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Targa contraffatta: quando il falso non è grossolano

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per due individui accusati di aver utilizzato una targa contraffatta, creata sovrapponendo una targa adesiva falsa a quella originale. Gli imputati sostenevano che il falso fosse talmente grossolano da non essere punibile. La Corte ha rigettato questa tesi, stabilendo che il reato sussiste poiché la falsificazione non era riconoscibile a prima vista (‘ictu oculi’), ma ha richiesto un controllo fisico da parte della polizia per essere scoperta. Pertanto, la targa contraffatta possedeva la capacità di ingannare, integrando il reato di falso.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Targa Contraffatta: La Cassazione chiarisce quando il reato sussiste

L’uso di una targa contraffatta su un veicolo costituisce sempre reato, anche quando la falsificazione appare semplice, come nel caso di un adesivo applicato sulla targa originale? Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiave di lettura sulla distinzione tra un falso punibile e un ‘falso grossolano’, incapace di ingannare.

Il caso analizzato riguardava due persone condannate in primo e secondo grado per aver utilizzato targhe automobilistiche contraffatte. La loro difesa si basava su un punto cruciale: la falsificazione era così palese da non poter trarre in inganno nessuno. Vediamo come la Suprema Corte ha risolto la questione.

I Fatti di Causa

Due soggetti venivano condannati dalla Corte d’Appello per reati legati all’uso di una targa contraffatta e all’indebito utilizzo di carte di pagamento. Per quanto riguarda la targa, la condotta consisteva nell’aver sovrapposto a quella originale un’altra targa, adesiva e palesemente falsa, nascondendo di fatto i dati di immatricolazione reali del veicolo. Contro questa decisione, gli imputati proponevano ricorso in Cassazione, concentrando le loro doglianze sulla natura della falsificazione.

La Questione della Targa Contraffatta Grossolana

La difesa degli imputati ha articolato il ricorso su due motivi principali:

1. Violazione di legge e grossolanità del falso: Si sosteneva che la condotta non rientrasse nel reato di falsità in certificato amministrativo (artt. 477 e 482 c.p.). Secondo i ricorrenti, il falso era ‘grossolano’, ovvero così evidente da essere inidoneo a ingannare la pubblica fede. L’adesivo utilizzato non aveva le caratteristiche di un certificato amministrativo e la sua natura fittizia era facilmente riconoscibile.
2. Vizio di motivazione e omessa prova: La difesa lamentava che la Corte d’Appello avesse escluso la grossolanità del falso senza visionare direttamente la targa, basandosi solo su immagini relative ad altre imputazioni e cadendo in contraddizione. Se i militari avevano notato subito la contraffazione, argomentavano, ciò provava l’evidenza del falso.

La Distinzione tra illecito amministrativo e reato penale

La Corte chiarisce anzitutto un punto fondamentale. L’art. 100 del Codice della Strada sanziona in via amministrativa chi circola con una targa non propria o contraffatta, se non gli viene contestata la falsificazione stessa. La norma penale (art. 482 c.p. in relazione all’art. 477 c.p.), invece, punisce proprio l’atto di creare o alterare il certificato amministrativo, quale è la targa. In questo caso, la condotta di sovrapporre una targa integralmente falsa a quella vera non è una semplice alterazione, ma una vera e propria (integrale) contraffazione di un nuovo certificato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettando le argomentazioni della difesa con motivazioni precise.

Il cuore della decisione risiede nella definizione di ‘falso innocuo’ o ‘grossolano’ ai sensi dell’art. 49 c.p. Per escludere la punibilità, la falsificazione deve essere talmente palese e riconoscibile ictu oculi (a colpo d’occhio) da chiunque, da impedire anche solo la possibilità di un inganno. In altre parole, la sua inidoneità a ledere il bene giuridico della pubblica fede deve essere assoluta.

Nel caso di specie, questo requisito non era soddisfatto. I giudici hanno sottolineato come la polizia giudiziaria avesse scoperto l’alterazione solo a seguito di un controllo materiale del veicolo, dopo averlo rintracciato e fermato. Questo dimostra che la targa contraffatta non era immediatamente riconoscibile come tale. Il fatto che i militari avessero un sospetto non implica che il falso fosse grossolano; al contrario, il sospetto giustifica il controllo che porta alla scoperta.

Inoltre, la Corte ha smontato la presunta contraddizione logica. Le qualità soggettive e l’esperienza professionale dei militari non rappresentano il parametro per valutare l’ingannevolezza del falso. La loro capacità di discernimento è superiore a quella del cittadino comune, verso cui la tutela della pubblica fede è rivolta. Pertanto, il fatto che loro abbiano notato l’anomalia non esclude l’idoneità ingannatoria del falso verso altri.

Infine, la visione diretta della targa da parte del collegio giudicante è stata ritenuta non necessaria, poiché l’esame diretto eseguito dalla polizia giudiziaria costituiva già un elemento probatorio sufficiente.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cruciale in materia di reati di falso: la valutazione sulla grossolanità di una contraffazione non deve basarsi sulla capacità di un occhio esperto, ma sulla sua potenziale capacità di ingannare il pubblico in generale. Sovrapporre una targa adesiva, anche se non perfetta, integra il reato di contraffazione se la sua falsità non è immediatamente percepibile da chiunque. La necessità di un controllo approfondito per scoprirla è la prova stessa della sua offensività e, di conseguenza, della sua punibilità penale.

Coprire la targa originale con una adesiva falsa è reato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la sovrapposizione di una targa completamente falsa a quella originale costituisce un’integrale contraffazione di un certificato amministrativo, un reato punito dal codice penale.

Quando una targa contraffatta è considerata un ‘falso grossolano’ non punibile?
Un falso è considerato ‘grossolano’, e quindi non punibile, solo quando la sua falsità è così evidente da essere riconoscibile a colpo d’occhio (ictu oculi) da chiunque, rendendola incapace di ingannare la fiducia pubblica. Se per scoprirla è necessario un controllo fisico o un esame approfondito, il falso non è grossolano.

Il fatto che la polizia si accorga subito della contraffazione significa che il falso è grossolano?
No. La Corte ha chiarito che il sospetto o l’intuito delle forze dell’ordine, dovuto alla loro specifica competenza, non è il metro di giudizio per valutare la grossolanità del falso. La capacità ingannatoria va valutata rispetto al cittadino medio, non a un operatore specializzato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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