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Tentativo di furto aggravato: quando è reato?

Un soggetto viene condannato per aver tentato di sottrarre beni da un distributore automatico. La difesa chiede di riqualificare il fatto come semplice danneggiamento. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando la condanna per tentativo di furto aggravato. Viene chiarito che l’elemento decisivo per distinguere i due reati è l’intenzione dell’agente: se l’azione, pur causando un danno, è finalizzata a impossessarsi di un bene, si configura il tentativo di furto.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tentativo di Furto Aggravato o Danneggiamento? La Cassazione Chiarisce

Quando un’azione che danneggia un bene si qualifica come semplice danneggiamento e quando, invece, integra un tentativo di furto aggravato? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8540/2024, è tornata su questo tema cruciale, stabilendo che l’elemento determinante è la finalità della condotta. Se lo scopo è impossessarsi di ciò che è contenuto all’interno, il reato è tentato furto, a prescindere dal danno materiale arrecato.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato trae origine dalla condanna inflitta a un individuo sia in primo grado dal Tribunale sia in appello dalla Corte d’Appello. L’imputato era stato riconosciuto colpevole di tentato furto aggravato per aver cercato di appropriarsi delle monete contenute in un distributore automatico, danneggiandolo nel processo. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che i fatti avrebbero dovuto essere riqualificati nel reato meno grave di danneggiamento. Secondo la tesi difensiva, l’azione non era chiaramente finalizzata al furto, ma si era limitata a un atto di vandalismo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione dei giudici di merito. I giudici hanno ritenuto che il motivo del ricorso fosse infondato, in quanto non contestava un vizio di legge o di motivazione, ma si limitava a proporre una diversa interpretazione dei fatti. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: la Finalità della Condotta nel Tentativo di Furto Aggravato

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra tentativo di furto e danneggiamento. La Cassazione ribadisce un principio consolidato: i due reati non si distinguono per la materialità del fatto, che può essere identica, ma per la finalità della condotta.

Per stabilire se l’intenzione dell’agente fosse diretta all’impossessamento (furto) o al mero deterioramento della cosa (danneggiamento), è necessario valutare:

1. Le modalità dell’azione: come è stata compiuta l’azione?
2. I mezzi impiegati: quali strumenti sono stati utilizzati?
3. Le caratteristiche della cosa mobile: qual è la natura dell’oggetto aggredito?

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la condotta dell’imputato fosse inequivocabilmente diretta a impossessarsi delle monete contenute nel distributore. Le modalità dell’azione non lasciavano dubbi sul fatto che l’obiettivo finale fosse l’appropriazione dei beni e non un semplice atto vandalico. Pertanto, la corretta qualificazione giuridica era quella di tentativo di furto aggravato dalla violenza sulle cose.

La Corte ha inoltre precisato che, essendo il ricorso inammissibile, non era necessario affrontare la questione, sollevata dalla difesa, relativa alla mancanza di una querela da parte della persona offesa. La pronuncia di inammissibilità, infatti, preclude l’esame di tali questioni.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale del diritto penale: l’intenzione è tutto. Le corti guarderanno al di là del semplice danno materiale per indagare quale fosse il vero scopo dell’autore del reato. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, ciò significa che qualsiasi atto che comporti la forzatura o la rottura di un bene al fine di sottrarre ciò che contiene (ad esempio, rompere il finestrino di un’auto per rubare al suo interno o forzare un distributore automatico) sarà quasi certamente perseguito come tentativo di furto aggravato, un reato con conseguenze penali ben più severe del semplice danneggiamento. La decisione sottolinea anche l’importanza di formulare ricorsi in Cassazione basati su solidi vizi di legge, poiché una mera rilettura dei fatti è destinata all’inammissibilità.

Qual è la differenza fondamentale tra tentativo di furto aggravato e danneggiamento?
La differenza risiede esclusivamente nell’intenzione (la ‘finalità della condotta’) di chi agisce. Se l’obiettivo è impossessarsi di un bene, si tratta di tentativo di furto. Se, invece, lo scopo è unicamente quello di rovinare o distruggere l’oggetto, si configura il reato di danneggiamento, anche se l’azione materiale può apparire identica.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la difesa non ha sollevato un errore di diritto o un vizio di motivazione della sentenza precedente, ma si è limitata a proporre una diversa interpretazione dei fatti. Questo tipo di argomento non è consentito in sede di legittimità, dove la Corte valuta solo la corretta applicazione della legge.

La mancanza di una querela ha avuto un impatto sulla decisione finale?
No, non ha avuto alcun impatto. Poiché il ricorso è stato dichiarato inammissibile per ragioni procedurali, la Corte non ha dovuto esaminare nel merito la questione della querela. La pronuncia di inammissibilità del ricorso esonera il giudice da tale verifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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