’azione punibile come tentativo, perché interrotta solo da un fattore esterno.

Forzare un tombino per rubare, anche se poi viene richiuso, costituisce l’aggravante della violenza sulle cose?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’uso di energia fisica per forzare l’apertura di un tombino, anche senza causare una rottura evidente, integra una “manomissione”. Questa azione, che rende necessario un successivo ripristino per assicurare la corretta chiusura, è sufficiente per configurare l’aggravante della violenza sulle cose prevista dall’art. 625, n. 2 del codice penale.

Il furto di carburante da una clinica convenzionata è considerato furto ai danni di un servizio pubblico?
Sì. La sentenza ha confermato che se il bene sottratto (in questo caso, il gasolio) è funzionalmente collegato all’erogazione di un servizio pubblico o di pubblica utilità, come le attività sanitarie di una clinica che opera in regime di concessione o convenzione, si applica la specifica aggravante prevista dall’art. 625, n. 7-bis del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati