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Targa contraffatta: quando è reato impossibile?

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per un motociclista che aveva alterato la targa del proprio veicolo. La difesa sosteneva si trattasse di reato impossibile data la grossolanità della modifica, ma la Corte ha stabilito che la punibilità non è esclusa solo perché il falso è stato scoperto. La visibilità della targa contraffatta non la rende ‘ictu oculi’ riconoscibile da chiunque, ma solo da personale esperto a seguito di un controllo ravvicinato, configurando quindi il reato.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Alterare la targa è sempre reato? Il caso della targa contraffatta “grossolanamente”

Modificare la targa del proprio veicolo, anche in modo apparentemente banale, costituisce un reato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il caso di una targa contraffatta tramite un semplice pennarello, chiarendo i confini tra il falso punibile e l’ipotesi del ‘reato impossibile’. La decisione sottolinea come la scopribilità di un falso non ne escluda automaticamente la rilevanza penale.

I Fatti: Una Lettera Modificata con un Pennarello

Il caso riguarda il proprietario di un motociclo condannato in primo e secondo grado per aver alterato la targa del proprio veicolo. Nello specifico, l’imputato aveva modificato la prima lettera della sequenza alfanumerica, trasformando una ‘E’ in una ‘B’ colorando le parti mancanti con un pennarello. L’alterazione è stata scoperta dalle forze dell’ordine durante un controllo stradale.

I Motivi del Ricorso: Targa Contraffatta e Reato Impossibile

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali.

In primo luogo, si sosteneva che la falsificazione fosse così palese e grossolana da essere riconoscibile ictu oculi (a colpo d’occhio) da chiunque. Questa palese evidenza, secondo la tesi difensiva, rendeva l’azione inidonea a trarre in inganno la fede pubblica, configurando così un ‘reato impossibile’ ai sensi dell’art. 49 del codice penale, e quindi non punibile. Inoltre, si affermava che tale alterazione non avrebbe potuto eludere i controlli fotografici automatici, e che il fatto dovesse essere declassato a mero illecito amministrativo.

In secondo luogo, veniva criticata la decisione della Corte d’Appello di non concedere le attenuanti generiche, lamentando una motivazione insufficiente e non personalizzata sulla figura dell’imputato.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Targa Contraffatta

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la condanna.

La questione del reato impossibile

Riguardo al primo motivo, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: per aversi reato impossibile, l’inidoneità dell’azione deve essere assoluta e valutata ex ante, cioè al momento della commissione del fatto. Il semplice fatto che il reato sia stato scoperto, anche agevolmente, non è sufficiente per escluderne la punibilità.

Nel caso specifico, la Corte ha sottolineato che l’alterazione, sebbene non sofisticata, non era così grossolana da essere immediatamente evidente a chiunque. La sua scoperta è avvenuta solo a seguito di una ‘verifica ravvicinata’ da parte di personale esperto e specializzato. Pertanto, la targa contraffatta era potenzialmente idonea a ingannare, almeno temporaneamente, e a ostacolare l’identificazione del veicolo. La Corte ha anche respinto l’argomentazione sui controlli automatici come generica e priva di prove.

La mancata concessione delle attenuanti generiche

Anche il secondo motivo è stato ritenuto infondato. La Cassazione ha osservato che la richiesta di attenuanti generiche in appello era stata formulata in modo generico, senza indicare elementi di fatto concreti e specifici che la Corte territoriale avrebbe omesso di valutare. La Corte d’Appello aveva correttamente motivato il diniego rilevando l’assenza di elementi positivamente apprezzabili a favore dell’imputato, come un comportamento collaborativo. In assenza di una richiesta dettagliata, la motivazione del giudice può legittimamente limitarsi a constatare la mancanza di elementi meritevoli di un trattamento sanzionatorio più favorevole.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione sul principio che la punibilità del falso non viene meno solo perché l’alterazione è stata scoperta. Il criterio per valutare il ‘reato impossibile’ è rigoroso: il falso deve essere talmente evidente da non poter ingannare nessuno, nemmeno per un istante. In questo caso, la modifica della lettera sulla targa, sebbene realizzata con un semplice pennarello, richiedeva un esame attento da parte di personale qualificato per essere scoperta. Di conseguenza, l’azione era idonea a ledere la fede pubblica, bene giuridico tutelato dalla norma. La Corte ha inoltre precisato che, quando l’autore della contraffazione è anche l’utilizzatore del veicolo, si configura il reato penale e non il semplice illecito amministrativo previsto dal Codice della Strada, in quanto vi è un interesse diretto a ostacolare l’identificazione.

le conclusioni

Questa sentenza ribadisce la gravità del reato di alterazione di targa e restringe notevolmente l’applicabilità della scriminante del ‘reato impossibile’. La decisione invia un messaggio chiaro: qualsiasi modifica ai dati di identificazione di un veicolo, anche se apparentemente rudimentale, integra un reato punibile penalmente. La mera possibilità che la falsificazione possa essere scoperta non è sufficiente a escludere la responsabilità penale. I cittadini devono essere consapevoli che manomettere una targa, anche per scopi che potrebbero sembrare futili, comporta conseguenze penali significative.

Quando una falsificazione può essere considerata ‘reato impossibile’?
Una falsificazione costituisce ‘reato impossibile’ solo quando l’alterazione è così grossolana e palese da essere immediatamente riconoscibile da chiunque, a colpo d’occhio (ictu oculi), risultando quindi assolutamente inidonea a ingannare la fede pubblica. La semplice scopribilità del falso, soprattutto se richiede un esame ravvicinato da parte di personale esperto, non è sufficiente.

Alterare la propria targa con un pennarello è un reato penale o solo un illecito amministrativo?
Secondo la sentenza, è un reato penale. Quando la persona che altera la targa è anche colui che utilizza il veicolo, si configura il reato previsto dal codice penale (artt. 477 e 482 c.p.) perché sussiste l’interesse a ostacolare l’identificazione. L’illecito amministrativo previsto dal Codice della Strada si applica, invece, a chi circola con una targa non propria o contraffatta, ma non è l’autore della falsificazione.

Perché la Corte non ha concesso le attenuanti generiche all’imputato?
La Corte ha negato le attenuanti generiche perché la richiesta della difesa era generica e non indicava elementi concreti e positivi (come un comportamento collaborativo o altri fattori meritevoli) che potessero giustificare una pena più mite. La Corte d’Appello aveva già rilevato l’assenza di tali elementi, e la Cassazione ha ritenuto tale motivazione sufficiente a fronte di una richiesta non specificata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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