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Tardività querela: quando decorre il termine?

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di primo grado che aveva dichiarato l’improcedibilità per tardività querela in un caso di truffa assicurativa. La Corte ha stabilito che il termine per sporgere querela non decorre dalla semplice presentazione della richiesta di risarcimento, ma dal momento in cui la compagnia assicurativa, a seguito di accertamenti, acquisisce piena consapevolezza della natura fraudolenta della richiesta. La prova della tardività spetta a chi la eccepisce.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tardività Querela: la Cassazione fa Chiarezza sul Termine per la Denuncia di Truffa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale in materia di truffe assicurative: la tardività querela. La decisione chiarisce un principio fondamentale, stabilendo che il termine per denunciare il reato non parte automaticamente dal momento della richiesta di risarcimento, ma da quando la vittima ha piena e consapevole conoscenza della frode. Questa pronuncia offre una tutela maggiore alle compagnie di assicurazione e, in generale, a tutte le vittime di reati complessi che richiedono accertamenti prima di poter essere scoperti.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una richiesta di risarcimento danni avanzata da un soggetto a seguito di un presunto sinistro stradale. La compagnia di assicurazione, dopo aver ricevuto la richiesta, ha avviato le consuete verifiche. Solo all’esito di questi accertamenti, è emersa la natura fraudolenta della pretesa risarcitoria. Di conseguenza, la società ha presentato una querela per il reato di cui all’art. 642 del codice penale (fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona).

In primo grado, il Tribunale ha dichiarato il non doversi procedere nei confronti degli imputati, ritenendo che l’azione penale non potesse essere iniziata per tardività della querela. Secondo il giudice, il termine di tre mesi per presentare la querela era decorso, poiché andava calcolato dalla data di ricezione della richiesta di risarcimento e non dal momento in cui la compagnia aveva scoperto la truffa.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e la questione della tardività querela

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato la sentenza, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione. Il motivo del ricorso era chiaro: il Tribunale aveva errato nell’individuare il dies a quo, ovvero il giorno da cui far decorrere il termine per la querela. Secondo l’accusa, il termine non poteva iniziare a scorrere da un momento in cui la persona offesa non aveva ancora la consapevolezza di essere vittima di un reato. La semplice ricezione di una richiesta di risarcimento non implica un’immediata conoscenza del suo carattere fraudolento, che spesso emerge solo dopo un’istruttoria, anche sommaria.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata con rinvio per un nuovo giudizio. I giudici supremi hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza: il termine per proporre querela decorre dal momento in cui la persona offesa ha una conoscenza certa, completa e precisa del fatto-reato in tutti i suoi elementi costitutivi.

Nel caso specifico di una truffa assicurativa, questo momento non coincide necessariamente con la ricezione della denuncia di sinistro. Al contrario, è del tutto verosimile che la compagnia di assicurazione si renda conto della frode solo in un momento successivo, a seguito degli accertamenti necessari per valutare la richiesta. Far decorrere il termine dalla data della richiesta di risarcimento significherebbe imporre alla vittima un onere irragionevole, costringendola a sporgere querela prima ancora di avere la certezza della commissione di un illecito.

La Corte ha inoltre richiamato un importante principio enunciato dalle Sezioni Unite, secondo cui è a carico di chi deduce la tardività della querela fornire la prova che la persona offesa avesse avuto conoscenza del fatto in una data anteriore e compatibile con la scadenza del termine. Nel caso di specie, non era emerso dagli atti che la compagnia avesse acquisito immediata contezza della frode.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione in esame è di notevole importanza pratica. Essa tutela le vittime di reati fraudolenti, riconoscendo che la scoperta di un illecito complesso non è quasi mai istantanea. Affermando che il termine per la querela decorre dalla piena consapevolezza del fatto, la Cassazione garantisce che il diritto di difesa e di azione penale non sia vanificato da interpretazioni eccessivamente formalistiche. Per le compagnie di assicurazione, ciò significa poter condurre le necessarie indagini interne senza il timore che il tempo impiegato per accertare la frode precluda la possibilità di perseguire penalmente i responsabili. In sintesi, la conoscenza del reato, e non il semplice sospetto, è il faro che guida l’esercizio del diritto di querela.

Da quale momento decorre il termine per presentare querela in un caso di truffa assicurativa?
Il termine decorre non dal momento della denuncia del falso sinistro, ma dal momento in cui la persona offesa (la compagnia di assicurazione) ha acquisito piena e consapevole conoscenza della natura fraudolenta della pretesa risarcitoria, solitamente all’esito di opportuni accertamenti.

Chi deve provare che una querela è stata presentata in ritardo?
La prova del difetto di tempestività della querela, e quindi della sua tardività, è a carico di chi la deduce, ovvero della difesa dell’imputato.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo specifico caso?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del Tribunale che aveva dichiarato l’improcedibilità per tardività della querela. Ha rinviato il caso alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio, affinché venga verificata la tempestività della querela tenendo conto del momento in cui la compagnia ha effettivamente avuto conoscenza del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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