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Tentata truffa: la Cassazione e i gravi indizi

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una misura cautelare per tentata truffa aggravata. Confermati i gravi indizi di colpevolezza basati sulla presenza ingiustificata in casa della vittima subito dopo una telefonata-raggiro, anche se il reato non è stato consumato.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tentata Truffa Aggravata: Quando gli Indizi Diventano Prova Schiacciante

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22562 del 2025, torna a pronunciarsi su un caso di tentata truffa ai danni di una persona anziana, delineando con chiarezza i confini per la valutazione dei gravi indizi di colpevolezza e l’applicabilità delle misure cautelari. La decisione sottolinea come la concatenazione logica degli eventi e la tempistica dei fatti possano costituire un quadro indiziario solido, anche quando il reato non viene portato a compimento grazie alla prontezza della vittima. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere come la giustizia valuti i tentativi di reato basati su schemi fraudolenti consolidati.

La Dinamica dei Fatti: Il Classico Schema della Truffa

I fatti alla base della vicenda ricalcano un copione purtroppo noto. Una donna anziana riceve una telefonata da un interlocutore anonimo, il quale le prospetta un imminente e grave pericolo per la salute della figlia. Per scongiurare tale minaccia, del tutto immaginaria, le viene richiesta una somma di denaro che sarebbe stata prelevata a breve direttamente presso la sua abitazione.

La Telefonata e l’Arrivo dei Complici

Pochi minuti dopo la telefonata, due persone – un uomo e una donna – si presentano alla porta della vittima. La reazione dell’anziana signora è però lucida e tempestiva: prima di consentire l’accesso, contatta la figlia, scoprendo di essere al centro di un tentativo di raggiro, e allerta le forze dell’ordine. L’intervento dei Carabinieri permette di trovare i due soggetti all’interno dell’abitazione, senza che questi potessero fornire una giustificazione plausibile della loro presenza.

Il Ricorso in Cassazione e i motivi della tentata truffa

Inizialmente sottoposta agli arresti domiciliari, la donna coinvolta otteneva dal Tribunale del Riesame una mitigazione della misura, sostituita con il divieto di dimora a Roma e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Non soddisfatta, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione su tre punti principali.

Le Doglianze della Difesa

1. Gravità indiziaria: La difesa sosteneva che non vi fosse un effettivo riscontro del coinvolgimento della propria assistita e del suo complice nella telefonata truffaldina, adducendo come motivazione della loro presenza l’esecuzione di lavori su incarico di un’agenzia di servizi.
2. Induzione in errore: Si contestava che la vittima fosse stata effettivamente raggirata, avendo reagito prontamente e sventato il piano.
3. Esigenze cautelari: Infine, si criticava l’applicazione congiunta delle misure cautelari, ritenendo insussistente il pericolo di reiterazione del reato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo basato su motivi non consentiti in sede di legittimità e privo della necessaria specificità. Gli Ermellini hanno confermato la correttezza del ragionamento del Tribunale del Riesame, basato su una valutazione logica e congruente degli elementi a disposizione.

La Valutazione dei Gravi Indizi di Colpevolezza

La Cassazione ha ribadito che, in tema di misure cautelari, il suo compito non è rivalutare i fatti, ma controllare la logicità della motivazione del giudice di merito. In questo caso, il quadro indiziario a carico della ricorrente è stato ritenuto solido e coerente. Gli elementi chiave sono stati:

* La tempistica: I due indagati si sono presentati a casa della vittima pochissimi minuti dopo la telefonata-raggiro, una coincidenza troppo stretta per essere casuale.
* L’assenza di giustificazioni credibili: Le spiegazioni fornite dai due circa presunti lavori da eseguire non hanno trovato alcun riscontro, apparendo come un mero pretesto.
* La condotta concorsuale: Il collegamento tra i due indagati, l’estraneità a qualsiasi reale attività nell’interesse della vittima e l’uso di un’auto di proprietà di uno di loro per recarsi sul posto sono stati considerati elementi univoci di un piano condiviso.

L’Irrilevanza del “Non Completamento” del Reato

Un punto cruciale della sentenza riguarda l’argomento difensivo secondo cui la vittima non sarebbe stata raggirata. La Corte ha chiarito che, sebbene l’azione delittuosa non si sia completata, i raggiri posti in essere avevano un’indubbia portata offensiva. Il piano era teso ad approfittare dello stato d’ansia deliberatamente creato nella vittima per ottenere un profitto ingiusto. Questo è sufficiente a configurare il delitto di tentata truffa, poiché l’azione era idonea e diretta in modo non equivoco a commettere il reato.

Le Conclusioni della Suprema Corte

La decisione della Cassazione conferma un principio fondamentale: nella valutazione dei gravi indizi di colpevolezza, la logica e la concatenazione degli eventi assumono un’importanza decisiva. La stretta successione temporale tra la telefonata minatoria e la comparsa dei complici, unita alla totale assenza di una spiegazione alternativa credibile, costituisce un quadro indiziario sufficiente a giustificare una misura cautelare. Inoltre, viene ribadito che per la sussistenza della tentata truffa non è necessario che la vittima cada effettivamente nell’inganno; è sufficiente che gli atti compiuti siano di per sé idonei a indurre in errore e a ledere il patrimonio altrui. La sentenza rafforza così gli strumenti di tutela contro una delle forme di criminalità più insidiose e odiose, spesso perpetrata ai danni delle fasce più vulnerabili della popolazione.

Quando si possono considerare “gravi indizi di colpevolezza” in una tentata truffa?
Sulla base della sentenza, i gravi indizi di colpevolezza emergono da una valutazione logica di circostanze univoche, come la presenza ingiustificata degli indagati presso l’abitazione della vittima immediatamente dopo una telefonata truffaldina, la perfetta coincidenza temporale e l’assenza di spiegazioni credibili per tale presenza.

Se la vittima non cade nel raggiro e la truffa non si completa, gli autori possono essere comunque perseguiti?
Sì. Il provvedimento chiarisce che anche se l’azione criminale non si conclude a causa della reazione della vittima, i raggiri posti in essere hanno una chiara portata offensiva e sono idonei a configurare il reato di tentata truffa, in quanto atti diretti in modo non equivoco a commettere il delitto.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione dei fatti che ha portato a una misura cautelare?
No, il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato per ottenere una nuova valutazione dei fatti. Il compito della Corte Suprema è limitato a verificare se il giudice di merito abbia fornito una motivazione logica e coerente per la sua decisione, senza cadere in vizi di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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