LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Tentativo di estorsione: quando scatta il reato?

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che escludeva il reato di tentata estorsione per la mancanza di una esplicita richiesta di denaro. La Corte ha chiarito che per configurare il tentativo di estorsione sono sufficienti atti idonei e univoci, come minacce e intimidazioni (nel caso di specie, il lancio di teste di animali), che dimostrino l’intenzione di costringere la vittima, anche se il piano criminale non viene completato per cause esterne. La sentenza sottolinea che l’azione intimidatoria, inserita in un piano preciso, costituisce già un inizio di esecuzione del reato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tentativo di Estorsione: La Cassazione Chiarisce Quando un Atto Diventa Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 18578 del 2025, offre un’importante lezione sui confini del tentativo di estorsione. La Corte ha stabilito un principio cruciale: per configurare il tentativo non è necessaria un’esplicita richiesta di denaro, se l’insieme delle azioni compiute dimostra in modo inequivocabile l’intento criminale. Questo caso analizza la cosiddetta “estorsione-protezione”, un meccanismo insidioso in cui il pericolo viene prima creato e poi offerta la soluzione, a pagamento.

I Fatti: Il Piano di Estorsione-Protezione

Il caso origina da un’indagine su un presunto piano estorsivo ai danni di un imprenditore. Gli indagati sono accusati di aver orchestrato una sequenza di eventi intimidatori. Il piano prevedeva:
1. Telefonate anonime minacciose.
2. Il lancio di teste di animali nel giardino della villa della vittima, un atto dal forte valore simbolico e intimidatorio.
3. La presentazione di uno degli indagati come “protettore”, un soggetto apparentemente in grado di risolvere la situazione di pericolo che loro stessi avevano creato.

L’obiettivo finale era costringere la vittima ad accettare una “protezione” a pagamento. Tuttavia, il piano non è andato a compimento perché, durante l’incontro decisivo, la vittima si trovava in stato di ubriachezza, impedendo agli estorsori di formulare la richiesta esplicita di denaro. Successivamente, la vittima ha sporto denuncia.

La Decisione del Tribunale del Riesame

In un primo momento, il Tribunale del Riesame aveva annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per gli indagati. Secondo il Tribunale, gli atti compiuti erano meramente preparatori e non integravano gli estremi del tentativo punibile. La motivazione si basava sull’assenza di due elementi ritenuti fondamentali: l’effettiva coartazione della volontà della vittima e, soprattutto, una esplicita richiesta di denaro. In sostanza, il Tribunale richiedeva un quid pluris (qualcosa in più) rispetto agli atti intimidatori già posti in essere.

L’Analisi della Cassazione sul tentativo di estorsione

La Procura ha impugnato la decisione del Tribunale, portando il caso davanti alla Corte di Cassazione. Quest’ultima ha accolto il ricorso, ribaltando la precedente interpretazione e fornendo una chiara lettura dell’art. 56 del codice penale in materia di tentativo.

Idoneità e Univocità degli Atti: Oltre la Semplice Preparazione

La Cassazione ha affermato che il Tribunale ha commesso un errore nel qualificare il lancio delle teste di animali come un atto meramente preparatorio. Al contrario, tale gesto non è un semplice preparativo (come potrebbe essere il solo procurarsi le teste), ma rappresenta un inizio di esecuzione della condotta tipica dell’estorsione. È un atto di minaccia concreto, idoneo a spaventare la vittima e a creare le condizioni per la successiva richiesta estorsiva.

Secondo la Suprema Corte, per valutare se si è in presenza di un tentativo, il giudice deve effettuare una “prognosi postuma”, ovvero porsi al momento dell’azione e valutare, sulla base delle circostanze, se gli atti erano capaci di portare al risultato criminale e se erano diretti in modo inequivocabile a quello scopo. In questo caso, il piano dettagliato e l’esecuzione della prima fase intimidatoria rendevano gli atti sia idonei che univoci.

L’Irrilevanza della Mancata Richiesta di Denaro

Il punto centrale della sentenza è che, per la configurabilità del tentativo di estorsione, non è indispensabile che l’agente abbia già formulato la richiesta di denaro. La Corte ha specificato che il delitto tentato si configura non solo quando l’intera azione è stata compiuta ma l’evento non si è verificato (tentativo compiuto), ma anche quando l’azione non è stata portata a termine per cause indipendenti dalla volontà del reo (tentativo incompiuto).

Nel caso di specie, la richiesta di denaro non è stata formulata a causa di un fattore esterno e imprevedibile: lo stato di ubriachezza della vittima. Questo non cancella la rilevanza penale degli atti già compiuti, che erano chiaramente inseriti in una strategia estorsiva ben definita.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano sull’interpretazione consolidata in tema di delitto tentato. Rilevano non solo gli atti esecutivi veri e propri, ma anche quegli atti che, pur classificabili come preparatori, sono così strettamente legati al piano criminale da rendere altamente probabile la sua commissione. L’errore del Tribunale è stato quello di richiedere un elemento (la richiesta di denaro) che appartiene alla fase consumativa del reato, mentre per il tentativo è sufficiente l’inizio dell’azione minatoria, purché inserita in un progetto criminoso chiaro e inequivocabile.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale e ha rinviato il caso per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà attenersi al principio secondo cui il lancio di teste di animali, nel contesto di un piano estorsivo pianificato, costituisce un inizio di esecuzione e integra gli estremi del tentativo di estorsione, a prescindere dal fatto che la richiesta di denaro sia stata o meno formulata. Questa sentenza rafforza la tutela delle vittime, riconoscendo la gravità di condotte intimidatorie che, pur non raggiungendo l’obiettivo finale, manifestano una chiara e pericolosa volontà criminale.

Quando un atto preparatorio diventa un punibile tentativo di estorsione?
Un atto, anche se preparatorio, integra il tentativo di estorsione quando è idoneo e diretto in modo non equivoco a commettere il reato. Secondo la sentenza, un atto come il lancio di teste di animali non è mera preparazione, ma un inizio di esecuzione della minaccia, rappresentando un passo concreto nell’attuazione del piano criminale.

È necessaria una esplicita richiesta di denaro per configurare il tentativo di estorsione?
No, la sentenza chiarisce che una esplicita richiesta di denaro non è necessaria. Il tentativo è configurabile anche se l’azione criminale viene interrotta prima di tale richiesta, a causa di fattori esterni e indipendenti dalla volontà dell’agente, come nel caso di specie dove la vittima era ubriaca.

Come deve essere valutata l’idoneità degli atti nel delitto tentato?
L’idoneità degli atti deve essere valutata con un giudizio ‘ex ante’ e in concreto, definito ‘prognosi postuma’. Il giudice deve porsi al momento in cui l’azione è stata compiuta e, sulla base delle circostanze conosciute o conoscibili, stabilire se gli atti avevano la concreta possibilità di causare il danno al bene giuridico tutelato, indipendentemente dal loro effettivo insuccesso dovuto a fattori estranei.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati