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Tardività querela: quando decorre il termine na truffa

Una sentenza della Corte di Cassazione ha annullato una condanna per truffa a causa della tardività della querela. Il caso riguardava una donna che aveva ottenuto un bonifico illecito fornendo il proprio IBAN. La Corte ha chiarito che il termine per sporgere querela decorre dal momento in cui la vittima ha piena consapevolezza della frode, ovvero dal momento del bonifico, e non da successivi tentativi di restituzione del maltolto.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tardività querela: la Cassazione chiarisce il termine nella truffa

Nel labirinto delle norme procedurali, i termini sono fari che guidano l’azione legale. Superarli può significare la perdita di un diritto, come dimostra una recente sentenza della Corte di Cassazione in materia di truffa e tardività querela. Questa pronuncia sottolinea un principio fondamentale: il momento in cui la vittima acquisisce la certezza del reato è cruciale per determinare la validità dell’azione penale. Analizziamo come la Suprema Corte ha delineato il confine tra la consumazione del reato e i tentativi successivi di porvi rimedio.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un episodio di truffa ai danni di una società. Un’imputata, inducendo in errore la segretaria dell’azienda, era riuscita a far accreditare sul proprio conto corrente una somma di 1.400 euro, destinata in realtà a un fornitore. Il bonifico fraudolento era stato effettuato il 10 aprile 2017.

Successivamente, l’imputata aveva riconosciuto il proprio debito e rilasciato una cambiale per restituire la somma. Tuttavia, il titolo non era stato onorato e l’istituto di credito ne aveva comunicato il protesto alla società vittima il 12 settembre 2017. Solo a seguito di questo evento, in data 6 dicembre 2017, la società sporgeva querela.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano ritenuto la querela tempestiva, argomentando che la piena consapevolezza della truffa si fosse consolidata solo con il mancato pagamento della cambiale. L’imputata, tuttavia, ricorreva in Cassazione sostenendo la tardività della querela.

La Decisione della Corte sulla tardività della querela

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’imputata, annullando la sentenza di condanna senza rinvio. Il motivo? Il reato era diventato improcedibile proprio per la tardività della querela.

I giudici hanno stabilito che i tribunali di merito avevano errato nel posticipare il momento di decorrenza del termine per la presentazione della querela. La Corte ha chiarito che tale termine inizia a decorrere non da eventi successivi e incerti, come il mancato pagamento di una cambiale, ma dal momento in cui la persona offesa ha una conoscenza chiara e certa del fatto-reato.

Le Motivazioni: Quando si Consuma la Truffa e Decorre il Termine?

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra la consumazione del reato e le condotte successive. La Corte ha ribadito che il delitto di truffa si perfeziona nel momento in cui si realizza l’ingiusto profitto per l’autore del reato, con contestuale danno per la vittima. Nel caso di specie, ciò è avvenuto con l’accredito del bonifico sul conto corrente dell’imputata.

Da quel momento, la società truffata era pienamente consapevole di essere stata frodata. L’imputata si era finta un fornitore legittimo, fornendo dolosamente il proprio IBAN. La conoscenza della frode era quindi immediata e non subordinata a futuri adempimenti. Il tentativo di restituzione tramite cambiale è stato qualificato come un post factum, ovvero un’azione successiva alla consumazione del reato, che non incide sul termine per querelare. L’intento di restituire il denaro, per quanto rilevante sotto altri profili, non può sospendere o posticipare il termine di tre mesi previsto dall’art. 124 c.p. per sporgere querela.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza offre un importante monito per le vittime di truffa. La giustizia penale richiede tempestività. Attendere che il truffatore mantenga le promesse di restituzione può comportare la perdita del diritto di vederlo perseguito penalmente. Il termine per la querela è perentorio e decorre dalla piena conoscenza del fatto. È quindi fondamentale, una volta scoperta una frode, agire prontamente e rivolgersi alle autorità competenti senza indugio. La speranza di un risarcimento bonario non deve mai trasformarsi in un ostacolo all’esercizio dei propri diritti, perché, come insegna la Corte, la tardività della querela rende l’azione penale improcedibile, con la conseguenza di annullare ogni eventuale condanna.

Quando inizia a decorrere il termine per presentare querela in un caso di truffa con bonifico?
Secondo la sentenza, il termine di tre mesi per sporgere querela decorre dal momento in cui la vittima acquisisce la piena consapevolezza di essere stata frodata. Nel caso di un bonifico fraudolento, questo momento coincide con l’accredito della somma sul conto del truffatore, quando diventa evidente l’inganno.

Un tentativo di restituire il denaro da parte del truffatore sposta il termine per la querela?
No. La Corte ha stabilito che qualsiasi comportamento successivo alla consumazione del reato, come una promessa di restituzione o il rilascio di una cambiale, costituisce un ‘post factum’ che non ha alcuna influenza sul termine per la proposizione della querela, il quale è già iniziato a decorrere.

Cosa succede se la querela viene presentata in ritardo?
Se la querela viene presentata oltre il termine di legge (tardività), il reato diventa improcedibile. Ciò significa che l’azione penale non può essere iniziata o, se già in corso, deve essere interrotta. Di conseguenza, qualsiasi sentenza di condanna emessa deve essere annullata, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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