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Tentativo di riciclaggio: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3044/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentativo di riciclaggio. La Suprema Corte ha ribadito che, a seguito delle riforme legislative, il riciclaggio non è più un reato a consumazione anticipata, rendendo pienamente configurabile il tentativo. La decisione distingue nettamente il delitto di riciclaggio, che punisce qualsiasi atto idoneo a ostacolare l’identificazione della provenienza illecita dei beni, dalla ricettazione, che richiede il fine specifico di profitto.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tentativo di Riciclaggio: Quando un’Azione Incompleta è Già Reato

Il confine tra la semplice ricezione di beni rubati e le complesse operazioni per ‘ripulirne’ la provenienza è un tema centrale nel diritto penale. La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 3044 del 2025, offre un chiarimento fondamentale sulla configurabilità del tentativo di riciclaggio, distinguendolo nettamente dal reato di ricettazione. Questa pronuncia consolida un orientamento rigoroso, sottolineando come anche atti non portati a termine, ma diretti a occultare l’origine illecita di un bene, costituiscano un reato autonomo e grave.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato in secondo grado per tentativo di riciclaggio. La difesa aveva presentato ricorso in Cassazione sostenendo un’errata qualificazione del reato. Secondo la tesi difensiva, la condotta dell’imputato avrebbe dovuto essere inquadrata nel meno grave reato di ricettazione, in quanto le operazioni contestate non avevano raggiunto un livello di elaborazione tale da integrare il riciclaggio, nemmeno nella sua forma tentata. L’argomentazione si basava sull’idea che il riciclaggio fosse un ‘delitto a consumazione anticipata’, per cui il tentativo non sarebbe stato possibile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un punto cruciale: l’evoluzione normativa dell’articolo 648-bis del codice penale ha trasformato il riciclaggio da reato a consumazione anticipata in un reato di evento, per il quale è pacificamente ammissibile il tentativo. La Corte ha quindi confermato la condanna, ribadendo che qualsiasi operazione idonea a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa di beni, denaro o altre utilità, se interrotta prima del suo completamento, può configurare il tentativo di riciclaggio.

Le Motivazioni

La sentenza si sofferma ampiamente sulle ragioni giuridiche che sostengono la decisione, offrendo spunti di riflessione importanti.

L’Evoluzione Normativa del Riciclaggio

I giudici spiegano come la formulazione originaria del reato di riciclaggio, introdotta nel 1978, puniva i semplici ‘atti diretti a sostituire’ il denaro, configurandosi come un reato a consumazione anticipata dove il tentativo era difficilmente ipotizzabile. Tuttavia, le modifiche successive, in particolare quella del 1990, hanno richiesto ‘l’effettiva sostituzione’ o il ‘compimento di altre operazioni’ per la consumazione del reato. Questo cambiamento ha aperto la porta alla configurabilità del tentativo: se l’azione viene interrotta prima di raggiungere il suo scopo (ostacolare concretamente l’identificazione), si avrà tentativo di riciclaggio.

La Distinzione tra Riciclaggio e Ricettazione

La Corte ribadisce la netta differenza tra i due reati. La ricettazione (art. 648 c.p.) punisce la ricezione di un bene di provenienza illecita con lo scopo specifico di trarne profitto. Il riciclaggio (art. 648-bis c.p.), invece, ha un raggio d’azione più ampio: punisce chiunque compia operazioni su beni illeciti con l’intento generico di ‘ripulirli’, cioè di ostacolare l’identificazione della loro origine criminale. Non è necessario un fine di profitto personale, ma la volontà di intralciare la giustizia.

L’Idoneità dell’Azione a Ostacolare l’Identificazione

Un punto chiave della motivazione è che per integrare il riciclaggio non è necessario trasformare fisicamente il bene o cancellarne ogni traccia. È sufficiente compiere operazioni che rendano anche solo più difficile la tracciabilità della sua provenienza. Esempi concreti citati dalla giurisprudenza includono lo smontaggio di un veicolo rubato per venderne i pezzi (la cosiddetta ‘cannibalizzazione’) o la semplice sostituzione delle targhe. Anche se queste azioni non sono portate a termine, costituiscono atti idonei a configurare il tentativo.

Le Conclusioni

La sentenza n. 3044/2025 consolida un principio di severità nel contrasto ai crimini economici. La possibilità di perseguire penalmente anche il semplice tentativo di riciclaggio amplia notevolmente gli strumenti a disposizione degli inquirenti per colpire le attività che supportano la criminalità, interrompendo il flusso di ‘denaro sporco’ prima che venga completamente reimmesso nel circuito legale. Per i cittadini e le imprese, questa decisione rappresenta un monito a prestare la massima attenzione alla provenienza dei beni e delle utilità con cui si entra in contatto, poiché anche condotte apparentemente preparatorie possono avere gravi conseguenze penali.

È possibile essere condannati per tentato riciclaggio?
Sì. La Corte di Cassazione, con questa sentenza, conferma che la normativa attuale sul riciclaggio non lo configura più come un ‘delitto a consumazione anticipata’. Di conseguenza, è pienamente ammissibile che si venga perseguiti e condannati per il tentativo di tale reato, qualora le azioni volte a ‘ripulire’ un bene vengano interrotte.

Qual è la differenza principale tra riciclaggio e ricettazione secondo la sentenza?
La differenza fondamentale risiede nell’azione e nell’intenzione. Il riciclaggio punisce le operazioni specificamente volte a ostacolare l’identificazione della provenienza illecita del bene (con dolo generico). La ricettazione, invece, punisce la ricezione o l’acquisto di beni illeciti al fine specifico di trarne un profitto per sé o per altri (dolo specifico).

Lo smontaggio di un veicolo rubato può essere considerato tentativo di riciclaggio?
Sì. La sentenza, richiamando precedenti giurisprudenziali, chiarisce che le operazioni di smontaggio di un veicolo (‘atomizzazione’ o ‘cannibalizzazione’) sono considerate atti idonei a ostacolare l’identificazione della sua provenienza delittuosa. Se l’autore viene sorpreso durante tale attività, risponderà di tentativo di riciclaggio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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