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Tentativo di importazione di droga: la Cassazione

Un gruppo di individui ha organizzato un tentativo di importare 20 kg di cocaina dalla Colombia. L’operazione è fallita a seguito del sequestro da parte della polizia colombiana di un carico di droga, che si presumeva includesse la partita destinata agli imputati. I tribunali di merito li hanno condannati per il reato di tentativo di importazione di stupefacenti e la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza. Il punto cruciale della controversia era stabilire se le trattative avessero raggiunto un grado di concretezza e affidabilità tale da costituire un ‘tentativo punibile’, superando la soglia dei meri atti preparatori. La Suprema Corte ha ritenuto che gli accordi specifici su prezzo, quantità e modalità di spedizione fossero sufficienti a qualificare la condotta come ‘atti idonei’ a integrare il reato tentato.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tentativo di Importazione di Droga: Quando la Trattativa Diventa Reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, offre importanti chiarimenti sulla linea di demarcazione tra meri atti preparatori non punibili e il tentativo di importazione di droga, un reato pienamente configurabile. La questione centrale ruota attorno alla concretezza e all’affidabilità delle trattative: quando un accordo per l’acquisto di stupefacenti dall’estero cessa di essere un semplice proposito e diventa un’azione penalmente rilevante? Analizziamo la decisione per comprendere i principi applicati dai giudici.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un gruppo di individui accusati di aver tentato di importare una partita di 20 kg di cocaina dalla Colombia. Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, confermata in Cassazione, gli imputati avevano raccolto il denaro necessario e uno di loro si era recato in Colombia per finalizzare l’accordo. Durante questa trasferta, erano stati definiti gli elementi essenziali dell’operazione: la quantità e qualità della sostanza, il prezzo (circa 54.000 euro) e le modalità di trasporto, che prevedevano l’utilizzo di una nave carboniera in partenza dal porto di Santa Marta.

L’operazione, tuttavia, non giunse a compimento. L’11 marzo 2014, la polizia colombiana sequestrò un ingente quantitativo di cocaina (circa 320 kg), confezionata in cilindri metallici occultati in un’area rurale a 20 km dal porto. I giudici hanno ritenuto che i 20 kg oggetto della trattativa facessero parte di quel carico. Nonostante i rinvii e le difficoltà, i contatti tra gli imputati e l’intermediario in Colombia erano proseguiti, fino alla notizia del sequestro.

Le difese degli imputati hanno sostenuto che l’operazione non fosse mai entrata in una fase esecutiva, ma fosse rimasta allo stadio di trattativa, per di più con un intermediario inaffidabile che avrebbe potuto truffarli. Pertanto, secondo i ricorrenti, non si sarebbero realizzati gli ‘atti idonei’ richiesti dalla legge per configurare un tentativo punibile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi, confermando la condanna per tutti gli imputati. I giudici hanno ritenuto che le motivazioni delle sentenze di primo e secondo grado fossero complete, logiche e conformi ai principi di diritto.

La Suprema Corte ha respinto la tesi difensiva secondo cui le azioni compiute fossero meri atti preparatori. Al contrario, ha stabilito che la trattativa aveva raggiunto un carattere di concretezza e affidabilità tale da integrare un ‘tentativo punibile’. Gli elementi considerati decisivi sono stati:

1. La definizione degli aspetti essenziali: erano stati concordati prezzo, quantità, qualità e modalità di trasporto.
2. L’invio di un emissario: la trasferta in Colombia di uno degli imputati per concludere l’accordo e consegnare il denaro ha rappresentato un passo concreto nell’esecuzione del piano.
3. La serietà dell’accordo: gli imputati riponevano ‘concreto affidamento’ sull’esito positivo dell’operazione, come emerso dalle intercettazioni.

La Corte ha inoltre rigettato le doglianze relative alla mancata concessione delle attenuanti generiche, ritenendo corretta la valutazione dei giudici di merito basata sulla gravità del fatto, evidenziata dall’ingente capitale raccolto e dall’organizzazione di una ‘trasferta internazionale’ per l’acquisto di un’elevata quantità di stupefacente.

Le motivazioni del tentativo di importazione di droga

Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nel concetto di ‘trattativa affidante’. Secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, il tentativo di importazione di stupefacenti si configura quando la condotta, pur essendo antecedente all’acquisto effettivo della droga, è idonea e diretta in modo univoco a concludere tale accordo. Questo avviene quando le negoziazioni raggiungono un livello di serietà e concretezza tale da far emergere un ‘concreto affidamento’ delle parti sull’esito dell’affare.

Nel caso specifico, la Corte ha sottolineato come la trasferta in Colombia non fosse servita solo a consegnare il denaro, ma anche a stabilire contatti con fornitori e trasportatori, definendo le direttrici dell’intera operazione. Le conversazioni intercettate al rientro dell’emissario hanno confermato il raggiungimento di un accordo dettagliato. La successiva intenzione, manifestata da alcuni imputati, di abbandonare il progetto non è stata ritenuta rilevante, poiché intervenuta quando il tentativo era già ‘perfezionato’ attraverso i passaggi attuativi specificamente compiuti.

I giudici hanno anche considerato irrilevante la circostanza che la droga fosse parte di un carico più grande e non specificamente distinta. La modalità di confezionamento (pacchi da un chilogrammo) consentiva facilmente la ripartizione tra i vari destinatari. La vicinanza del luogo del sequestro al porto di partenza e la compatibilità delle modalità di occultamento con il trasporto via nave sono stati ritenuti elementi indiziari gravi, precisi e concordanti.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di reati di droga: il tentativo di importazione non richiede il possesso materiale della sostanza né l’inizio del trasporto. È sufficiente che le trattative abbiano raggiunto uno stadio avanzato, caratterizzato da un accordo definito sugli elementi essenziali dell’operazione e da azioni concrete volte alla sua realizzazione. La ‘trattativa affidante’ segna il punto di non ritorno, trasformando un proposito criminale in un fatto penalmente sanzionabile. Questa decisione serve da monito sul fatto che anche i passaggi preliminari di un’operazione di narcotraffico, se sufficientemente concreti, possono integrare una piena responsabilità penale a titolo di tentativo.

Quando una trattativa per importare droga diventa un ‘tentativo di importazione di droga’ punibile?
Una trattativa diventa un tentativo punibile quando supera la fase dei meri preparativi e raggiunge un grado di concretezza e affidabilità tale da essere considerata una ‘trattativa affidante’. Ciò si verifica quando vengono definiti gli elementi essenziali dell’operazione (come quantità, qualità, prezzo e modalità di trasporto) e si compiono atti concreti che dimostrano l’intenzione univoca di portare a termine l’accordo, come l’invio di un emissario o la consegna del denaro.

Se una persona decide di abbandonare il piano criminale, può essere comunque condannata per tentativo?
Sì. Secondo la Corte, se l’intenzione di abbandonare il progetto criminale viene manifestata dopo che sono già stati compiuti gli atti idonei e univoci che integrano il tentativo, questa non esclude il dolo e la punibilità. Il reato tentato si considera già ‘perfezionato’ nel momento in cui la condotta raggiunge la soglia della rilevanza penale, a prescindere da successivi ripensamenti non concretamente attuati.

È necessario che la specifica partita di droga sia stata individuata con certezza per configurare il tentativo di importazione?
No, non è strettamente necessario. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto sufficiente che la partita oggetto della trattativa facesse parte di un carico più ampio sequestrato. La coincidenza del luogo di rinvenimento, le modalità di confezionamento compatibili con la ripartizione e i dettagli emersi dalle intercettazioni sono stati considerati un quadro indiziario sufficiente a collegare la trattativa alla sostanza sequestrata, integrando così il tentativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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