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Tentativo incendio: quando è reato contro l’incolumità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentativo incendio. La Corte chiarisce che la diffusività del fuoco e il conseguente pericolo per la pubblica incolumità impediscono di qualificare il fatto come semplice danneggiamento, giustificando anche il diniego delle attenuanti generiche.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tentativo Incendio: la Cassazione traccia il confine con il Danneggiamento

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione affronta la delicata distinzione tra il reato di danneggiamento e il più grave delitto di tentativo incendio. La pronuncia chiarisce che l’elemento dirimente non è l’effettivo danno causato, ma la potenzialità del fuoco di diffondersi, creando un pericolo per la pubblica incolumità. Analizziamo questa importante ordinanza per comprendere le ragioni giuridiche alla base della decisione.

I Fatti del Caso: il Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo, confermata in secondo grado dalla Corte di Appello, alla pena di un anno di reclusione e all’applicazione di una misura di sicurezza per un episodio qualificato come tentativo di incendio. La difesa dell’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il fatto dovesse essere inquadrato nella fattispecie meno grave del danneggiamento (prevista dall’art. 424 del codice penale), in quanto l’azione non avrebbe generato un concreto pericolo di un vasto incendio.

La Differenza tra Danneggiamento e Tentativo Incendio secondo la Corte

La Corte Suprema, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha ribadito un principio fondamentale del diritto penale. La distinzione tra il reato di danneggiamento (quando si appicca il fuoco a una cosa altrui per il solo scopo di danneggiarla) e quello di incendio non risiede nell’entità del danno patrimoniale, ma nel pericolo che l’azione crea. Se il fuoco appiccato ha caratteristiche tali da poter sfuggire al controllo e propagarsi, mettendo a rischio la sicurezza pubblica, si configura il delitto di incendio (o, come in questo caso, il suo tentativo), che è un reato contro l’incolumità pubblica.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte ha ritenuto che, nel caso di specie, il fuoco avesse chiare “connotazioni di diffusività”. Questa potenzialità di espansione ha reso impossibile accogliere la tesi difensiva che mirava a derubricare il reato a semplice danneggiamento. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su due pilastri principali.

Il primo riguarda la qualificazione giuridica del fatto. Richiamando un proprio precedente (sentenza n. 47415/2014), la Cassazione ha sottolineato che il reato di danneggiamento seguito da incendio scatta solo quando sorge un concreto “pericolo di incendio”. Se tale pericolo sorge, o se l’incendio si verifica, il reato cessa di essere un delitto contro il patrimonio e diventa un più grave delitto contro la pubblica incolumità, punito dagli articoli 423 e 424 del codice penale.

Il secondo pilastro concerne il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La Corte ha ritenuto che l’elevato disvalore della condotta, ovvero la sua intrinseca gravità, non consentisse la concessione di uno sconto di pena. Le attenuanti generiche, spiegano i giudici, servono ad adeguare la sanzione a situazioni fattuali specifiche che riducano la gravità del reato, elementi che non sono stati riscontrati nella posizione dell’imputato.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale: nel valutare i reati legati al fuoco, il focus è sulla sicurezza collettiva. Appiccare un fuoco, anche di piccole dimensioni, può avere conseguenze penali molto serie se l’azione genera un pericolo reale e concreto per la comunità. La decisione serve da monito, evidenziando che la legge punisce non solo il danno effettivo, ma anche e soprattutto il rischio creato, confermando la severità con cui l’ordinamento giuridico tratta le minacce alla pubblica incolumità.

Quando un fuoco appiccato a una cosa altrui è considerato tentativo incendio e non semplice danneggiamento?
Secondo la Corte, si configura il reato di incendio (o il suo tentativo) quando il fuoco appiccato ha caratteristiche tali da poter generare un pericolo di un incendio più vasto, minacciando così la pubblica incolumità. Se questo pericolo non sussiste, si può parlare di semplice danneggiamento.

Perché la Corte ha negato le attenuanti generiche all’imputato?
Le attenuanti generiche sono state negate a causa dell'”elevato disvalore” della condotta, cioè della sua notevole gravità. Inoltre, non sono state riconosciute situazioni fattuali specifiche relative all’imputato che potessero giustificare una diminuzione della pena.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la fine del procedimento senza un esame del merito delle questioni sollevate. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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