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Tentativo punibile: quando scatta il reato? Analisi

Un uomo, identificato tramite video di sorveglianza, è stato condannato per tentato furto. Ha presentato ricorso sostenendo che le sue azioni fossero solo atti preparatori. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che forzare una finestra o entrare in un’abitazione costituisce un tentativo punibile, superando la soglia della mera preparazione.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tentativo Punibile: Quando un Atto Preparatorio Diventa Reato?

Il confine tra un’azione lecita e un reato è talvolta sottile. Nel diritto penale, una delle linee di demarcazione più discusse è quella tra ‘atti preparatori’ non punibili e il tentativo punibile. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 35206/2025) offre un chiarimento fondamentale su questo punto, analizzando un caso di tentato furto in abitazione e stabilendo con precisione quando l’azione criminale supera la soglia della punibilità. Questo caso dimostra come atti quali arrampicarsi su un edificio o forzare una finestra non siano semplici preparativi, ma l’inizio dell’esecuzione del reato stesso.

I Fatti del Caso: Tentato Furto e Identificazione Tramite Videosorveglianza

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo per violazione della sorveglianza speciale e per due episodi di tentato furto in abitazione. La Corte d’Appello aveva confermato la sentenza di primo grado, emessa con rito abbreviato. L’identificazione del colpevole era avvenuta grazie alle immagini di un sistema di videosorveglianza, che avevano permesso agli agenti di polizia, i quali già conoscevano il soggetto, di riconoscerlo con certezza.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione lamentando tre vizi principali:
1. Errata identificazione: La descrizione fornita dalla persona offesa (una persona esile di circa 25 anni) non corrispondeva a quella dell’imputato.
2. Insussistenza del tentativo: Le azioni compiute erano, a suo dire, meri atti preparatori e non un tentativo punibile.
3. Pena eccessiva: Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

L’Analisi della Corte sul Tentativo Punibile

Il punto centrale della sentenza riguarda la distinzione tra atti preparatori e tentativo. La difesa sosteneva che le azioni del suo assistito non fossero sufficienti a integrare il reato tentato. La Cassazione ha rigettato categoricamente questa tesi, definendola manifestamente infondata.

La Corte ha specificato che i giudici di merito avevano correttamente individuato i requisiti di idoneità e univocità degli atti. In particolare:
* Nel primo episodio, l’imputato si era arrampicato fino a un appartamento utilizzando i cavi della corrente e aveva già forzato la finestra per entrare.
* Nel secondo episodio, era stato sorpreso dal proprietario quando si trovava già all’interno dell’abitazione, dopo essere entrato da sotto l’avvolgibile della finestra.

Queste condotte, secondo la Suprema Corte, non sono semplici preparativi, ma rappresentano l’inizio dell’esecuzione del delitto di furto. L’azione era entrata nella fase esecutiva, manifestando in modo inequivocabile l’intenzione di sottrarre beni altrui.

La Valutazione delle Prove e il Diniego delle Attenuanti

La Corte ha anche respinto gli altri motivi di ricorso. In merito all’identificazione, i giudici hanno ritenuto le immagini della videosorveglianza e il riconoscimento da parte degli agenti di polizia prove ben più solide e persuasive rispetto alla descrizione fornita dalla vittima, considerata comprensibilmente influenzata dalla concitazione del momento. Tentare di rimettere in discussione questa valutazione di fatto è inammissibile in sede di legittimità.

Anche il motivo relativo alla pena è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha confermato la correttezza della decisione dei giudici di merito di negare le attenuanti generiche, motivandola con la particolare offensività della condotta, il numero di violazioni commesse, la consumazione dei reati durante la sottoposizione a una misura di prevenzione, l’assenza di pentimento e la spiccata propensione a delinquere dell’imputato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in toto. La motivazione principale risiede nel fatto che le censure sollevate dall’imputato non vertevano su vizi di legittimità (cioè errori di diritto), ma miravano a una nuova e non consentita valutazione del compendio probatorio. I giudici di merito avevano costruito un percorso argomentativo congruo e non manifestamente illogico, sia nell’identificare il colpevole, sia nel qualificare le sue azioni come tentativo punibile, sia nel determinare la sanzione. Tale percorso, immune da vizi logico-giuridici, è insindacabile in sede di Cassazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale: il tentativo punibile si configura non appena l’azione supera la fase della mera ideazione e preparazione per entrare in quella esecutiva. Atti come l’effrazione di una finestra o l’ingresso in un’abitazione sono inequivocabilmente diretti a commettere il furto e sono idonei a realizzarlo. La decisione sottolinea inoltre il valore probatorio decisivo delle registrazioni video, che possono prevalere su testimonianze potenzialmente meno oggettive. Infine, conferma che la valutazione della pena e delle circostanze attenuanti rientra nell’ampia discrezionalità del giudice di merito, a patto che sia sorretta da una motivazione logica e adeguata.

Quando un’azione cessa di essere un semplice atto preparatorio e diventa un tentativo punibile di furto?
Quando gli atti sono idonei e diretti in modo non equivoco a commettere il reato. Nel caso analizzato, arrampicarsi su un edificio per forzare una finestra o essere già all’interno dell’abitazione sono stati considerati atti che integrano il tentativo punibile.

In un processo penale, l’identificazione effettuata dalla polizia basata su video di sorveglianza può prevalere sulla descrizione fornita dalla vittima?
Sì. La Corte ha ritenuto più attendibile l’identificazione certa effettuata da agenti di polizia che conoscevano l’imputato, basata su immagini di videosorveglianza, rispetto alla descrizione della persona offesa, giudicata meno persuasiva e potenzialmente influenzata dalla concitazione del momento.

Quali elementi considera il giudice per negare le attenuanti generiche?
Il giudice può negare le attenuanti generiche basandosi sulla particolare offensività della condotta, sul numero di violazioni commesse, sul fatto che i reati siano avvenuti durante una misura di prevenzione, sull’assenza di pentimento (resipiscenza) e sulla spiccata propensione a delinquere del soggetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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