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Tentativo di rapina impropria: quando è reato?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31213/2025, dichiara inammissibile il ricorso di due individui, ribadendo un principio chiave: si configura il tentativo di rapina impropria, e non la desistenza volontaria, quando l’azione criminale viene interrotta da fattori esterni e non da una libera scelta dell’agente. La Corte ha sottolineato che l’uso di violenza o minaccia per assicurarsi l’impunità dopo un tentativo di furto non andato a buon fine integra pienamente la fattispecie del reato tentato.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tentativo di Rapina Impropria: La Cassazione Chiarisce i Confini con la Desistenza

La distinzione tra un’azione criminale interrotta e un reato pienamente configurato è una delle questioni più delicate del diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’analisi cruciale sulla differenza tra tentativo di rapina impropria e desistenza volontaria, stabilendo criteri chiari per la valutazione della condotta dell’agente. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale, le cui implicazioni pratiche sono significative.

I Fatti del Caso

Due individui avevano presentato ricorso alla Corte di Cassazione contro una sentenza della Corte d’Appello che li aveva condannati. Il loro motivo di ricorso, identico per entrambi, era stato giudicato dalla Suprema Corte come una mera ripetizione di argomentazioni già presentate e respinte nel precedente grado di giudizio. La questione centrale verteva sulla corretta qualificazione giuridica della loro condotta: si trattava di un tentativo punibile o di una desistenza volontaria non punibile?

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili. La Corte non si è limitata a una valutazione formale, ma è entrata nel merito della questione, giudicando il motivo di ricorso anche ‘manifestamente infondato’. La decisione si basa sulla solida giurisprudenza della stessa Corte, che ha più volte tracciato la linea di demarcazione tra le due figure giuridiche in esame. Gli imputati sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni: la distinzione cruciale nel tentativo di rapina impropria

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni che la sorreggono. La Cassazione ha ribadito con fermezza il principio secondo cui il tentativo di rapina impropria è configurabile quando un soggetto, dopo aver compiuto atti idonei a sottrarre un bene altrui, non riesce nel suo intento per cause indipendenti dalla sua volontà e, successivamente, usa violenza o minaccia per assicurarsi la fuga o l’impunità.

La Corte ha poi affrontato il tema della desistenza volontaria, chiarendo che questa si realizza solo quando l’interruzione dell’azione criminale è frutto di una scelta ‘volontaria’ e autonoma dell’agente. Non può parlarsi di desistenza se la condotta si arresta a causa di fattori esterni che impediscono la prosecuzione dell’azione o la rendono vana. La scelta di non proseguire nel reato deve avvenire in una situazione di ‘libertà interiore’, non deve essere necessitata da circostanze esterne come, ad esempio, l’arrivo delle forze dell’ordine o la reazione della vittima.

Conclusioni: le implicazioni pratiche

L’ordinanza in esame consolida un principio di fondamentale importanza pratica. Stabilisce che la valutazione sulla volontarietà della desistenza deve essere rigorosa: l’imputato non può beneficiare della non punibilità se ha semplicemente preso atto che il suo piano era fallito a causa di ostacoli esterni. Questa decisione rafforza la tutela delle vittime e la certezza del diritto, impedendo che situazioni di mero fallimento dell’azione criminosa, seguite da violenza per garantirsi la fuga, possano essere erroneamente qualificate come desistenza volontaria. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’analisi deve concentrarsi non solo sull’interruzione dell’azione, ma soprattutto sulle ragioni che l’hanno determinata: una scelta interna o una costrizione esterna.

Quando si configura il tentativo di rapina impropria?
Si configura quando un soggetto, dopo aver tentato un furto senza riuscirci per cause indipendenti dalla sua volontà, usa violenza o minaccia per assicurarsi l’impunità o la fuga.

Qual è la differenza tra tentativo e desistenza volontaria?
Il tentativo si ha quando l’azione criminale si interrompe a causa di fattori esterni che la rendono impossibile o vana. La desistenza volontaria, invece, si verifica quando l’agente sceglie liberamente e autonomamente di non proseguire con il reato, in una situazione in cui avrebbe ancora potuto portarlo a termine.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso può essere dichiarato inammissibile quando è meramente reiterativo di doglianze già proposte e respinte in appello, oppure quando i motivi presentati sono manifestamente infondati alla luce della consolidata giurisprudenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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