Sentenza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 14100 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 2 Num. 14100 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 13/03/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a NAPOLI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 02/10/2023 della CORTE APPELLO di NAPOLI
visti gli atti, il provvedimento impugnato e ii ricorso; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME; lette le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore NOME COGNOME, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso; lette le conclusioni del difensore del ricorrente, AVV_NOTAIO, che ha insistito nell’accoglimento dei motivi di ricorso con ogni cosneguente statuzione
RITENUTO IN FATTO
La Corte di appello di Napoli, con sentenza del 02/10/2023, ha parzialmente riformato la sentenza del Tribunale della stessa città d 21/01/2015, revocando la dichiarazione di delinquente abituale e confermando nel resto la condanna di COGNOME NOME per il delitto allo stesso ascritto (art. 648 cod. pen.).
Avverso la predetta sentenza ha proposto ricorso per cassazione COGNOME NOME, per mezzo del suo difensore, deducendo motivi di ricorso che qui si riportano nei limiti strettamente necessari per la motivazione sensi dell’art. 173 disp.att. cod. proc. pen.
2.1. GLYPH Violazione di legge in relazione agli artt. 601, comma 3, e 185 cod. proc. pen., nonché violazione di norme processuali e disposizioni stabilit a pena di nullità. Nullità dell’ordinanza dichiarativa di assenza, e d conseguenziale sentenza, per omesso rispetto del termine minimo a comparire in relazione alla notifica del decreto di citazione a giudizio in appe dell’imputato, attesa l’esplicita eccezione proposta sul tema dal difenso dell’imputato alla udienza del 02/10/2023 per l’intervenuta violazione de disposto dell’art. 34 del d.lgs. n. 150 del 2022, entrato in vigore in 30/12/2022.
2.2. GLYPH Violazione di legge, violazione di norme processuali e vizio della motivazione in tutte le sue forme per avere la Corte di appell erroneamente ritenuto utilizzabili erga omnes il verbale di arresto del COGNOME NOME, invece acquisito in evidente violazione del diritto di difesa, i assenza di una prova correttamente formata nel contraddittorio tra le parti.
2.3. Violazione di legge e vizio della motivazione in tutte le su forme in relazione agli art. 125, comma 3, 533, comma1, 546′ comma 1, lett. e) in relazione alla ritenuta sussistenza dell’ipotesi di cui all’ari:. 648 co piuttosto che quella di cui all’art. 495 cod. pen. (falso in scrittura pri attesa l’intervenuta clonazione dell’assegno oggetto di contestazione.
Il Procuratore generale ha concluso chiedendo che il ricorso venga rigettato.
CONSIDERATO IN DIRITTO
GLYPH Il primo motivo di ricorso è infondato. Il tema proposto è quello della individuazione della norma applicabile in relazione alle impugnazioni quando vi sia stata una successione di norme processuali sen2:a che nulla sia
stato disposto quanto al regime intertemporale. In via preliminare, dev essere rilevato che, nel caso in esame, la sentenza di primo grado è sta pronunciata il 21/01/2015 dal Tribunale di Napoli e che l’appello è stat presentato il 06/03/2015: entrambi gli atti, dunque, sono stati compiuti data anteriore all’entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022 150 (c.d. riforma Cartabia, vigente dal 1 gennaio 2023). La Corte di appello ha emesso il decreto di citazione a giudizio il 12/07/2023, dopo l’entrata vigore della c.d. riforma Cartabia. Tale decreto veniva notificato nel rispet del termine a comparire fissato dall’art. 601, comma 5, cod. proc. pen. nel formulazione vigente f i no al 31/12/2022 (ossia venti giorni), ma non nel rispetto del termine fissato dalla stessa norma, così come riformulata dall’a 34 del decreto legislativo 10 ottobre 2022 (ossia quaranta giorni). Il ricorre sostiene che quest’ultima norma sia quella applicabile al caso in esame, i forza del principio tempus regit actum, in quanto quella era la norma vigente al tempo dell’emissione del decreto di citazione nel giudizio in appello. S punto occorre considerare che questa Corte ha già affermato, con argomentazioni che si condividono e sono direttamente applicabili al caso in esame, che: “La questione coinvolge la questione relativa alla sussistenza o meno di una norma transitoria che disciplini l’entrata in vigore della nuov formulazione dell’art. 601 cod. proc. pen. nella parte in cui raddoppia i c termini a comparire e, in particolare, se il novellato art. 94, comma 2, decr legislativo n. 150 del 2022 sia riferibile anche agli atti preliminari al giu di cui all’art. 601 cod. proc. pen.. In realtà la questione è già stata affr dalle Sezioni Unite di questa Corte che, sciogliendo analogo problema interpretativo sorto in relazione al tempo 2 di applicabilità dell’art. comma 1-bis, cod. proc. pen. e con specifico riguardo all’interazione tr entrata in vigore della cd. riforma Cartabia, testo delle sue norme transito e loro interazione con l’art. 601 cod. proc. pen., ha puntualizzato che «No pare infine ostativo alla conclusione qui prescelta, ossia il principio di diritto affermato in Rv. 285036 – 01, neppure l’art. 34, comma 1, lett. g), del d.lg n. 150 del 2022, con cui si è eliminato, nell’art. 601, comma 1, cod. pro pen., l’obbligo, per il presidente del collegio, di ordinare la cita dell’imputato non appellante quando l’appello sia proposto per i soli interes civili (…); se infatti si ritenga che, anche con riguardo ad essa, difet specifica norma transitoria ove si reputi inapplicabile l’art. 94 d.lgs. n. 15 2022, (che avrebbe infatti prorogato, per le impugnazioni proposte entro il 30 giugno 2023, l’applicazione delle norme “emergenziali” Covid con stretto riferimento alla sola disciplina dell’udienza camerate cartolare), dovrebb Corte di Cassazione – copia non ufficiale
anche per essa, proprio in quanto collegata al nuovo comma 1-bis, operare il medesimo momento temporale di delimil:azione rappresentato dall’atto di costituzione di parte civile», (così, in motivazione, Sezioni Unite, Sentenza n. 38481 del 25/05/2023).” Quindi: “Con riferimento alle modalità di svolgimento può quindi affermarsi che la Riforma prevede che il giudizio d’appello sia di regola trattato con rito camerale non partecipato, sul model di quanto è avvenuto per effetto della disciplina introdotta nel 2020 p fronteggiare l’emergenza pandemica. In relazione agli atti preliminari al giudizio, invece, difetta una norma transitoria, così che, per risolvere la questione posta all’attenzione, si dovrà fare applicazione del principio tempus regit actum e, a tale riguardo, occorre fare riferimento a quanto chiarito dalle Sezioni Unite con la sentenza c.d. Lista (Sez. U, Sentenza n. 27614 del 29/03/2007, Rv. 236537-01), che ha precisato che «Ai fini dell’individuazione del regime applicabile in materia di impugnazioni, allorché si succedano nel tempo diverse discipline e non sia espressamente regolato, con disposizioni transitorie, il passaggio dall’una all’altra, l’applicazione del principio “tempus regit actum” impone di far riferimento al momento di emissione del provvedimento impugnato e non già a quello della proposizione dell’impugnazione». Nell’affermare questo principio di diritto, le Sezioni Unit si sono soffermate sulla nozione di “atto” cui fare riferimento pe l’individuazione della disciplina applicabile, e hanno osservato che la corret applicazione del principio tempus regit actum «impone la esatta individuazione dell’actus, che va focalizzato ed isolato, sì da cristallizzare la disciplina giuridica ad esso riferibile. Per actus non può intendersi l’intero processo, che è concatenazione di atti -e di fasi- tutti tra loro legat perseguimento del fine ultimo di accertamento definitivo dei fatti; una tal identificazione comporterebbe la conseguenza che il processo “continuerebbe ad essere regolato sempre e soltanto dalle norme vigenti al momento della sua instaurazione”, il che contrasterebbe con l’immediata operatività del novum prescritta dall’art. 11 preleggi, comma 1. Il concetto di atto dev essere rapportato, come incisivamente precisato in dottrina, “allo stess grado di atomizzazione che presentano le concrete e specifiche vicende disciplinate dalla norma processuale coinvolta nella successione”. L’atto cio va considerato nel suo porsi in termini di “autonomia” rispetto agli altri a dello stesso processo. Non può, inoltre, avallarsi, ai fini che qui interessa una nozione indifferenziata di “atto” processuale, poiché deve aversi riguardo anche alle “dimensioni temporali” del medesimo, per modulare correttamente il parametro intertemporale e stabilire se sia applicabile il vecchio o il nu Corte di Cassazione – copia non ufficiale
regime. È necessario distinguere tra. varie specie di atti: quello con eff istantanei “che si esaurisce senza residui nel suo puntuale compimento” e ha, per così dire, una funzione “autoreferenziale”; quello che, pur essendo d esecuzione istantanea, presuppone una fase di preparazione e di deliberazione più o meno lunga ed è strettamente ancorato ad altro atto che lo legittima e che finisce con l’assumere rilievo centrale; quello che “carattere strumentale e preparatorio” rispetto ad una successiva attività d procedimento, con la quale va a integrarsi e completarsi in uno spazio temporale anch’esso più o meno ampio, dando luogo ad una fattispecie processuale complessa. La regola tempus regit actum non può non tenere conto della variegata tipologia degli atti processuali e va modulata in relazio alla differente situazione sulla quale questi incidono e che occorre di volta volta governare. . Ritengono le Sezioni Unite di privilegiare il secondo indirizzo ermeneutico. La formula tempus regit actum, se intesa nel suo significato letterale, riferita cioè alla legge del tempo in cui l’atto, isolatamente considerato, è compiuto (nel specie, presentazione dell’impugnazione), conduce ad esiti irragionevoli. Si pensi al caso in cui, in pendenza del termine per impugnare e in prossimità della sua scadenza, una nuova legge abroghi il grado di appello, mantenendo il ricorso per cassazione: l’imputato (o altra parte) può venirsi a trovar grave difficoltà nella predisposizione del mezzo di gravame appropriato, può determinarsi una dissimmetria tra le posizioni, sostanzialmente analoghe, di due imputati (o di altre parti); si immagini ancora il caso, assolutament emblematico, di due soggetti in identica posizione processuale che maturano Corte di Cassazione – copia non ufficiale
nella stessa data il termine, di medesima durata, per impugnare la sentenza: l’uno deposita l’impugnazione diversi giorni prima della scadenza e nel vigore della legge che la consente, l’altro attende gli ultimi giorni per proporla essendo nel frattempo intervenuta la norma che abroga tale facoltà, la relativ domanda non può sfuggire alla sanzione. . Per ovviare ,3g1i inconvenienti cui innanzi si è fatto cenno, il regime delle frnpugnazioni va ancorato, in base alla regola intertemporale di cui all’art. 11 delle preleggi, non alla disciplina vigente al momento della loro presentazione ma a quella in essere all’atto della pronuncia della sentenza, posto che è in rapporto a quest’ultimo actus e al tempus del suo perfezionamento che vanno valutati la facoltà di impugnazione, la sua estensione, i modi e i termini per esercitarla. Non è fuori luogo fare richiamo, a! riguardo, all’esigenza di tutela dell’affidamento maturato dalla parte “in relazione alla fissità del quadro normativo”. L’affidamento, come valore essenziale della giurisdizione, che va ad integrarsi con l’altro – di rango costituzionale – della “parità delle armi”, sodd l’esigenza di assicurare ai protagonisti del processo la certezza delle reg processuali e dei diritti eventualmente già maturati, senza il timore che t diritti, pur non ancora esercitati, subiscano l’incidenza di mutamenti legislat improvvisi e non sempre coerenti col sistema, che vanno a depauperare o a disarticolare posizioni processuali già acquisite. “La certezza dei rappo preteriti costituisce un indubbio cardine della civile convivenza e del tranquillità dei cittadini” (C. Cost. sent n. 155/1990). Il potere d’impugnazio trova la sua genesi proprio nella sentenza e non può che essere apprezzato in relazione al momento in cui questa viene pronunciata, con la conseguenza che è al regime regolatore vigente in tale momento che deve farsi riferimento, regime che rimane insensibile a eventuali interventi normativi successivi, non potendo la nuova legge processuale travolgere quegli effetti dell’atto che si sono già prodotti prima dell’entrata in vigore della medesima legge, nè regolare diversamente ali effetti futuri dell’atto (cfr. in senso conforme Cass. S.U. civili sent. 20/12/2006 n. 27172; S.U.penali sentenze 27/3/2002 n. 16101 e o 5 n. 1610)». (Sez. 2, n. 6010 del 05/12/2023, COGNOME). Corte di Cassazione – copia non ufficiale
Ciò considerato, nel caso in esame, non può che giungersi alla conclusione che la disciplina applicabile era quella previgente rispetto alla c riforma Cartabia, ossia l’art. 601, comma 5, cod. proc. pen. nella formulazion che fissava il termine a comparire in venti giorni, visto che sia la pronunc della sentenza imnugnata, sia la presentazione dell’atto di appello concretizzavano sotto l’egida di quella norma, anche atteso che il decreto d citazione a giudizio non ha autonoma rilevanza, ma rappresenta un mero atto
esecutivo, strettamente ancorato ad altro atto, posto a monte di esso (ossi la sentenza di primo grado come espressamente stabilito dalle cit. SSUU Lista,)»(Sez. 2, n. 6010 del 05/12/2023, COGNOME), che lo legittima e che ha rilievo centrale ai fini dell’individuazione del regime applicabile, che de essere già individuato nel momento in cui iil Presidente della Corte di appell ordina la citazione dell’imputato e dispone che venga dato avviso ai difensori
Il secondo motivo di ricorso è infondato, oltre che generico. In tal senso, occorre evidenziare come, già con il motivo di appello, attesa l’evident e implicita considerazione del verbale di arresto quale etto , quale parte integrante del fascicolo del dibattimento sin dal principio del giudizio per com argomentato in ricorso, la difesa ha del tutto omesso di allegare e richiamar se sia stata o meno proposta tempestiva eccezione volta a far eventualmente escludere dal fascicolo del dibattimento tale atto nei termini previsti dall’ 491 cod. proc. pen. L’accesso agli atti consentito in relazione al tipo di vi dedotto evidenzia come nessuna specifica deduzione ed eccezione sia stata posta in tal senso. Il motivo, dunque, per la sua assoluta indeterminatezza e genericità avrebbe dovuto essere dichiarato inammissibile già in appello (Sez. 4, n. 1982 del 15/12/1998, Iannotta, Rv. 2:1.3220-01). Inoltre, questa Corte ha affermato, con principio che qui si intende ribadire, che il verbale di arre relativo ad un altro procedimento, costituisce documentazione di un atto irripetibile, acquisibile a norma dell’art. 238, comma 3, cod. proc. pen. (Se 4, n. 14588 del 14/12/2016, COGNOME, Rv. 269850-01). Nel caso concreto, dunque, in considerazione della portata e valutazione dell’atto in questione della sua legittima acquisizione ed effettiva conoscenza da parte del ricorrente, non risiAta effettivamente integrata alcuna violazione di legge del diritto di difesa, anche considerato che di tale atto, insieme agli presenti al fascicolo del dibattimento, è stata data lettura’ senza alcu contestazione da parte della difesa prima della conclusione del giudizio dibattimentale di primo grado. GLYPH -Corte di Cassazione – copia non ufficiale
Il terzo motivo di ricorso non è consentito, risolvendosi in una proposta di lettura alternativa del merito della decisione, non consentita questa sede (Sez. 3, n, 18521 del 11/01/2018, COGNOME, Rv. 273217-01, Sez. 5, n. 15041 del 24/10/2018, COGNOME, Rv. 275100-01, Sez. 4, 1219 del 14/09/2017, COGNOME, Rv. 271702-01, Sez. 5, n. 48050 del 02/07/2019, COGNOME, Rv. 277758-01), tra l’altro con motivo del tutto reiterativo (Sez. U, 6682 del 04/02/1992, COGNOME, Rv. 191229-01; Sez. 2, n. 37295 del
12/06/2019, NOME, Rv. 277218-01; Sez. 3, n. 44418 del 16/07/2013, COGNOME, Rv. 257595-01; Sez. 3, n. 13926 del 01/12/2011, dep. 2012, NOME, Rv. 252615-01; Sez. 2, n. 22066 del 02/03/2021, COGNOME, Rv. 281499 -01) ed in assenza di confronto con la specifica motivazione della Corte di appello sul punto (pag. 5, dove sono state valorizzate le modalità del fatto e g accorgimenti utilizzati dal ricorrente, proprio nella consapevolezza dell provenienza illecita della res, nella consegna al COGNOME, come direttamente osservate dal personale operante, oltre alla mancanza di qualsiasi lecit spiegazione in ordine alla disponibilità e provenienza della stessa).
GLYPH Il : -icorso deve in conclusione essere rigettato, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.
P.Q.M.
Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali.
Così deciso il 13 marzo 2024.