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Tardività ricorso penale: quando l’appello è nullo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un appello a causa della sua palese tardività. Il ricorso penale è stato depositato mesi dopo la scadenza del termine di 45 giorni dalla pubblicazione della sentenza di secondo grado, rendendo l’impugnazione irricevibile e condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tardività Ricorso Penale: Conseguenze dell’Inammissibilità secondo la Cassazione

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio cardine che garantisce la certezza del diritto e il corretto svolgimento della giustizia. La tardività del ricorso penale è una delle cause più comuni di inammissibilità, che impedisce al giudice di esaminare nel merito le ragioni dell’imputato. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle conseguenze fatali derivanti dal mancato rispetto delle scadenze procedurali.

I Fatti del Processo: Dal Tribunale alla Corte d’Appello

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Siracusa nel febbraio 2021 per il reato di evasione, previsto dall’articolo 385 del codice penale. La sentenza veniva successivamente confermata dalla Corte di Appello di Catania nel giugno 2024.

Insoddisfatto della decisione di secondo grado, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso si concentravano su presunti vizi di motivazione e violazione di legge, in particolare riguardo alla mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

Tuttavia, prima ancora di poter analizzare la fondatezza di tali doglianze, la Suprema Corte si è trovata di fronte a un ostacolo procedurale insormontabile.

La Decisione della Cassazione sulla Tardività del Ricorso Penale

La Corte di Cassazione, con una procedura semplificata de plano (cioè senza udienza, data l’evidenza della questione), ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione è stata una sola, netta e indiscutibile: la tardività del ricorso penale.

La Scansione Temporale Fatale

Per comprendere appieno la decisione, è fondamentale analizzare la cronologia degli eventi processuali, così come ricostruita dai giudici:

1. Data della decisione d’appello: 18 giugno 2024.
2. Termine per il deposito della sentenza: La Corte d’Appello si era riservata 90 giorni per depositare le motivazioni. La scadenza era fissata al 16 settembre 2024, e la sentenza è stata depositata entro tale termine.
3. Decorrenza dei termini per impugnare: Dal 16 settembre 2024 iniziavano a decorrere i 45 giorni previsti dalla legge per presentare ricorso in Cassazione.
4. Scadenza ultima: Anche includendo un’ulteriore sospensione di 15 giorni prevista dall’art. 585, comma 1-bis c.p.p., il termine ultimo per impugnare sarebbe scaduto il 15 novembre 2024.
5. Data di presentazione del ricorso: Il ricorso è stato invece presentato il 27 febbraio 2025, oltre tre mesi dopo la scadenza irrevocabile.

Questo ritardo ha reso l’impugnazione irricevibile, precludendo ogni possibilità di esame nel merito.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono state lineari e si sono fondate su un principio fondamentale del diritto processuale: la perentorietà dei termini di impugnazione. I termini stabiliti dal codice di procedura penale non sono derogabili né prorogabili. La loro funzione è quella di assicurare che i processi giungano a una conclusione definitiva in tempi ragionevoli, cristallizzando la decisione giudiziaria (il cosiddetto ‘giudicato’).

La Suprema Corte ha semplicemente applicato la legge, constatando che il ricorso era stato depositato ben oltre la scadenza massima consentita. Non vi era spazio per interpretazioni o sanatorie. La tardività ha comportato, come conseguenza automatica, una declaratoria di inammissibilità. A seguito di questa pronuncia, il ricorrente è stato condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso palesemente inammissibile.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un insegnamento cruciale per tutti gli operatori del diritto e per i cittadini: nel labirinto delle procedure legali, il tempo è un fattore determinante. La tardività del ricorso penale non è un mero vizio formale, ma un errore fatale che rende definitiva la condanna e vanifica qualsiasi strategia difensiva, indipendentemente dalla sua potenziale fondatezza. La vicenda sottolinea l’importanza di una gestione attenta e meticolosa delle scadenze processuali, il cui mancato rispetto può avere conseguenze economiche e precludere definitivamente la possibilità di far valere le proprie ragioni davanti al giudice.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato presentato tardivamente, ovvero oltre il termine massimo previsto dalla legge per impugnare la sentenza della Corte d’Appello.

Quali sono i termini per presentare un ricorso in questo caso?
Dalla data di deposito della sentenza d’appello (avvenuta entro il 16 settembre 2024), decorrevano 45 giorni per proporre ricorso. Anche considerando un’ulteriore sospensione feriale di 15 giorni, il termine ultimo sarebbe scaduto il 15 novembre 2024, mentre il ricorso è stato presentato il 27 febbraio 2025.

Quali sono state le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della declaratoria di inammissibilità, la sentenza di condanna è diventata definitiva. Inoltre, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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