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Tentativo di incendio: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di tentativo di incendio, dichiarando inammissibile il ricorso dell’imputato. I motivi del ricorso sono stati giudicati come una semplice riproposizione delle censure già respinte in appello, senza una critica specifica alla sentenza impugnata. La Corte ha inoltre validato la valutazione del pericolo concreto e la distinzione del dolo di incendio rispetto a quello di mero danneggiamento, basandosi sulle circostanze del fatto.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tentativo di Incendio: Analisi di un Ricorso Inammissibile in Cassazione

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre importanti spunti di riflessione sui requisiti di ammissibilità del ricorso e sulla qualificazione giuridica del tentativo di incendio. La vicenda riguarda un imputato condannato nei primi due gradi di giudizio per aver tentato di appiccare un fuoco a un immobile, con la Corte Suprema che ha messo un punto fermo sulla questione dichiarando il ricorso inammissibile. Analizziamo i dettagli di questa decisione per comprenderne le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna inflitta dal Tribunale di Patti, successivamente confermata dalla Corte di Appello di Messina, nei confronti di un individuo per il reato di tentativo di incendio ai sensi dell’art. 423, secondo comma, del codice penale. L’imputato aveva appiccato il fuoco a materiale ligneo situato presso un immobile il cui soffitto era realizzato con canne di bambù. La pericolosità della condotta era aggravata dal fatto che la struttura era contigua ad altri fabbricati adibiti a uso abitativo.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione del tentativo di incendio

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione lamentando principalmente due aspetti:

1. Vizio di motivazione e violazione di legge: Secondo la difesa, i giudici di merito avrebbero errato nel valutare l’esistenza di un pericolo concreto e nell’operare la riqualificazione del fatto come tentativo di incendio. Si contestava la sussistenza degli elementi costitutivi del reato.
2. Mancata acquisizione di prova decisiva: Si doleva, inoltre, del fatto che la Corte di Appello avesse rigettato la richiesta di rinnovazione dell’istruttoria, considerata fondamentale per la difesa.

La difesa, in sostanza, mirava a una riconsiderazione degli elementi di prova, come la testimonianza di una persona presente sui fatti, per dimostrare l’assenza di un reale pericolo e per sostenere una diversa qualificazione giuridica del fatto, magari come semplice danneggiamento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione si fonda su argomentazioni precise sia di carattere processuale che sostanziale, che meritano un’analisi approfondita.

Le motivazioni

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni addotte dalla Suprema Corte. Innanzitutto, i giudici hanno rilevato che i motivi del ricorso non erano ammissibili in sede di legittimità. Essi, infatti, si limitavano a riproporre le stesse censure già avanzate in appello, senza formulare una critica specifica e puntuale al ragionamento logico-giuridico della Corte territoriale. Questo approccio rende il ricorso generico e, di conseguenza, inammissibile.

Sul tema della rinnovazione istruttoria, la Cassazione ha ribadito il suo orientamento consolidato: la riapertura del dibattimento in appello è un evento eccezionale. Spetta al giudice del gravame valutare, con decisione insindacabile se correttamente motivata, se sia o meno in grado di decidere sulla base degli atti già acquisiti. Nel caso di specie, la motivazione della Corte di Appello è stata ritenuta ineccepibile.

Per quanto riguarda il merito, la Corte ha considerato non manifestamente illogico il ragionamento dei giudici che avevano ravvisato il concreto pericolo di un incendio. Le fiamme avevano già raggiunto il soffitto di bambù dell’immobile, e la vicinanza con edifici abitati costituiva un fattore di rischio evidente. Infine, è stata confermata la corretta qualificazione del dolo. La Corte ha distinto tra il dolo di danneggiamento (art. 424 c.p.) e quello di incendio (art. 423 c.p.), evidenziando come l’intenzione dell’imputato fosse quella di cagionare un evento di vaste proporzioni. Tale volontà è stata desunta non solo dall’azione iniziale, ma anche dal comportamento successivo, in particolare dal tentativo di impedire l’intervento dei Vigili del Fuoco, manifestando così la volontà che le fiamme si propagassero.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce due principi fondamentali. Dal punto di vista processuale, sottolinea l’importanza di formulare ricorsi per Cassazione che non siano una mera riproduzione dei motivi d’appello, ma che contengano critiche mirate alla sentenza impugnata. Dal punto di vista sostanziale, offre un chiaro criterio per distinguere il dolo nel reato di incendio rispetto a quello di danneggiamento: non conta solo l’azione iniziale, ma anche la finalità complessiva dell’agente, desumibile dal suo comportamento, volta a cagionare un evento distruttivo su vasta scala e non un mero danno circoscritto.

Perché il ricorso per tentativo di incendio è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una mera riproposizione delle censure già valutate e respinte dalla Corte di Appello, senza contenere una critica specifica e pertinente al ragionamento della sentenza impugnata.

Come si distingue il dolo del reato di incendio da quello di danneggiamento a seguito di incendio?
Secondo la Corte, la distinzione si basa sulla finalità dell’agente. Il dolo di incendio sussiste quando la coscienza e volontà sono dirette a cagionare un evento di proporzioni tali da assumere le caratteristiche tipiche dell’incendio, come nel caso di specie, in cui l’imputato ha anche tentato di impedire lo spegnimento, dimostrando di volere un evento più grave del semplice danneggiamento.

È sempre possibile richiedere nuove prove in appello?
No, la rinnovazione dell’istruttoria in appello è un potere eccezionale e discrezionale del giudice. Viene concessa solo quando il giudice ritiene, in contrasto con la presunzione di completezza dell’istruttoria di primo grado, di non essere in grado di decidere sulla base degli atti esistenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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