Tentativo Importazione Stupefacenti: Quando le Trattative Diventano Reato
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a delineare i confini del tentativo importazione stupefacenti, stabilendo che anche le fasi preliminari e le trattative possono integrare il reato, a patto che siano serie e inequivocabilmente dirette all’obiettivo. Questa decisione offre spunti cruciali per comprendere la differenza tra un atto preparatorio non punibile e un vero e proprio tentativo di reato, specialmente nel contesto del traffico internazionale di droga.
I Fatti del Caso: Un Carico di Cocaina Mai Arrivato
Il caso riguarda un imputato condannato in appello per il tentativo di importare quasi 25 kg di cocaina. L’operazione, pianificata tra il gennaio e il marzo del 2007, non era mai andata a buon fine. La difesa dell’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che le attività svolte non superassero la soglia degli atti meramente preparatori, configurando al massimo un’ipotesi di reato impossibile, data la mancata disponibilità della sostanza.
Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, basata anche su intercettazioni, l’imputato si era attivato per organizzare l’acquisto e la spedizione del carico, interfacciandosi con intermediari e fornitori esteri. Nonostante il pagamento di una somma di denaro, la fornitura non si era concretizzata per difficoltà logistiche dei venditori.
L’Analisi della Corte di Cassazione e il Tentativo di Importazione Stupefacenti
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi proposti una mera riproposizione di argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello e, soprattutto, incentrate su una rivalutazione dei fatti, non consentita nel giudizio di legittimità.
Il cuore della decisione risiede nella conferma dei principi giurisprudenziali consolidati sul tentativo importazione stupefacenti. I giudici hanno chiarito che non è necessario il conseguimento materiale della sostanza per configurare il tentativo. Ciò che conta è la natura degli atti compiuti.
Atti Idonei e Univoci
La Cassazione ha sottolineato che le condotte antecedenti al possesso della droga, anche se svolte all’estero, possono costituire un tentativo punibile se presentano tre caratteristiche fondamentali:
1. Serietà: Le trattative devono essere concrete e non semplici manifestazioni di intenti.
2. Affidabilità: I contatti e gli accordi devono avere una base solida.
3. Univocità: Le azioni devono essere inequivocabilmente dirette a introdurre lo stupefacente nel territorio nazionale.
Nel caso specifico, l’invio di denaro a un intermediario in Germania, destinato ai fornitori sudamericani per gestire la spedizione, è stato considerato un atto idoneo e univoco, sufficiente a integrare il tentativo, nonostante il fallimento dell’operazione.
Le Motivazioni della Decisione
Le motivazioni della Corte si fondano sulla distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. I giudici di primo e secondo grado hanno il compito di ricostruire i fatti e valutare le prove, incluse le intercettazioni. La Cassazione, invece, interviene solo se il ragionamento dei giudici inferiori è palesemente illogico o contraddittorio, cosa che non è stata riscontrata in questo caso.
La difesa aveva tentato di far passare le proprie argomentazioni come critiche sulla violazione di legge, ma la Corte le ha qualificate come “doglianze in fatto”, ovvero un tentativo di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, inammissibile in sede di legittimità. La decisione della Corte d’Appello è stata ritenuta congrua e coerente con la giurisprudenza esistente, che considera punibili anche le fasi preparatorie avanzate di un’importazione di droga, quando queste dimostrano chiaramente l’intenzione criminale e la sua concreta messa in atto.
Le Conclusioni
L’ordinanza ribadisce un principio di grande rilevanza pratica: nel contrasto al narcotraffico, la legge penale può colpire l’azione criminale anche in una fase molto precoce. Non è necessario attendere che la droga varchi i confini nazionali. Accordi seri, contatti con fornitori e invio di denaro sono sufficienti per far scattare la punibilità a titolo di tentativo. Questa interpretazione estensiva permette agli inquirenti di intervenire efficacemente per bloccare le operazioni criminali prima che giungano a compimento, confermando che la soglia della rilevanza penale viene superata quando l’azione manifesta un concreto pericolo per l’ordine pubblico, a prescindere dal suo esito finale.
Quando una trattativa per l’acquisto di droga diventa un tentativo di importazione punibile?
Secondo la Corte di Cassazione, una trattativa diventa tentativo punibile quando le condotte sono connotate da serietà e affidabilità e risultano univoche e idonee a determinare l’introduzione dello stupefacente nel territorio nazionale, anche se la sostanza non viene mai materialmente conseguita.
Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché basato su motivi non consentiti nel giudizio di legittimità. La difesa ha presentato doglianze in fatto, chiedendo una nuova valutazione delle prove, invece di contestare errori nell’applicazione della legge. Inoltre, il ricorso reiterava argomenti già motivatamente respinti dalla Corte d’Appello.
La Corte di Cassazione può riesaminare le intercettazioni telefoniche?
No, l’interpretazione del contenuto delle intercettazioni, anche se in linguaggio criptico, è una questione di fatto riservata ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Corte di Cassazione può intervenire solo se il ragionamento interpretativo è viziato da contraddizioni o manifeste illogicità, cosa che non è stata riscontrata nel caso di specie.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 23172 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 23172 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 29/05/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a TIVOLI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 07/07/2022 della CORTE APPELLO di BOLOGNA
dato avviso alle parti;
svolta la relazione dal Consigliere NOME COGNOME;
Osserva
Il difensore di COGNOME NOME NOME proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza della Corte di Appello di Bologna, indicata in epigrafe, con la quale è stata in p riformata quella del Tribunale di Rimini di condanna del predetto per tentata importazion di Kg. 24,870 di cocaina (gennaio-marzo 2007), con esclusione dell’aggravante della ingente quantità e rideterminazione della pena (disposta la restituzione nel termine pe impugnare ai sensi dell’art. 175 cod. proc. pen., giusta ordinanza della Corte d’appello Bologna in data 16/11/2023);
ritenuto che il ricorso é inammissibile, ai sensi dell’art. 606, comma 3, c.p.p., pe proposto per motivi non consentiti nel giudizio di legittimità, siccome costituiti da dogl in fatto e non scandite da necessaria analisi critica delle argomentazioni poste a base del decisione impugnata (sul contenuto essenziale dell’atto di impugnazione, in motivazione, Sez. 6 n. 8700 del 21/1/2013, Rv. 254584; Sez. U. n. 8825 del 27/10/2016, dep. 2017, Galtelli, Rv. 268822, sui motivi d’appello, ma i cui principi possono applicarsi anche al ricorso per cassazione), avendo la difesa reiterato argomentazioni alle quali i giudici gravame hanno dato una risposta congrua e coerente con i principi fissati dalla giurisprudenza di legittimità sul discrimine tra consumazione, tentativo e reato impossibi in materia di transazioni illecite, aventi a oggetto stupefacenti (sez. 6, n. 4004 29/9/2022, COGNOME, Rv. 283942-01, in cui, in motivazione si è precisato che le condotte che si collocano in una fase antecedente il conseguimento, anche all’estero, della disponibilità della sostanza possono configurare un tentativo punibile di importazione sol nel caso in cui siano connotate da serietà e affidabilità e risultino univoche e idon determinare l’introduzione dello stupefacente nel territorio nazionale; sez. 5, n. 54188 26/9/2016, COGNOME, Rv. 268749-01, in cui si è ritenuta immune da censure la sentenza di condanna per tentato acquisto, in una fattispecie in cui erano state intercett comunicazioni tra l’imputato ed altro soggetto nelle quali il primo, manifestando la volon di acquistare cocaina presso un fornitore ed al prezzo indicatogli dal secondo, chiedeva a quest’ultimo di mettersi in contatto con il predetto fornitore, per verificare la dispon dello stupefacente; sez. 6, n. 9854 del 14/2/2024, Abbruzzese, Rv. 286165-01, in cui la Corte ha qualificato come tentativo di importazione la condotta dell’indagato, il qu aveva demandato ad un intermediario operante in Germania, cui aveva inviato il danaro destiNOME ai venditori sudamericani, di gestire le fasi della spedizione del carico, avvenuta per l’impossibilità di ottenere la fornitura in tempi brevi); Corte di Cassazione – copia non ufficiale che le censure propongono nuovamente temi motivatamente disattesi in sede di gravame, traducendosi pertanto nel mero dissenso rispetto alla lettura che i giudici d doppio grado hanno dato al materiale probatorio, in parte costituito anche da
intercettazioni, la cui interpretazione, anche ove il linguaggio utilizzato sia crip è questione di fatto, estranea al giudizio di legittimità, ove sostenuta da un ragionamen che, come nella specie, non evidenzia alcuna contraddizione e neppure manifeste illogicità (Sez. U, n. 22471 del 26/2/2015, Sebbar, Rv. 263715);
ritenuto che alla inammissibilità segue la condanna dee ricorrentt al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende, non ravvisandosi ragioni di esonero (Corte cost. n. 186/2000);
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spes processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Deciso il 29 maggio 2024