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Targa contraffatta: è reato, non illecito amm.vo

La Corte di Cassazione ha stabilito che modificare la propria targa con nastro adesivo per alterarne i caratteri costituisce reato di falsità materiale e non un semplice illecito amministrativo. Nel caso esaminato, un automobilista aveva trasformato la lettera ‘H’ in due ‘I’ per eludere i controlli di velocità. La Corte ha rigettato il ricorso, affermando che la condotta integra il delitto previsto dal codice penale e che il falso non può considerarsi ‘innocuo’ quando mira a compromettere la funzione identificativa della targa. Di conseguenza, il sequestro probatorio della targa contraffatta è stato ritenuto legittimo.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Targa Contraffatta: Quando un Nastro Adesivo Diventa Reato Penale

Alterare la propria targa con del semplice nastro adesivo può sembrare un espediente banale per evitare una multa, ma le conseguenze legali sono ben più gravi di quanto si possa immaginare. Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce in modo inequivocabile la differenza tra illecito amministrativo e reato penale in caso di targa contraffatta, stabilendo principi importanti sulla natura della falsificazione e sulla sua punibilità.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dal ricorso di un automobilista a cui era stata sequestrata la targa dell’auto. L’uomo aveva applicato del nastro adesivo sul tratto orizzontale della lettera ‘H’ per trasformarla in una doppia ‘I’. Il suo obiettivo era quello di rendere il veicolo non identificabile dai sistemi di rilevamento automatico della velocità.

Contro il provvedimento di sequestro, l’indagato aveva proposto ricorso sostenendo due tesi principali:
1. La sua condotta doveva essere considerata un semplice illecito amministrativo, punito dal Codice della Strada, e non un reato penale.
2. La falsificazione era un ‘falso innocuo’, ovvero talmente evidente e grossolana da non poter ingannare nessuno, anche perché la lettera ‘I’ non è utilizzata nelle targhe automobilistiche italiane.

Il Tribunale del Riesame aveva respinto le sue argomentazioni, confermando il sequestro. La questione è così giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la natura penale della condotta. I giudici hanno chiarito che l’alterazione dei dati identificativi della propria targa integra il reato di falsità materiale commessa dal privato in certificati o autorizzazioni amministrative (artt. 477 e 482 c.p.).

Le Motivazioni della Cassazione sulla targa contraffatta

La sentenza si basa su argomentazioni giuridiche precise, che meritano di essere analizzate nel dettaglio per comprendere appieno la portata della decisione.

Differenza tra Reato Penale e Illecito Amministrativo

Il punto cruciale della decisione riguarda la distinzione tra la condotta di chi materialmente altera la targa e quella di chi circola con una targa non propria o contraffatta. La Corte ha specificato che l’illecito amministrativo previsto dall’art. 100, comma 12, del Codice della Strada si applica solo a chi utilizza un veicolo con targa falsificata, ma non è l’autore della contraffazione. Chi, invece, modifica attivamente la propria targa, come nel caso di specie, commette un reato penale perché interviene direttamente su un atto pubblico con funzione identificativa.

Il Rifiuto della Tesi del ‘Falso Innocuo’

La difesa dell’automobilista si basava sul concetto di ‘falso innocuo’, sostenendo che la modifica fosse palesemente riconoscibile. La Cassazione ha smontato questa tesi, ribadendo un principio fondamentale: l’innocuità del falso non si valuta in base all’uso che si fa del documento, ma in base alla sua capacità di ledere la funzione documentale dell’atto.

Nel caso specifico, la finalità dichiarata dall’indagato era proprio quella di rendere la targa non identificabile ai rilevatori automatici. Ciò dimostra che l’alterazione, seppur semplice, era idonea a compromettere la funzione certificativa della targa, ovvero quella di identificare in modo univoco il veicolo. Pertanto, il falso non era affatto ‘innocuo’.

La Legittimità del Sequestro Probatorio

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibile il motivo relativo al sequestro. La targa alterata rappresenta il corpo del reato, ovvero l’oggetto materiale attraverso cui il crimine è stato commesso. Il suo sequestro è quindi funzionale e necessario per provare il reato contestato nel corso del procedimento penale.

Conclusioni

Questa sentenza invia un messaggio chiaro: manomettere la targa del proprio veicolo, anche con mezzi apparentemente banali come il nastro adesivo, non è una ‘furbata’ ma un reato a tutti gli effetti. La decisione della Cassazione sottolinea la serietà con cui l’ordinamento giuridico protegge la fede pubblica e la funzione identificativa delle targhe automobilistiche. Gli automobilisti sono avvisati: le conseguenze di un gesto simile vanno ben oltre una sanzione amministrativa, aprendo le porte a un procedimento penale con implicazioni ben più severe.

Modificare la propria targa con nastro adesivo è un reato o solo una multa?
È un reato penale. La Corte di Cassazione ha chiarito che chi altera materialmente i dati della propria targa commette il reato di falsità materiale (artt. 477 e 482 c.p.), mentre la sanzione amministrativa prevista dal Codice della Strada si applica solo a chi circola con una targa contraffatta da altri.

Quando una falsificazione può essere considerata ‘innocua’ e quindi non punibile?
Una falsificazione è considerata ‘innocua’ solo quando è del tutto irrilevante ai fini del significato dell’atto e non ha alcun effetto sulla sua funzione documentale. Se, come in questo caso, l’alterazione mira a impedire l’identificazione del veicolo, non può essere considerata innocua, anche se grossolana.

Perché la targa alterata viene sequestrata?
La targa alterata viene sequestrata perché costituisce il ‘corpo del reato’. Il sequestro probatorio è necessario per conservare la prova materiale del crimine e permettere l’accertamento dei fatti durante il processo penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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