Tentata estorsione: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile
L’ordinanza n. 13180/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla tentata estorsione e sui requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione. La Suprema Corte ha confermato la condanna per due individui, respingendo i loro ricorsi perché ritenuti una semplice ripetizione di argomenti già esaminati e rigettati dalla Corte d’Appello. Questo caso sottolinea l’importanza di presentare motivi di ricorso specifici e critici, anziché limitarsi a riproporre le stesse difese.
I Fatti alla Base della Vicenda Giudiziaria
La vicenda trae origine da una serie di atti intimidatori posti in essere nei confronti di una persona offesa per costringerla a saldare dei debiti pregressi, maturati in un contesto di rapporti di usura. Due soggetti sono stati condannati nei gradi di merito per il reato di tentata estorsione aggravata.
Il primo imputato è stato ritenuto coinvolto sulla base delle dichiarazioni della vittima e delle visite intimidatorie effettuate presso il suo domicilio. Il secondo imputato, genero del mandante principale (non ricorrente), è stato condannato per aver pienamente compreso l’attività illecita del suocero e per aver dato la sua disponibilità a recarsi dall’offesa armato di una mazza da baseball per minacciarla. Inoltre, era presente mentre la vittima veniva malmenata, senza mostrare alcun segno di dissociazione.
La Decisione della Corte sulla tentata estorsione
Entrambi gli imputati hanno proposto ricorso in Cassazione, contestando la correttezza della motivazione della sentenza d’appello e la configurabilità del reato di tentata estorsione. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. La decisione si fonda su un principio cardine del processo penale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione.
Le Motivazioni della Suprema Corte
La Corte ha ritenuto che i motivi presentati dai ricorrenti fossero una ‘pedissequa reiterazione’ di quelli già dedotti in appello e puntualmente disattesi dalla corte territoriale. Mancava, in altre parole, quel carattere di specificità e critica argomentata che è requisito essenziale per l’ammissibilità del ricorso.
La Posizione del Primo Ricorrente
Per il primo imputato, la Corte ha specificato che le dichiarazioni della persona offesa e la natura intimidatoria delle visite a domicilio, inserite nel contesto di debiti usurai, erano elementi sufficienti a dimostrare il suo pieno coinvolgimento nel reato. La presunta errata interpretazione di una testimonianza, sollevata dalla difesa, è stata ritenuta non decisiva rispetto all’intero impianto accusatorio.
La Posizione del Secondo Ricorrente
Anche per il secondo imputato, la Corte ha confermato la valutazione della Corte d’Appello. La sua perfetta conoscenza dell’attività illecita del suocero, la disponibilità a usare una mazza da baseball per intimidire e la sua presenza passiva durante l’aggressione alla vittima sono stati considerati elementi che escludono la possibilità di una ‘desistenza’ volontaria. Rimanere al fianco dell’autore materiale del reato è stato interpretato come una forma di concorso morale e materiale.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chi intende adire la Corte di Cassazione: non è sufficiente riproporre le stesse lamentele già esaminate e respinte. È necessario formulare censure specifiche che evidenzino vizi di legittimità (come l’errata applicazione di una norma di legge) o vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza impugnata. La condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende è la conseguenza diretta di questa inammissibilità. La decisione serve da monito sull’importanza di un approccio tecnico e rigoroso nella redazione dei ricorsi, evitando di trasformare il giudizio di legittimità in un’ulteriore valutazione del merito dei fatti.
Quando un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi proposti sono una ‘pedissequa reiterazione’ di quelli già dedotti e respinti nei gradi precedenti, risultando così privi del necessario carattere di specificità e di critica argomentata rispetto alla sentenza impugnata.
In che modo la presenza sulla scena del crimine può configurare un concorso in tentata estorsione?
Secondo la Corte, rimanere al fianco del coimputato mentre questi malmena la vittima, dopo aver assicurato la propria disponibilità a compiere atti intimidatori (come usare una mazza da baseball), costituisce una forma di partecipazione che esclude la desistenza e configura il concorso nel reato.
Quali elementi provano il coinvolgimento in una tentata estorsione legata a debiti pregressi?
Il coinvolgimento è provato da un insieme di elementi, tra cui le dichiarazioni della persona offesa, la portata intimidatoria delle visite effettuate presso il domicilio della vittima e la correlazione di tali azioni con un contesto di pregressi rapporti di usura e intimazioni al pagamento.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 13180 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 13180 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 23/01/2024
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da: COGNOME nato a AFRAGOLA il DATA_NASCITA
COGNOME NOME nato a NAPOLI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 06/04/2023 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
ritenuto che i motivi di ricorso, con i quali si contesta la correttezza della motiv posta a base del giudizio di responsabilità e, in particolare, la mancanza degli estremi dei r di cui agli artt. 56 e 629 c.p. per COGNOME NOME e la non configurabilità del tentati estorsione in capo a COGNOME NOME, sono fondati su motivi che si risolvono nella pedissequ reiterazione di quelli già dedotti in appello e puntualmente disattesi dalla corte di merito;
il dedotto travisamento della prova, quanto al giudizio di responsabilità del COGNOME, no sussiste (trattandosi semmai dell’interpretazione fornita dalla sentenza delle dichiarazioni teste, sulla scorta di una lettura coordinata di due periodi che non impone la spiegazione c fornisce il ricorrente) e, in ogni caso, non ha portata decisiva rispetto all’intero i motivazionale, considerate nel loro complesso le dichiarazioni rese dalla persona offesa e l portata intimidatoria delle visite effettuate presso il domicilio di quest’ultima, che att in correlazione al contesto parentale dei pregressi rapporti di usura e delle intimazio pagamento dei debiti così assunti – il coinvolgimento di COGNOME NOME nel reato di tentat estorsione aggravata;
anche per la posizione del ricorrente COGNOME la Corte d’Appello (pag. 7) ha valuta complessivamente i risultati probatori che attestano la perfetta conoscenza, da parte d ricorrente, dell’attività illecita svolta dal suocero COGNOME NOME (attraverso l’esame di a analoghe imputazioni, per le quali l’imputato è stato prosciolto solo per l’interve prescrizione dei relativi reati), avendo assicurato la disponibilità a recarsi a casa della pe offesa con una mazza da baseball, al fine di intimidirla; né è possibile ritenere che vi sia una desistenza dell’imputato, in considerazione del fatto che questi è rimasto al fianco suocero mentre costui malmenava la vittima;
che rispetto alla puntuale motivazione così illustrata, i motivi di ricorso evidenzi difetto del necessario carattere della specificità, risultando soltanto apparenti poiché assolvono alla funzione tipica della critica argomentata della sentenza oggetto di ricorso;
rilevato, pertanto, che i ricorsi devono essere dichiarati inammissibili, con la condanna ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila ciascuno in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processua e della somma di euro tremila ciascuno in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, in data 23 gennaio 2024
Il Consiglier e tensore
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