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Tasso alcolemico: quando è reato guidare in stato di ebbrezza?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico di 0,82 g/l. La Corte ha ribadito che qualsiasi valore superiore a 0,80 g/l costituisce reato e che un ricorso non può limitarsi a riproporre genericamente argomenti già respinti. È stata inoltre confermata la legittimità del diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la pericolosità della guida notturna su strada trafficata.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in stato di ebbrezza: anche un tasso alcolemico di 0,81 g/l è reato

La determinazione del tasso alcolemico è cruciale per stabilire la responsabilità di chi si mette alla guida dopo aver consumato alcol. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il caso di un automobilista il cui valore era di poco superiore alla soglia di rilevanza penale, ribadendo principi fondamentali sia sulla configurazione del reato sia sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I fatti del caso

Un automobilista veniva fermato per un controllo stradale notturno in una grande città. Sottoposto all’alcoltest, l’etilometro registrava due misurazioni a distanza di dieci minuti: la prima con un valore di 0,90 g/l e la seconda di 0,82 g/l. L’imputato veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza previsto dall’art. 186, comma 2, lett. b) del Codice della Strada, che punisce chi guida con un tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l e non superiore a 1,5 g/l.

L’automobilista decideva di ricorrere in Cassazione, sollevando due questioni principali:
1. La Corte d’Appello non avrebbe adeguatamente considerato che il secondo valore registrato (0,82 g/l), essendo solo di poco superiore alla soglia, doveva essere trattato con maggiore clemenza.
2. I giudici di merito avrebbero errato nel non applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), data la lieve entità dell’infrazione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione si fonda su argomentazioni nette che chiariscono i limiti della soglia di punibilità e i doveri di specificità dell’atto di impugnazione.

Le motivazioni: perché il ricorso è inammissibile?

La Corte ha smontato le argomentazioni difensive, ritenendole manifestamente infondate e assertive. Le motivazioni della decisione si articolano su tre punti cardine.

La genericità del motivo di appello

In primo luogo, la Cassazione ha sottolineato che i motivi di ricorso erano una mera riproduzione delle censure già presentate e respinte in appello. La legge processuale penale (art. 581 c.p.p.) richiede che le impugnazioni siano specifiche e contengano una critica argomentata della decisione impugnata. Limitarsi a riproporre le stesse questioni senza confrontarsi con le motivazioni del giudice precedente rende il ricorso generico e, quindi, inammissibile. Il giudice d’appello, di fronte a un’impugnazione così formulata, può legittimamente motivare la sua decisione in modo sintetico, facendo riferimento alla sentenza di primo grado.

La soglia del tasso alcolemico per il reato penale

La Corte ha risolto ogni dubbio interpretativo sulla soglia del tasso alcolemico. Ha chiarito che non esiste alcun dato normativo che autorizzi un’interpretazione ‘arrotondata’ del limite di 0,8 g/l. Qualsiasi valore misurato che sia superiore a tale soglia, anche di un solo centesimo di grammo per litro (come 0,81 g/l), integra pienamente la fattispecie di reato.
La giurisprudenza è costante su questo punto: le misurazioni espresse in centesimi sono pienamente valide e, se superano la soglia limite, collocano la condotta nell’ambito dell’illecito penale. Pertanto, il valore di 0,82 g/l rientra senza dubbio nell’ipotesi sanzionata penalmente.

L’esclusione della particolare tenuità del fatto

Infine, la Cassazione ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito di non applicare l’art. 131-bis c.p. La valutazione sulla ‘particolare tenuità del fatto’ non si basa solo sul valore del tasso alcolemico, ma richiede un’analisi complessa di tutte le circostanze del caso. Nel caso specifico, i giudici hanno considerato negativamente le modalità della condotta: la guida in stato di ebbrezza è avvenuta di notte, su una strada a densa percorrenza. Queste circostanze hanno creato un ‘elevato grado di pericolo’ per l’incolumità del conducente e degli altri utenti della strada, rendendo il fatto tutt’altro che ‘tenue’.

Conclusioni: cosa insegna questa ordinanza?

L’ordinanza in esame offre tre importanti lezioni pratiche:
1. Certezza della soglia penale: La soglia di 0,8 g/l è un limite netto. Già un valore di 0,81 g/l è sufficiente per far scattare il reato di guida in stato di ebbrezza.
2. Necessità di impugnazioni specifiche: Non è sufficiente contestare genericamente una sentenza. I ricorsi devono contenere critiche precise e argomentate, altrimenti rischiano di essere dichiarati inammissibili.
3. Valutazione complessiva per la tenuità del fatto: L’applicazione dell’art. 131-bis c.p. non è automatica, neanche quando il tasso alcolemico è di poco superiore al limite. Il giudice deve valutare il pericolo concreto creato dalla condotta nel suo complesso.

A partire da quale valore il tasso alcolemico fa scattare il reato di guida in stato di ebbrezza?
Secondo la Corte, il reato di guida in stato di ebbrezza (art. 186, co. 2, lett. b) C.d.S.) si configura per qualsiasi valore superiore a 0,8 g/l. Anche una misurazione di 0,81 g/l è sufficiente a integrare la fattispecie penale, senza alcuna possibilità di arrotondamento.

Un ricorso in Cassazione basato su motivi generici o già respinti in appello ha possibilità di successo?
No. La Corte di Cassazione ribadisce che un ricorso è inammissibile se i motivi sono generici, assertivi o si limitano a riproporre le stesse censure già esaminate e respinte nei gradi di merito, senza una critica specifica e puntuale delle argomentazioni della sentenza impugnata.

La particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) può essere applicata a un caso di guida in stato di ebbrezza con tasso alcolemico di poco superiore alla soglia?
Non necessariamente. La decisione si basa su una valutazione complessa che considera tutte le circostanze del caso. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto legittimo negare l’applicazione della norma a causa dell’elevato pericolo creato dalla guida notturna su una strada trafficata, nonostante il tasso alcolemico fosse di ‘soli’ 0,82 g/l.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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